COSA CI FAI QUI?

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Cosa ci fai qui? Con “qui” intendo solo in questo spazio virtuale, ma qui, proprio qui, adesso… Qui dove ti trovi… Che tu sia seduto su di una sedia, su un sedile dell’autobus, del treno, dell’automobile. Che tu stia prendendo un caffè o litigando col collega di lavoro. Che tu stia facendo una coda interminabile alle poste… O che tu sia in divertente compagnia. COSA CI FAI QUI? Ti sei mai posto questa domanda?!

Perchè sei qui? Quale è lo scopo di tutto questo?

Quando i semplici luoghi comuni non bastano più ecco far capolino delle domande che pretendono risposte più soddisfacenti…

Questo blog nasce dal desiderio di condividere idee, saperi, sogni con chi, come me, ha questo grande impulso a farsi domande, a non accontentarsi di apparenti risposte…

Tu chi sei?

E se non fossi solo un ruolo?

E se non fossi solo una proiezione?

E se non fossi solo una persona?

Vacanze si, scuola no? Ahi ahi ahi…

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Buon giorno a tutti e ben ritrovati,

rieccomi oggi a riflettere in pieno agosto (proprio quando le masse sono in ferie anche con la testa, sebbene riescano ad usarla qualche volta per sbaglio!) per parlarvi di STARE MOLTO ATTENTI MENTRE SI DORME, perché mentre qualcuno dorme, i più furbi organizzano le loro trame!

In questo momento storico in cui siamo tutti stati immersi nella più totale confusione e ad ogni notizia confermata ne segue un’altra che la smentisce, per una notizia vera ce ne sono centinaia false, come possiamo barcamenarci in questo mare di menzogne e incertezze? Beh l’unica ancora di salvezza resta in noi, ma se non ci prendiamo la briga di riflettere un po’ e di usare quella benedetta testa donata a noi, esseri umani, saremo sempre più vittime della confusione, dell’incertezza e soprattutto della paura; il mitico bottone che i potenti della Terra adorano schiacciare per manovrarci come marionette. Ma forse avrete già sentito questi discorsi anche da qualche altra fonte che, come la sottoscritta, non si risparmia nell’interrogarsi su ciò che accade soprattutto oggi in cui certi meccanismi sembrano essersi inceppati. La vecchia macchina non funziona più, ed eccone arrivare un’altra nuova, ma prima le persone dovranno di nuovo riporre il loro libero arbitrio nelle mani di chi li governa. Gli albori di questo cambiamento sono già sotto gli occhi vigili di chi non ha mollato la presa dell’osservazione, eppure tanti faticano a focalizzare il fatto che “qualcosa non va” e che “nulla sarà più come prima”. Lasciate ogni speranza di tornare alla “normalità” voi che vi apprestate a leggere…

Oggi, nello specifico ho intenzione di porre il focus sulla questione della vacanze e della scuola. Come ben sapete, la scuola è ferma da marzo di questo 2020, eppure nessuno si è disturbato a fare dell’educazione il pilastro della società. Poiché lavoro come insegnante, ne ho visti di tutti i colori: gente che si lamentava della didattica a distanza, che la denigrava, non riuscendo a vederlo come unico strumento possibile per arrivare ai propri studenti. Insomma, pur di non usarla (ammesso che fossero in grado) certi insegnanti si sono lasciati andare alla scia del lamento e della recriminazione. Per non parlare di alcuni genitori che dal canto loro non sono stati formati ad utilizzare un pc, ammesso che ne possedessero uno (in un certo senso sono anche giustificati, ma non troppo), e che comunque non potevano garantire lo svolgere delle lezioni ai figli più piccoli, non ancora in grado questi di maneggiare un computer. Morale della favola: tra rassegnazione, pessimismo, ansia, e confusione, la scuola in questi mesi ha insegnato che “le vacanze si possono fare, ma la scuola no”. Prima dell’estate, devo essere sincera, avevo ancora qualche dubbio in merito al fatto che la scuola avesse subìto uno stop momentaneo proprio come TUTTE le attività, ma ora in piena estate con campi estivi e varie attività ludiche che l’anno fatta da padrone, quel’insinuazione del pensiero che “sotto c’è qualcosa” non mi fa dormire la notte ed è divenuto quasi un chiodo fisso. Perché si tratta della vita di ognuno di noi, di ogni persona e non ne possiamo restare succubi o indifferenti! E le persone sveglie non possono che tormentarsi per ciò che deve ancora avvenire..

Perché certe attività, pur rischiose sono comunque state poste in essere? Perché invece la scuola e la cultura sono state zittite e messe al bando? Perché il settore dell’istruzione e dell’educazione non ha battuto ciglio di fronte alla propria schiavizzazione? Ma non solo: anche altri settori non hanno previsto la loro disfatta e si sono semplicemente limitati ad accettare un bonus monetario (peraltro insufficiente a coprire i costi e le spese che chiunque che paghi le tasse si trova a fronteggiare), come contentino per stare zitti e andare avanti nella propria miseria. Nessuno ormai si azzarda più a manifestare, e con manifestare non intendo quell’abbozzo di zombie che si sono messi a distanza di sicurezza fuori dal parlamento con un cartello e la mascherina. Con manifestare intendo proprio manifestare il proprio disappunto con verve e quella capacità di farsi intendere con fatti, non parole; del resto la massa è più corposa dell’élite che governa e una massa che possa organizzarsi e rivoltarsi contro i pochi dell’élite beh, potrebbe portarci verso un futuro diverso, forse… Ma forse è proprio la PAURA che è stata innescata ad addomesticarci tutti. PAURA con la quale i potenti cercano di domarci e controllarci anche in vacanza.

A nessuno è passato per la mente che i media non mollano ancora l’osso tramite il penoso aggiornamento che ogni giorno ci illustra un ridicolo bollettino di numeri messi lì come se non ci fosse un domani? Nessuno si è interrogato sulle notizie false che circolano (quella più recente è quella di una ragazza tornata di recente da Malta e considerata grave tanto da venire ricoverata in terapia intensiva in un certo ospedale del sud. Peccato poi che contattando quello stesso ospedale si è confermato che la terapia intensiva era VUOTA). Perché tutto questo accanimento nel volerci convincere delle balle raccontate dai giornalisti? Perché?

Ma soprattutto, se a settembre si troverà l’ennesima scusa per non riaprire la scuola con l’ennesimo decreto “spazzatutto che conta solo il governo”, credete che le mamme andranno tutte agguerrite e incazzate nere in parlamento assieme agli insegnanti e a tutti coloro le cui attività economiche sono state penalizzate se non addirittura dilaniate? Oppure ci addomesticheranno ancora una volta, magari deportandoci? Gli scenari che ci si prospettano sembrano quelli già vissuti da generazioni precedenti, la storia sembra ripetersi, perché allora non cogliere il momento per slegarci da PAURA, ANNICHILIMENTO, SCORAMENTO, DERESPONSABILIZZAZIONE  e quant’altro? Se nessuno ha avuto il timore di fare le vacanze sino ad ora, perché dovremmo preoccuparci del caso di una montatura mediatica senza precedenti? E se fosse tutto un gioco che, con la scusa di un virus letale (che poi non si sa se sia più letale il virus o le cure sbagliate previste dai vari protocolli), mira a capovolgere e sconvolgere economie, società e vite da parte di chi se ne sbatte della popolazione mondiale?

Come è possibile fare questo? Diventando esseri umani e non rimanendo animali deresponsabilizzati e addomesticati da padroni senza scrupoli.

Per oggi vi auguro delle buone riflessioni e spero vivamente che nessuno dei miei timori si realizzi… Ma se mai se ne dovesse realizzare qualcuno, non dite che nessuno vi aveva pensato prima!

Alla prossima!

AVERE di meno, per ESSERE di più

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Buon giorno a tutti e ben ritrovati,

sono qui a scrivervi oggi alla luce di riflessioni ed esperienze in maturazione durante questo periodo, o che ho già maturato. A proposito, come ve la state passando? Riconosco che sono tempi molto particolari quelli che contraddistinguono questa epoca in cui sta emergendo proprio di recente la possibilità REALE di FARE, nonché di ESSERE, CONOSCERE e MANIFESTARE concretamente qualità per le quali chi svolge un percorso di crescita ed evoluzione è chiamato ad incarnare.

Ma cosa ve lo dico a fare? Qualcosa vi ho già accennato nel post precedente, ma siccome l’evoluzione implica una progressione, vorrei rendervi partecipi del progredire in questo cammino fatto di luci ed ombre, entrambe necessarie per CONOSCERE e DISCERNERE, nonché per CRESCERE. Eccomi dunque…

Mai come nel periodo attuale in cui ci viene proposto il caos, a dirigere la nostra vita, possiamo scegliere da che parte stare. Dell’AVERE e dell’ESSERE ve ne parlai giusto qualche anno fa (nel 2017) in questo articolo: https://mymagicportal.wordpress.com/2017/07/20/essere-o-avere/  Ebbene, è cambiato qualcosa da allora?

Si, e molto. Eppure si parte sempre dallo stesso concetto, ovvero dal fatto che L’ESSERE è qualcosa che RESTA, mentre l’AVERE è qualcosa di ACCESSORIO, che però nei dovuti termini e precisazioni, concorre allo sviluppo dell’essere se preso come valore relativo e strumentale, e non come fine! Se hai qualcosa, infatti, lo puoi perdere, ma se SEI qualcosa, questo qualcosa fa parte integrante di te e quindi ti accompagna anche se sei nudo e crudo senza cibo e senza un centesimo. Perché se sei qualcosa, troverai il modo per entrare nel flusso della vita e avere tutto l’occorrente per te e la tua missione. Se resti nel flusso della vita sei intuizione, sei in connessione con la Natura e con la Vita, sei in connessione con la bilancia che soppesa il mondo e con ciò che in esso è contenuto… Se resti nel flusso della vita sei nell’essenziale, e non vuoi nemmeno di più del necessario per fare ciò che sei chiamato a fare dalla vita stessa. Perché? Perché hai ben chiaro l’obiettivo e non vuoi dedicare tempo prezioso al superfluo, né dentro, né fuori di te. Ed in questa prospettiva che vi ho appena illustrato, l’AVERE è funzionale all’ESSERE, non il contrario; la nostra società ci ha abilmente indotti a credere e programmati in funzione dell’avere per avere sempre di più. La società vuole la nostra vita per avere qualcosa che da essa deriva. E lo vuole in misura esponenziale. Ma ormai questa società, per chi vuole vedere e per chi ha occhi per vedere, sta mostrando la sua illusione e si sta mostrando per ciò che è.

Non è possibile avere e pretendere di avere all’infinito; a tutto c’è una fine (detta anche collasso) ad un certo punto della storia, soprattutto se si esasperano le risorse, e non tutti possiamo avere sempre di più, soprattutto 7 miliardi di esseri umani tutti indottrinati per uno stesso scopo tramite una mentalità infantile e adolescente. Avere sempre di più e agognare a questo ci ha portati secondo me alla situazione attuale. Basta. Occorre crescere. Occorre diventare responsabili in un modo che vuole sfruttare l’essere umano ignorante e inerte. Bisogna sapere ciò di cui si ha bisogno. Bisogna saper conoscersi. Bisogna sapere che gli sprechi ti possiedono, fino a farti perdere in un circuito di morte e insensatezza. Siamo chiamati (anche se non tutti, credo) a discernere e ad essere utili al mondo. Siamo chiamati a sapere chi siamo. Siamo chiamati ad essere diversi l’uno dall’altro, anche nei nostri bisogni. Vogliamo mettere le nostre qualità al suo servizio? Non passivamente, ma nella consapevolezza di ciò che siamo! Forze arcane fanno il loro appello per richiamare la nostra attenzione all’evoluzione, ma la voce del mondo e di una società retrograda le sovrasta con le urla della propria disperazione per mantenere un controllo che rischia di andare fuori controllo… E di scaraventarci nel nulla di una vita sprecata!

ESSERE implica il DARE, e si può dare (e quindi manifestare le proprie qualità a servizio del mondo) solo se si E’ QUALCOSA. Prendere invece implica che si prenda ciò che si vuole avere o ciò che ancora non si è e si vorrebbe essere. Siamo esseri umani ai quali hanno detto, insegnato e convinto di essere dei predatori. La verità è che possiamo manifestare ben altro se solo lo volessimo e ci impegnassimo a raggiungerlo. Tutti noi… Ma non tutti lo vogliono o lo desiderano. E va bene così…

Resta, in tutto questo, una domanda di base: ne ho davvero bisogno? E’ davvero necessario farlo? Perché? Cosa mi spinge a farlo? Che bisogno c’è dietro ogni azione che compiamo? Dietro ogni cosa che compriamo? Dietro ogni idea a cui crediamo?

E mentre tutti noi ci faremo queste domande, forse riusciremo ad entrare in contatto con un barlume di intelligenza che il dubbio porta con sé…

p.s.: vi lascio il link ad un video che secondo me fa riflettere. Nello specifico riprende a suo modo la seconda parte e la fine di questo mio articolo. Provate a trarne le vostre conclusioni e mantenetevi sempre vigili, attivi e volonterosi di sperimentare anche altri punti di vista. https://www.youtube.com/watch?v=OXs00becsR0

Un abbraccio, alla prossima!

L’Acheronte di possibilità

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Buon giorno e ben ritrovati,

finalmente mi trovo a scrivervi dopo una pausa di alcuni mesi… Non che non abbia voluto farlo, nè ne abbia avuto l’occasione! Ma parliamoci chiaro: perchè voler cavalcare l’onda del momento in un certo modo, quando si può cogliere quella stessa occasione per fare un certo tipo di Lavoro su di sè? E trarne dell’esperienza da condividere?

Ditemi la verità, quanti di voi sono stati travolti dalla corrente e si stanno ancora trascinando? In quanti di voi è sorto un diverso modo di vedere le cose? Quanti di voi hanno o hanno avuto paura? E quanti di voi invece hanno “sfruttato” la situazione apocalittica a proprio vantaggio? Quando si ha scelto di dedicare la propria vita al percorso di evoluzione interiore (e possono essere diversi tipi di percorso, che abbiano o meno un nome ma la cui chiamata è inequivocabile), non c’è alcuna via d’uscita: “o ti levi, o t’elevi”, giusto per dirlo con un famoso detto…

Ora che sono ritornata a scrivervi, sento che il fatto di “essermi tolta di mezzo” dalla massa di chi aveva bisogno di dire la propria (sia essa per uno sfogo o per il semplice orgoglio derivante dal bisogno di esistere), sento che qualcosa è accaduto, si MA NON PER TUTTI; per la maggior parte dell’umanità è stata un passaggio doloroso da dimenticare, pieno di restrizione e accompagnato dal fatto di non veder l’ora che tutto ritornasse a come era prima. Il sentire profondo in effetti è qualcosa che non puoi spiegare, ma puoi indicare agli altri come raggiungerlo per se stessi, a volte. Altre volte non si riesce a fare nemmeno questo, ma io spero comunque che qualcosa passi a chi è ben disposto. Ad ogni modo il sentire non è molto difficile da raggiungere se si vuole veramente conoscersi per ciò che si è! E’ sufficiente ascoltare… Ma mi sono resa conto che ben pochi sono in grado di farlo, soprattutto in situazioni in cui le apparenti libertà personali vengono ridotte dal potere e offuscate dalle menzogne delle narrazioni.

Dopo alcuni mesi dal patatrac internazionale che ha visto protagonista un virus sino ad oggi sconosciuto in grado però di mettere in ginocchio economie e realtà internazionali, nazionali e personali, cosa resta? E’ davvero tornato tutto alla normalità?Potremo davvero andare finalmente in vacanza dopo tanta sofferenza per essere stati rinchiusi forzatamente come se fossimo stati agli arresti domiciliari? Tornerà tutto come prima, vero? – si chiede il terricolo medio, che esige rassicurazioni, che con la sua percezione della situazione da terricolo medio non sa chiedersi altro se non cose legate ai bisogni primari ed immediati. – Che domande sono?– risponde quella parte di coscienza che forse può ancora avere la speranza di svegliarsi e che vive nell’essere e nell’eternità. Ma il terricolo medio, sopraffatto dai rumori del mondo non sente (o forse sceglie di non sentire) la voce della sua coscienza, talmente sottile che necessita di una sensibilità altrettanto affinata per poter essere ascoltata e recepita. E che parla comunque una lingua diversa dalla sua.

Quello che ci è stato mostrato da una situazione ai limiti del fantascientifico, del surreale o quello che volete, potrebbe non ripresentarsi a breve, così come potrebbe degenerare (e allora che succederebbe?), ed è comunque stato finora, per chi ha saputo leggere, l‘Acheronte delle possibilità (o perlomeno uno degli Acheronti della storia dell’Uomo)! Perchè? Perchè dalla marea di sofferenza, dolore, frustrazione, lamento e rabbia (in ogni caso tutte sub-emozioni) scaturita da una situazione di tale portata, l’Uomo non poteva che carpirne interessanti possibilità per la propria evoluzione trasformando le emozioni semplicemente OSSERVANDOLE nel silenzio della propria coscienza, o nel caos del mondo là fuori. In questi mesi, pur non essendomi esposta, ho però avuto modo di vedere ciò che facevano gli altri, e devo dire che certe persone di coloro che si ritengono “illuminate” avrebbero perlomeno potuto avere la decenza di scegliere il silenzio. Eppure c’è stato un bisogno sfrenato di dire qualsiasi cosa in merito, senza alcun discernimento: divulgazione di informazioni autoprodotte, deliri vari in merito alle speculazioni di ciò che è realmente successo, paure infondate e indotte, invenzioni e narrazioni veramente originali, elargizione di meditazioni prese da chissà dove per cercare di tenere a freno un’umanità impazzita e colta alla sprovvista… Tutto questo, e anche di più, per i ricercatori spirituali è una manna da poter utilizzare a proprio vantaggio. Perchè allora le persone che vediamo oggi, dopo la cosiddetta “emergenza” si sentono migliori o in dovere di ricever quella gratificazione che le privazioni di pochi mesi non hanno loro concesso? Perchè invece pochi altri si sentono arricchiti pur essendo stati privati di tutto o quasi? Perchè l’Umanità dopo una tale esperienza sembra essere quella di prima? Perchè la mentalità e i condizionamenti sono duri a morire… Nel bene e nel male. Mentre al di sopra di tutto ciò vi è la realtà. E la verità.

E dove sta la verità? Nel vostro cuore e nell’autenticità della ricerca. Non importa che siate pronti o meno (vorrei che qualcuno la finisse con queste storie del piffero); importano i vostri sforzi e la qualità della vostra volontà. FORZA INTERIORE si chiama… La quale può essere trovata, rafforzata, coltivata, indebolita o annientata grazie al verificarsi di alcune situazioni; il che dipende da ognuno di voi. La FORZA INTERIORE è in ognuno ed è a ciascuno che spetta la decisione di quale uso farne. E voi fino ad ora quale uso avete fatto e state facendo della vostra forza interiore? Che uso state facendo di ciò che vi accade a livello personale e planetario?

Alla prossima!

Io penso positivo perchè… SOPRAVVIVO!

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Post che pubblico dietro consenso dell’autore e che appartiene a questo bravissimo fotografo, Marco Galli, il fotografo dei gatti. La pagina di riferimento è Instagram, ma lo trovate anche su Facebook. Mi è piaciuta in particolare la descrizione in calce che riassume in breve il mio articolo. Che dire invece della foto? Parla da sola!

Buon giorno a tutti e ben ritornati sul blog!

Oggi mi ritrovo un po’ a fare il verso a Jovanotti che con il suo “Penso Positivo” mi ha ben ispirata sia per quel che riguarda il contenuto ma anche per la forma di ciò che sto per dirvi oggi.

Pensare positivo: che significa davvero? Pensare positivo è un modo di essere, un modo di operare, un atteggiamento o solo un’illusione? Cosa possiamo ottenere dal pensare positivo nel bene e nel male? E’ sempre un bene pensare positivo? Ma soprattutto esiste davvero la positività contrapposta alla negatività? E se si, cosa è davvero?

Inizio con questa carrellata di domande perchè, come potrete intuire se già mi conoscete e conoscete la mia scrittura (e per quelli nuovi rinnovo l’augurio di benvenuto sul blog!), in realtà il pensiero positivo è una bella pensatona new-age che ha mietuto e continua a mietere vittime consapevoli e non, e che si pone la presunzione di aver a che fare con un atteggiamento positivo verso se stessi e la vita. Di positivo nella vita vi sono esperienze, o meglio anche quelle non possono essere catalogate in positive o negative, ma semplicemente in fatti che poi la nostra mente ed il nostro inconscio relegano per comodità in positivi, ovvero funzionali all’evoluzione, oppure negativi e quindi inutili al nostro cammino di esseri umani. Questo giudizio tra positivo e negativo lo dà inesorabilmente la persona che sperimenta l’esperienza ed in mezzo a questi estremi (positivo o negativo) c’è tutto il resto, non da ultimo il coaching, che vorrei trattare oggi e che è uno dei principali responsabili nel creare robot umani forzatamente ottimisti.

Ebbene qualche giorno fa mi sono trovata ad aver a che fare con un sedicente “coach spirituale” che, nel suo duro lavoro di convincere le persone ad essere uno dei pochi ad avere la verità in tasca mi si è posto in una maniera molto manipolativa e sempre con atteggiamento super positivo che mo’ pareva un robot, con una risposta pronta ad ogni obiezione verbale ma inadatta e sospetta di fronte a qualsivoglia obiezione mentale e logico-razionale (e vi prego non mi dite che nello spirito non c’è alcuna logicità!). C’è da precisare che, per chi non sa riconoscere le manipolazioni all’interno della comunicazione risulta pressoché difficile, se non addirittura impossibile da scorgere un tale atteggiamento se non nella sensazione che ne resta e nei comportamenti che adotterete di conseguenza; infatti a tal proposito alla fine del post vi indicherò un piccolo vademecum per potervi destreggiare in questo campo perchè non si è mai abbastanza preparati. Insomma tornando al racconto, questa persona mi si è posta da lupo travestito da agnello (fatto peraltro molto comune, se non addirittura ormai quasi la norma negli ambienti che si ritengono volti al “risveglio spirituale”), e a tal proposito volevo rendervi partecipi di ciò che è successo per mettervi in guardia da tali personaggi che, tra l’altro, non lavorano mai gratis. In merito a ciò: voi ne avete mai incontrati? E se volete, perchè non raccontate la vostra esperienza? Sapete, spesso si tratta di persone che sono state addestrate a far leva sulle debolezze, fragilità e zone grigie delle persone per poi ricavarne un tornaconto. E questo oltre che disumano è anche illegale.

Ad ogni modo, tornando alla mia esperienza, partiamo bene dall’inizio: chi mi segue da un po’ sa che lavoro nel campo della comunicazione e dell’insegnamento e quindi mi accorgo di tutte le tecniche ipnotiche* e manipolative* che adotta chi, con varie scuse, non da ultima quella del risveglio spirituale, tenta di convincerti ad essere sbagliata per poi lavarti il cervello e metterti in testa idee non tue. Brutalmente detto, loro hanno sempre ragione e ne sanno una più del diavolo e chi ti deve svegliare sei tu; tu che dormi sugli allori, tu che non risulti mai pronta e a tratti anche stupida ai loro occhi, tu che rifletti prima di agire e ponderi le conseguenze e i risultati delle tue azioni, tu che prima di fare ti chiedi con consapevolezza se valga la pena fare ciò che stai per fare e con le persone che hai attorno, tu che usi il cervello e le TUE idee, ma soprattutto tu che ti basi sui fatti e non su congetture o teorie di chissà chi. Va di conseguenza che, se metti in dubbio una loro idea è perchè hai un inconscio programmato negativamente, non perchè usi la testa prima di ascoltare il parere di persone estranee o che comunque pur standoti vicino non possono agire per conto tuo, capito? Guarda caso le battute di questa persona con cui ho avuto a che fare per lavoro e che quindi era in parte a conoscenza del mio percorso professionale e personale riguardavano un “portare l’acqua al suo mulino”, ovvero mi è stato detto anche in maniera piuttosto esplicita: “forse ti potrei fare io qualche seduta di coaching, se vuoi” (ovviamente dietro compenso in denaro), “ma non devi guardare serie tv poliziesche perchè altrimenti ti riempi di negatività”, “non devi pensare che un cliente voglia approfittare di te, perchè altrimenti poi succede”, etc. (eh, magari si è anche fatta un’idea di me questa persona, ma con quali parametri? Quelli del suo coaching, ovviamente, non certo quelli di una persona che riflette con la propria testa, nè tantomeno basandosi su dati oggettivi alla mano!) Capite adesso? Mai uno che offra il proprio “aiuto” gratuitamente… macché! Per di più il tutto condito dall’innocuo “se vuoi”, perchè va da sè che deve sembrare ai loro occhi, ma soprattutto ai tuoi una decisione tua (e qui si ha il massimo della deresponsabilizzazione da parte del manipolatore)!

Oltre al contenuto delle sue risposte, dal quale si denotava palesemente che volesse piegarmi al suo volere, ho notato (ed è ciò che mi ha proprio indignato) che utilizzava frasi ed espressioni da me pronunciate in precedenza in suo favore e contro di me, ovvero utilizzando le espressioni che io avevo detto ma dicendo ciò che voleva lei (ad esempio io le avevo fatto presente di una sua reazione ad un avvenimento e questa persona, da parte sua si è soffermata sulla mia reazione nel momento in cui gliel’ho fatta presente, dicendo poi il suo parere, che ad ogni modo resta pur sempre un’opinione…). Capite dove si spinge questo addestramento manipolatorio ed ipnotico che questo coach porta avanti? Quest’ultima strategia di comunicazione (che ho evidenziato in grassetto), per chi non lo sapesse è una tecnica ipnotica della comunicazione verbale che mira a portare la persona verso cui è indirizzata ad abbassare le proprie difese in quanto è come se quest’ultima, ascoltando il proprio modo di parlare lo reputasse già suo e quindi i filtri e le eventuali resistenze psicologiche nei confronti del manipolatore crollano e lasciano passare invece il messaggio che questi vuole fare arrivare al manipolato!

Perchè la conoscenza, quella considerata con la C maiuscola in questi ambienti, cioè la LORO conoscenza corrotta dalla società capitalista richiede ed elemosina denaro. E il denaro te lo spillano con questi biechi e corrotti tentativi di gettarti la loro merda di idee trita e ritrita in testa. Badate bene: non ritengo di essere perfetta, anzi so bene di essere lungi dall’esserlo e infatti sto cercando nel mio umile percorso di cavare un ragno dal buco con le mie possibilità e soprattutto con le mie forze. Le idee e ragionamenti che qui sto offrendo gratuitamente (non è un blog in cui monetizzo) a chi ne è interessato sono liberi e svincolati da qualsiasi corrente di pensiero, se non ovviamente quelle che hanno influenzato i miei studi che restano sempre indipendenti e oggetto di analisi e sperimentazione. La conoscenza, quella con la C maiuscola non ve la potrà mai dare nè il denaro nè le amicizie nè l’amore, se non l’Amore che nutrite per voi stessi e la vostra vita, l’amore per le vostre fatiche e per le vostre ambizioni, l’amore per i tentativi che fare nel cercare e dare un senso alla Vita. E’ la vera Vita che vi darà la Conoscenza, non una vita fatta di teorie, speculazioni, mezze verità… Perchè le mezze verità sono di per sè menzogne!

E a questo punto, voi che leggete allora mi direte: ” e questo che c’entra con Jovanotti?” Beh il fatto di pensare positivo è alla base di tutta la poltiglia mefistofelica che questi lupi travestiti da agnelli vi vogliono vendere. Nulla contro la canzone di Jovanotti che invece è un inno al ragionare, ma quel pensiero forzatamente positivo dei coach a me personalmente parla di sopravvivenza, più che di vita vera, di un ripiego verso idee contorte e distorte che danno un contentino per poter andare avanti in qualche modo, più che costituire un nuovo ed originale modo di pensare retto dallo Spirito… E questo è un ottimo punto di partenza per il proprio risveglio, ossia quello di iniziare a smascherare chi si vende a vostre spese, perchè poi venderà anche voi!

Come promesso, giunti a questo punto vi lascio alcuni spunti pratici per rilevare le MANIPOLAZIONI, sempre derivanti dalla mia esperienza:

  1. L’OBIETTIVO DE MANIPOLATORE E’ FARVI FARE QUELLO CHE VUOLE LUI. Come? Facendovi sentire in difetto, acuendo o semplicemente risvegliando i vostri sensi di colpa. Facendo leva su debolezze o difetti di chi vuole manipolare (ad esempio, se sa che ci tenete ad un evento o ad una persona vi spingerà verso quello/a per trarne un beneficio dal rapporto che voi avete con quella persona o dall’evento che si realizzerà… a suo vantaggio, sia esso economico, psicologico, spirituale o di altra natura!).
  2. VI SENTITE FORZATI A FARE UNA COSA perchè quella cosa in realtà non è voluta da voi ma da lui.
  3. NON AVETE VANTAGGI, MA DI FATTO VI RITROVATE A DARE SENZA RICEVERE. In pratica gli sforzi li fate solo voi, mentre il manipolatore gode dei frutti dei vostri sforzi. O perlomeno è la sua intenzione prima che lo smascheriate! Ad esempio vi propone una collaborazione, ma poi lascia che siate voi a svolgere il lavoro senza mettere in campo delle sue energie, se non quelle che gli servono per manipolarvi e tenervi sotto al suo gioco.
  4. SI VERIFICANO DEI PICCOLI MALINTESI o FRAINTENDIMENTI che lasciano strane sensazioni di pesantezza, e ai quali vi sentite in dovere di porre rimedio anche se eravate certi di aver posto le cose in chiaro sin dall’inizio (spesso anche davanti a prove concrete come ad un foglio scritto e magari controfirmato).
  5. IL MANIPOLATORE ESTRAPOLA SOLO CIO’ CHE PER LUI E’ IMPORTANTE, e non la situazione nella sua globalità e pertanto DISTORCE IL VOSTRO MESSAGGIO A PROPRIO VANTAGGIO, FACENDO IN MODO CHE SIATE STATI VOI A DISTORCERLO. In sostanza lancia il sasso, ritrae la mano e in più vi convince che siete stati voi a lanciarlo!
  6. IL MANIPOLATORE MINA LA VOSTRA AUTOSTIMA E VI INDUCE A DARGLI CONTINUE GIUSTIFICAZIONI DEL VOSTRO COMPORTAMENTO e… del perchè esistete, nei casi più estremi! Questo per tenervi in pugno.

E qui di seguito trovate altri spunti per riuscire a rilevare i tentativi di IPNOSI NELLA COMUNICAZIONE:

  1. Quando l’altro comunica verbalmente tramite parole non sue ma VOSTRE piegandole e strumentalizzandole alle proprie idee (non necessariamente sue, ma nelle quali crede ciecamente) per esprimere i suoi concetti. Il modo in cui lo fa l’ho spiegato meglio nell’articolo.
  2. CONVINCERVI CON VARIE RIPETIZIONI E RASSICURAZIONI che dovete concentrarvi sul positivo e che sicuramente la prossima volta andrà meglio, che avete sbagliato e che dovete riprovare all’infinito (magari senza porvi domande o dubbi costruttivi, perchè quelli si sa, sono frutto di un inconscio programmato negativamente!)
  3.  UTILIZZARE E RIFERIRSI A LUI E A VOI COME AD UNA STESSA ENTITA’, spesso usa un “noi”, per farvi entrare da subito nel suo mondo e fare in modo che la FIDUCIA in lui sia data per scontata. In realtà è un tentativo di spersonalizzarvi e rubarvi pure la vostra unicità nonchè aumentare la vostra confusione. Questo è il classico esempio di quando una squadra è quella costituita del gatto e della volpe che fregano Pinocchio. Per questo mantenetevi distaccati sempre e consapevoli di voi stessi, pur rimanendo cordiali e aperti allo stesso tempo. L’uno non esclude l’altro, a patto che non se ne diventi succubi.
  4. IL RAPPORTO IPNOTICO nella comunicazione è essenzialmente dettato dalla FIDUCIA E non vi è spazio per il dubbio. QUANDO IL DUBBIO SI INSINUA l’ipnosi barcolla sino a venirne minata. Per questo, nell’esempio della mia esperienza, quando io, saldamente ancorata a quei dubbi sul discorso del coach dati dalle mie idee basate su fatti concreti e inequivocabili non mi sono spostata mentalmente dal mio credo ho tenuto saldo il potere in me stessa, facendo crollare il suo personaggio di coach de noialtri.

Fatene buon uso e soprattutto mediate con il vostro sentire personale, che è quello che più di tutti conta per ogni esperienza personale.

E nulla, oggi vi lascio con un augurio del tutto insolito: siate sgamati! (Ovvero pronti a smascherare il marcio attorno a voi che tenta di rendervi marci a sua volta). Alla prossima!

* Disclaimer: con il termine “ipnosi”, e gli aggettivi ad esso connessi in questo articolo non intendo riferirmi all’ipnosi utilizzata a scopo terapeutico che invece è un ottimo ed efficace strumento in mano ai professionisti della salute. Quello a cui mi riferisco è un tipo di ipnosi nella comunicazione volta alla manipolazione e alle truffe perpetrate ai danni psicologici, economici, lavorativi e della vita delle persone che ne subiscono l’influenza.

Tra l’inizio e la fine vi è il divenire

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Buon giorno e buona domenica a tutti!

Ben sei anni sono passati dall’apertura di questo blog e ben sei anni da quando scrissi uno dei miei primi post: Fine, inizio o continuazione? che reca in maniera inesorabile la data del 31-12-2013! Sembrano solo numeri, eppure quel numero che pur suscita una certa impressione resta un numero su cui riflettere per poter capire cosa è successo nel frattempo, soprattutto sulle esperienze avvenute da lì a questo 2019!

Tra altri numerosi post in cui ho scritto in merito al tempo e alla percezione che ne abbiamo (qui ne trovi alcuni: Tempo interiore vs tempo esteriore: PRESENZA e RELAZIONE oppure anche La trinità del tempo o ancora il post in 4 parti Il TEMPO è ENERGIA! (parte 1: ladri di tempo), Il TEMPO è ENERGIA! (parte 2: il temporeggiare), Il TEMPO è ENERGIA! (parte 3: l’annullamento del tempo), Il TEMPO è ENERGIA! (parte 4: il trascorrere del tempo)  nei quali puoi approfondire questo tema se ti interessa, guidato dalle mie elucubrazioni), mi rendo conto di essere più diversa rispetto a sei anni fa, e di molto! Tempo di bilanci? Non più… Il motivo di questo post è la semplice condivisione di idee, esperienze e spunti come del resto ho sempre fatto. Eppure questa volta e da un po’ di volte, in effetti, sto scrivendo in un modo de-contestualizzato da ciò che la società ci dice e ci impone con i suoi tempi e modi. La mia assenza in questo periodo è dovuta principalmente al fatto che, meditando su quanto ho fatto in questi anni, consapevolmente o meno, era comunque sempre agganciato in un qualche modo alle tendenze della società. Vi faccio un esempio: la maggior parte delle volte scrivevo un post in concomitanza o con il pretesto di una festa religiosa o non, oppure che era riferito all’inizio o alla fine di un ciclo, sempre e comunque collegato a qualcosa di esterno che faceva leva sul mio interno, sollevandolo un po’ ad esprimersi, ma soprattutto a guardare fuori da sé.

E’ vero che sto scrivendo alla fine dell’anno 2019 e quindi verso la fine di un ciclo, ma questo mi spinge a chiedermi: chi li ha inventati i cicli? Esistono davvero? O magari sono solo proiezioni prive di oggettività?! I cicli, così come il tempo quanti sono in realtà? Il tempo è una forma di energia o è anche qualcos’altro? Fine e inizio sono tali in base a cosa?

Sapete, per gran parte della mia vita mi sono dedicata a studiare a compartimenti stagni i concetti di inizio e fine, per scoprire solo ora che in realtà di “stagno” nel tempo non c’è proprio nulla! O meglio esiste oggettivamente il fatto di iniziare un’azione alla quale si può decidere in seguito di porre fine non facendola più; prendiamo l’esempio di una persona che inizia una dieta a cui poi decide di porre fine, oppure la persona che inizia a fumare e poi decide di smettere riuscendo infine a non toccare più una sigaretta… Ma COSA SUCCEDE ESATTAMENTE TRA L’INIZIO E LA FINE? Cosa nutre, supporta e fa vivere quell’invisibile processo interno che ci porta da un inizio ad una fine di una stessa azione percepita in maniera diversa nel divenire?

E’ forse proprio il divenire che fa evolvere la nostra percezione spingendoci a cambiare direzione? Vedete, i concetti di fine e inizio sto iniziando a visualizzarli come estremi di una retta; la retta è il divenire e alle sue estremità di sono a sinistra l’inizio e a destra la fine. Riuscite a vederli con me? Bene, perchè quello che sto per dirvi forse risulterà ancora più inquietante. O incomprensibile. Se non addirittura pazzo! Dipende dai punti di vista… Ebbene, se ci poniamo in quest’ottica, fine e inizio rappresentano due estremità che tirano ciascuna nella propria direzione. Ma nel mezzo ci sta la forza del divenire che farà pendere la nostra azione o verso la fine o verso l’inizio.. Oppure, in stato di oscillazione tra l’una estremità e l’altra facendo diventare quel processo… ETERNO! Perchè il tempo è ENERGIA, ma a quell’energia sottostà una forza, per forza, altrimenti l’energia sarebbe inerte e priva di movimento.

E qui ti voglio caro lettore e cercatore di Verità! In cosa consiste questa forza del divenire? E’ una forza a sé stante oppure alimentata da una fonte concreta? E’ una forza interna all’uomo oppure esterna all’uomo che ricerca senza sosta nel divenire del suo essere?

A questo punto preparatevi per un 2020 esplosivo perchè tenterò di dare una risposta a questi quesiti anche a costo della mia stessa vita. Già ma quale vita? Quella di prima, quella di adesso, quella futura oppure quella che è da sempre e per sempre?

Lo scopriremo insieme!

P.s. e poichè non sono ancora del tutto immune dalle insidie ed influenze di questo mondo vi faccio tanti auguri per l’inizio del nuovo anno, ma soprattutto (e qui arriva forse qualcosa di diverso da tanti luoghi comuni new-age) vi faccio tanti auguri perchè quello slancio riconoscibile solo alle estremità di inizio e fine di un ciclo diventi perpetuo nel vostro divenire. E che sia uno slancio pendente dalla parte della vostra evoluzione!

Alla prossima!

La sottile arte di fare quello che c***o ti pare – libro di Mark Manson

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Buon giorno a tutti e buon venerdì,

oggi si parte con una recensione di questo libro che ho letto in tempi record. Sarà la scorrevolezza dovuta sicuramente all’abilità dell’autore, noto blogger di successo, sarà il mio interesse per l’argomento, il mio bisogno di approfondire, o tutte queste 3 variabili unite, sta di fatto che in pochi giorni me lo sono divorato.

All’inizio ero piuttosto scettica riguardo al titolo, che sinceramente ho reputato essere l’ennesima trovata pubblicitaria per accalappiare quanto più pubblico possibile. Scelta che trovo molto discutibile, ma che sinceramente, dopo la lettura è passata in secondo piano, perchè secondo me il libro merita a dispetto di “come” si presenta. A dispetto anche di una copertina semplicissima eppure eloquente, bianca con due bocce di vetro, una vuota e l’altra piena di pesci in cui un pesce osa slegarsi dai suo simili per volare nella boccia vuota, l’ho trovato un libro ricco di spunti da approfondire e pochi concetti spiegati in maniera chiara ed inequivocabile con parecchi esempi tratti dalla vita stessa dell’autore.

Non è un libro impegnativo dal punto di vista intellettuale (lo può leggere davvero chiunque), eppure non è banale, ma semplicemente utile e chiaro che può concretamente aiutare una persona ad ampliare la propria visione del mondo, a ridimensionarla, a trovare la propria posizione e a dare la giusta priorità ed importanza alle cose. Per esempio, quanto tempo sprechiamo in cose che non ci portano da nessuna parte? Perchè non abbiamo successo? Perchè sprechiamo il nostro tempo dietro ad eventi, cose e persone che non lo meritano? C’è un segreto (o magari più segreti) che ci possono indirizzare sulla giusta strada da prendere? Cosa ci occorre per essere sicuri di abbracciare la nostra strada e avere successo (ossia essere felici ed appagati di noi stessi)?

Ebbene Manson cita un serie di concetti che forse si danno spesso per scontati ma che magari lo sono perchè dimentichiamo di metterli in pratica. Ad esempio il fatto di partire dai nostri valori! Il sistema di valori è ciò di quanto più importante esista perchè è quello il punto di partenza in base al quale una persona può valutare il proprio successo. Ma se i valori non sono misurabili, controllabili e sono costantemente alla mercé di altri, cosa accade? E’ essenziale, a tal proposito, scegliersi dei valori che siano misurabili, controllabili, e soprattutto per noi reali. E a tale scopo l’autore cita l’influenza malsana dei social media che dirigono la nostra volontà e i nostri obiettivi verso un futuro di insoddisfazione e insuccesso come persone; se io vedo costantemente la vita “perfetta” degli altri sui social media, quale potrà essere per me l’idea di benessere e felicità che posso farmi, se mi baso su un qualcosa di esterno (e cioè la vita degli altri)? I social media innescano anche il meccanismo dell’attirare attenzione (esattamente il concetto opposto di successo), tema su cui peraltro avevo già in parte avuto modo di riflettere. Avete mai notato che tutto questo mostrarsi sui social, gridare mascherati per mezzo di post fatti da altri, lanciare “frecciatine” comunicando mediante gli stessi, altro non è che un grido allo scopo di farvi notare? E anche di far notare i vostri problemi… Spesso quando incontro una persona nuova e poi ne aggiungo il profilo sul social non riesco a capire dove stia la realtà; per come l’ho conosciuta dal vivo sembra una persona piuttosto mediocre, ma caspita che scatenarsi che fa nel mondo virtuale! Perchè sul social tutto è come tu vuoi che sia. Sul social tu mostri ciò che vuoi, che vorresti che fosse, che puoi modificare, occultare, migliorare, deformare a tuo piacimento. Con un lamento scritto o espresso tramite immagini puoi attirare la curiosità di un tuo spasimante o del pettegolo di turno, anche se di certo non è il numero di seguaci e di approvazioni virtuali che decreta il tuo successo come persona. Perchè il vero banco di prova del tuo reale successo è proprio la realtà, nel suo divincolarsi in processi. Quante sedicenti blogger, manager di successo, uomini d’affari che tali si pongono su Internet nella realtà sono delle mantenute/i che vivono come parassiti o che, per mantenersi, fanno altri lavori ai limiti del legale? Uno schermo non è la realtà, e questo la dice lunga anche dell’autore di questo libro che, pur lavorandoci, non ha remore nel riconoscere di che pasta è fatto il mondo virtuale.

Bene, oltre ai valori, cos’altro conta per avere successo? All’inizio Manson sostiene che “la chiave per il successo non è sbattersi di più, ma sbattersi per ciò che è veramente importante, vero ed immediato“. In sostanza chiama in causa ancora una volta la concretezza degli effetti nella realtà che sperimentiamo e il concetto che “meno è di più”. Basta dispersione. Occorre concentrazione e impegno su un obiettivo preciso e legato ai nostri valori. Se voglio dimagrire devo concentrarmi sulla realtà: il mio reale peso. Inoltre devo considerare le mie reali possibilità di poter seguire un allenamento e una dieta con costanza. E farlo. Per un mese, due, tre, etc.. Con determinazione, costanza, e soprattutto la passione per il processo. Perchè se la vita è uno scorrere (di esperienze, momenti, tempo, etc.), che senso ha essere ossessionati da un obiettivo senza poi vivere la vita stessa?! Innamorarsi del processo è un po’ come vivere e apprezzare la vita mentre di fondo non ci si dimentica dell’obiettivo che ci si è prefissati.

Manson non vuole addolcire la pillola, perchè nella vita tutti siamo costretti in un modo o nell’altro a mandarla giù. E’ la pillola amara del dolore e della sofferenza, sempre e comunque presenti e necessari. Addirittura l’autore ci fa riflettere su come l’autostima sia proprio il prodotto del nostro superamento delle esperienze negative. Non c’è vita senza sofferenza e senza dolore, per cui, benvenuto nel mondo reale. Il dolore fa parte della vita e se vuoi vivere, un po’ ne dovrai provare. Ma puoi anche scegliere talvolta quale dolore sei disposto a tollerare. Ad esempio per me farmi lunghi chilometri in macchina per andare ad un seminario, al lavoro o in gita con gli amici non è assolutamente un problema, anzi. Certo, nei casi più tragici e cioè alla lunga, mantenere certi ritmi diventa un po’ una seccatura, ma è un qualcosa che non mi pesa, mentre magari per altre persone potrebbe costituire un ostacolo insormontabile se non hanno tutto alla distanza maggiore possibile di 10 metri da loro. E il fatto di scegliersi il dolore per me è un concetto che Manson spiega meravigliosamente soprattutto perchè incita a liberarsi di atteggiamenti passivi e a prendere in mano le redini della propria vita tramite il fare; l’unica versa soluzione che ci può far sperare di raggiungere ogni tipo di successo. Ovviamente un fare diretto dai valori, giusto per ricollegarci a quanto detto all’inizio.

Oltre a questo Manson sottolinea anche l’importanza di alcuni elementi che fanno la differenza e che riguardano nello specifico il nostro atteggiamento, come per esempio l’importanza di dire no e di liberarsi da una mentalità dogmatica fatta solo ed esclusivamente di certezze (c’è forse qualcosa di certo nella vita, a parte la morte?!). Questo perchè essere aperti alle varie possibilità, non da ultimo anche a quella di sbagliare, ci apre all’evoluzione. Al contrario, il fatto di segregarsi in ciò che consideriamo certezze granitiche e immutabili non ci lascia esplorare le varie opportunità di miglioramento e ci affossa sempre di più nell’ottusità di un conservatorismo mentale molto pericoloso per qualsivoglia crescita.

In sostanza, per Manson, se vuoi farcela in questo mondo devi essere disposto a metterti seriamente in gioco, cambiando se la situazione lo richiede, ma allo stesso tempo non piegarti e non piegare i tuoi valori a quelli di altri. Perchè crescita è sia fermezza che duttilità. Occorre saper riconoscere le situazioni, occorre fare esperienza, occorre accogliere il dolore e saperlo tollerare. Occorre in sostanza, imparare a vivere.

Non so se vi potrà essere un testo utile, ma io ve lo segnalo comunque, lo capirete solo leggendolo e mettendo in pratica ciò che via via vi comunica. Di certo è un libro che lascia il segno.

Alla prossima!

La Fortuna

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Buon giorno a tutti,

spesso sentiamo dire che nella vita un pizzico di fortuna non guasta, certe persone vorrebbero avere fortuna e si sentono degli “sfigati” se il famigerato “caso” rifiuta di schierarsi dalla loro parte. Viceversa capita anche di incontrare persone baciate dalla fortuna, o che sembra abbiano tutte le fortune di questo mondo. Ebbene, come avremo modo di appurare la Fortuna, alla quale spesso ci si riferisce come “caso” o buona sorte, è un termine che abbraccia una sfera di realtà molto più ampia. Siete disposti ad approfondirla insieme?

Come fonte primaria non posso che ricorrere al mio amato dizionario etimologico, perchè come ogni principio che si rispetti desidero partire dall’origine del termine:

Fortuna

Non trovate curioso che la parola “forse” derivi proprio da “fortuna”? Nel forse c’è una dimensione di incertezza, o meglio di mistero, che appunto aleggia anche sulla parola “fortuna”. La fortuna della Fortuna, nonchè la sua forza, è che essa è inafferrabile nel suo mistero. Un mistero che ci parla di inafferrabilità della realtà per ciò che essa è. Un mistero che è disinteressato al giudizio, perchè, forse, sottoposto a leggi diverse da quelle del pensiero logico-razionale di ciò che è giusto o ingiusto secondo determinati canoni. La Fortuna va oltre ogni logicità. La Fortuna va oltre la realtà. La Fortuna è un dono, ma talvolta anche condanna; si, perchè alla persona consapevole spetta la decisione di come utilizzare tale dono, nonchè il diritto e dovere di farne buon uso!

A questo punto voglio approfondire il tema della Fortuna come dono. Nell’epoca attuale dove la maggioranza delle persone sono abituate a dare molte cose per scontate, la Fortuna viene sempre e comunque rincorsa. Se millenni addietro la Fortuna era quasi una divinità, sacra, innalzata a potenza, le cose e gli atteggiamenti non sembrano essere poi cambiati di molto ai nostri tempi per quel che riguarda il modo di vedere la Fortuna: quante cose non si fanno per propiziarsi la Fortuna… Essa è forse uno dei pochi concetti magici e inafferrabili rimasti in questo mondo. Perchè ci fa capire che non tutto è soggetto alla volontà dell’uomo. Ci fa capire che qualcosa di più grande lo governa e ne direziona il cammino.. Nel bene o nel male. La Fortuna è ciò che non ti aspetti, ma poi? Sappiamo veramente dare un significato e collocare al suo posto la Fortuna che ci cade addosso come dono? Sappiamo valorizzare e rendere omaggio alla nostra Fortuna? Ecco, forse in questo i tempi moderni denotano un atteggiamento diverso da parte degli uomini, proprio nel modo di fare uso della Fortuna ad essi concessa. Ad esempio, posso avere la fortuna di ottenere un posto di lavoro sotto casa, posso avere la fortuna di avere degli amici fantastici, o quella di lavorare con colleghi che stimo e che mi fanno crescere, posso avere la fortuna di avere dei vicini di casa rispettosi, una famiglia unita, la fortuna di godere di ottima salute o ancora quella esosa di vincere al superenalotto… Ma poi? Cosa arriva dopo? Cosa faccio arrivare dopo? Cosa voglio far arrivare dopo? Come mi impegno ad utilizzare la Fortuna che mi è stata donata?

Perchè la Fortuna ha a che fare con il libero arbitrio, come, a parer mio, una specie di prova. La Fortuna forse si propone proprio di metterci alla prova per capire se siamo degni di averla al nostro fianco… Perchè alcune cose dipendono da noi stessi, altre no. Alcune cose ci vengono date, sta a noi poi farne buon uso e valorizzarle oppure reputarle inutili per il nostro cammino… Ad ogni modo non credo che nulla a questo mondo sia superfluo se non ciò che l’uomo stesso produce di inessenziale. Ma quando egli si mette a creare, beh allora le cose cambiano, forse. Perchè è nel creare che l’Uomo si accorda con la Fortuna, come se cercasse di capire meglio quel dono che gli viene concesso e sul quale non ha potere se non quello di apprezzarlo ed utilizzarlo… Eppure, quante persone dopo un’iniziale euforia per la Fortuna ricevuta ricadono poi nella dinamica di dare le cose per scontate? Ma la Fortuna non è a nostro servizio. I doni non sono mai a nostri servizio perchè è l’Uomo che, con i doni ricevuti deve mettersi a servizio di quel qualcosa di più grande di lui. Ecco, forse dovrebbe farsi usare dalla Fortuna, mettersi a suo servizio una volta ricevutone il benestare e lasciarsi guidare da essa in quanto importante aspetto madre della Grande Realtà.

E voi che dite? Che pensate della Fortuna? Vi reputate fortunati oppure no? E in base a che cosa? Ma soprattutto, cosa state facendo per utilizzare le vostre fortune/sfortune?

Concludo affermando che la Fortuna è una responsabilità: abbiamo il dovere e il diritto di farne uso. Che sia l’uso migliore che ne possiamo e ne possiate fare!

A presto!

“Non sono la tua discarica emotiva”

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Buon giorno a tutti,

come state? “Stare” bene è importante, perchè significa stare nel benessere. Al contrario, quando diciamo di “stare” male constatiamo uno stato per noi di malessere, ciò che percepiamo come male dell’essere… Ad ogni modo si tratta di una domanda che non andrebbe mai sottovalutata in quanto preziosa opportunità per percepire noi stessi e farci entrare in contatto col nostro mondo interiore. Anche solo per un attimo.

Ebbene, il motivo di questa introduzione? Perchè vi voglio presenti! Voglio che siate presenti qui, con me, ORA. E’ solo nell’adesso che possiamo esistere, agire e creare. Perchè esiste solo l’adesso come realtà viva… E se siete presenti avrete notato che con questo post di oggi inauguro una nuova categoria dal titolo “Atti di coraggio”, ovvero la parte pratica che secondo me mancava a questo blog, all’interno della quale inserirò via via esercizi pratici di lavoro su di sè; insomma, se nelle categorie precedenti si parla, si disquisisce e si allena la mente a pensare nuovi pensieri, in questa categoria ci sono proprio delle indicazioni pratiche su cosa, come, quando e perchè adottare determinati atteggiamenti in funzione della nostra evoluzione. Il fatto di condividerle mi spinge non solo a mettermi in discussione, in quanto le tecniche che propongo possono essere migliorate grazie al contributo che ciascuno può dare, ma anche perchè sono convinta che possano realmente costituire una soluzione pratica, una delle tante, da cui si può partire per agire allo scopo di iniziare a cambiare per davvero ognuno la propria realtà! Che aspettiamo allora? Siete pronti e abbastanza curiosi per intraprendere il viaggio di oggi?

Il titolo, come potete notare, è stato posto tra le virgolette perchè è nel titolo stesso l’esercizio che oggi vi propongo. E lo propongo proprio per rispondere senza mezzi termini a tutte le situazioni nelle quali ci troviamo di fronte a persone che ci vomitano addosso i loro problemi, che si lamentano per il gusto di farlo e per uno sfogarsi fine a se stesso (nel peggiore dei casi) oppure perchè non sanno più che pesci pigliare (in quello migliore). Come ben sapete non sono una grande fan del lamento, giusto per usare un eufemismo… In realtà volevo dirvi che proprio non lo sopporto, e spesso rifuggo (quando posso) alle persone lamentose, o fisicamente (nel senso che proprio scappo o sparisco) oppure mentalmente, quando riesco a distaccarmi abbastanza dalla situazione. Ed emotivamente? Ecco qui sta il punto! Il fatto è che il distacco fisico è quello più facile ed immediato con la pecca di non essere sempre possibile. Il distacco mentale è un esercizio che mi riesce talvolta, ma per il quale occorre un lungo addestramento mentale sui pensieri e sulla prontezza. Mentre per il distacco emotivo occorre, forse, una vita intera… A parte tutto, non dico questo per dissuadervi dallo sperimentare tecniche di distacco emotivo, anzi ve ne sto giusto proponendo una tra le tante. Il distacco emotivo è il più difficile perchè gioca sulla tempistica delle emozioni: in pratica l’emozione arriva a noi in maniera talmente veloce che non ce ne accorgiamo, tanto che reagiamo in maniera automatica; siamo già arrabbiati ancora prima di capire perchè. Esempio: se vedo una persona che si lamenta, tenderò a provare fastidio ogni volta che apre bocca, anzi ad un certo punto non diventa neppure più necessario che parli, in quanto la sola presenza mi potrà dar fastidio… Ma questo fastidio inquina me che lo provo e anche la persona verso cui esso è diretto, generando una spirale negativa che si propaga a macchia d’olio. Che fare dunque per inquinarci ed inquinare il meno possibile, secondo quindi un’ottica di rispetto per se stessi, gli altri nonchè un’ottica ecologica?

  1. RENDERMI CONTO che anche se sono arrabbiato o infastidito dallo stato del lamentoso, non per questo devo dargli carta bianca. E’ opportuno porre l’attenzione sul proprio disagio nel momento stesso in cui ci si accorge di stare male e per farlo occorre essere PRESENTI A SE STESSI. Ritornare al proprio interno, alla propria emozione che, per quanto innescata da un fattore esterno (il lamento dell’altro) era comunque presente al mio interno, perchè tutto parte dalla presenza, ed è ad essa che ritorna. Nel bene e nel male.
  2. Come secondo passo, se avete proceduto a fare il primo, noterete che state male. E vorrete uscire al più presto da tale situazione. Ebbene RESISTETE, cercate di conoscere la vostra FORZA e di resistere all’impulso automatico che probabilmente vi porta ad andarvene o a ignorare passivamente quella persona. In certi casi è anche vero che è inutile perdere tempo con lamentosi che non rivedremo più, e quindi non vale proprio la pena sprecare il tempo a farsi assorbire da lamenti insensati altrui, a meno che non siate masochisti. Questa fase è utile secondo me a conoscere più profondamente voi stessi e la vera risposta da dare a quella situazione. E’ la fase della ricerca della fatidica frase “non sono la tua discarica emotiva”, che vi posiziona a livello emotivo, appunto; pertanto, guardate negli occhi quella persona mentre si lamenta, penetratele gli occhi e andate al di là di ciò che il suo lamento copre e cercate di carpire la Verità, pur mantenendo l’attenzione verso voi stessi e la stabilità in ciò che siete. Cosa mai potrà farvi un lamento da parte di chi non sa agire diversamente? Lasciate sfogare quella persona, tanto si tratta di automatismi che scoppiano e che si esauriscono in se stessi, ma state bene attenti a come parla perchè la scelta anche automatica delle parole dice molto su chi le pronuncia! Quando avrà finito il suo sproloquio, sarà il momento della terza fase…
  3. SCHIERARSI EMOTIVAMENTE IN CIO’ CHE CREDETE EVOLUTIVO, mantenendo la forza della vostra posizione. Non occorre per forza che pronunciate la fatidica frase “non sono la tua discarica emotiva”, anche se personalmente sono dell’idea che svegliare le persone con uno shock del genere possa essere utile. Esistono comunque altre frasi alternative, come ad esempio, “secondo te, quale sarebbe una soluzione pratica da adottare in questo caso?”, “e io cosa posso fare di concreto per aiutarti, nel limite delle mie possibilità?”, “credi che si possa fare qualcosa per migliorare la tua situazione?”, etc. Frasi del genere riportano il discorso sulla CONCRETEZZA di una possibile soluzione, ma soprattutto sulla RESPONSABILITA’ che il lamentoso ha il dovere di assumersi per la situazione nella quale è incappato (volutamente o meno). E a questo punto, il vero, inimitabile lamentoso troverà tante, ma tante, ma tante e radicate scuse per non agire. Ma non spaventatevi… Almeno avrete disvelato la sua natura, e cioè il fatto che ama crogiolarsi nel lamento. Se invece trovate una persona che vuole migliorarsi forse avrete trovato un amico o un compagno di viaggio, e che quindi, sarà spinto a lavorare su di Sè proprio dal vostro intervento. Il fatto di non essere d’accordo con ciò che la vita ci propone è la misura del nostro libero arbitrio, anche e soprattutto nel trovare soluzioni alternative e creative a quelle oramai automatiche e obsolete che il mondo ci dà in pasto.
  4. Ultima fase, forse… Il momento del RISCONTRO, ovvero la RIFLESSIONE SUL SIGNIFICATO DELL’ESPERIENZA VISSUTA. Cosa ha rappresentato per voi questo nuovo modo di porvi con voi stessi e con quella persona? Che sensazioni avete avuto e soprattutto cosa ne avete ricavato? Siete riusciti a trovare un amico? Una persona da aiutare? Una persona dalla quale imparare? Un semplice scocciatore? E anche qualora ci paia che l’esperienza non abbia avuto nulla da insegnarci, cercate di capire perchè… Nulla avviene mai a caso, forse. E forse è il caso di stare ad ascoltare queste esperienze di vita che ci parlano della nostra vita interiore ed esteriore.

Non date mai per scontato il vostro intervento o la vostra reazione. Non rinunciate mai al vostro potere di cambiare le cose. Nel peggiore dei casi le persone resteranno uguali a se stesse. In quello migliore le avrete spinte ad aiutarsi da sole. E non è poco.

Nella speranza di avervi dato spunti per agire e per cambiare almeno un po’ le vostre reazioni, vi mando un saluto affettuoso…

Alla prossima!

L’arte di saper dosare

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Buona sera e buona domenica a tutti!

Quante volte le persone si pentono per aver dato troppo? E quante volte invece si recrimina di aver dato troppo poco? Vi è mai capitato talvolta di chiedervi, o di non riuscire a capire, quale fosse la “giusta misura” per voi? In base a cosa, o a chi, possiamo ridimensionare il nostro dare e perchè dobbiamo farlo? E’ proprio così indispensabile?

Bene, al momento ritengo che le domande a cui dare una risposta siano sufficienti e voglio partire col rispondere proprio all’ultima domanda: è indispensabile saper dosare? SI. E non voglio solamente limitarmi ad un sì secco. Saper dosare è di vitale importanza se abbiamo intrapreso un cammino di consapevolezza. Direi quasi che saper dosare è la chiave, in quanto ci permette di discernere il tipo di situazioni che abbiamo di fronte e, in seguito di mettere a frutto la nostra azione nel modo più consono a ciò che abbiamo capito. Saper dosare ci permette di dedicarci a ciò che è necessario con l’appropriato sforzo; appropriato nel senso di bastante, sufficiente per fare tutto ciò che è necessario in quel momento per noi. E anche sufficiente per mantenerci pronti per passare ai passi successivi. Insomma, il fatto di saper dosare parrebbe molto lungimirante…

Tuttavia, anche se ho utilizzato parole e concetti molto semplici, non sembrerebbe poi così semplice mettere in pratica tutto ciò, vista la carrellata di domande, dubbi e lamentele con le quali ho spesso a che fare e che derivano tutti dal non saper o sapersi dosare. Eh già, perchè non solo dobbiamo dosare le nostre energie, ma anche il dono che facciamo di noi stessi! Dobbiamo, e ci dobbiamo, saper dosare i nostri pensieri, le nostre azioni, le nostre emozioni (questo davvero importante!), i nostri impulsi, il nostro agire e il nostro modo di donarci nei confronti degli altri. Altrimenti potremmo trovarci di fronte a furti, e non solo d’identità! Dobbiamo, perchè non possiamo permetterci di sprecarci con tutti, e/o di sprecare il nostro operato con tutti; ne verrebbe meno la nostra missione… Insomma anche Gesù ai suoi tempi non era per tutti! A tal proposito, penso ad esempio alle persone molto generose che danno tanto e tutto e che, spesso non pretendono nulla in cambio, ma che poi vengono letteralmente depauperate oppure incontrano approfittatori di vario genere che spudoratamente fanno largo uso dell’energia dei primi, credendo che basti un meccanico grazie per aver la coscienza a posto. E queste persone generose, così facendo, non sanno (o non vogliono sapere) che si stanno dando in pasto a persone inconsapevoli per le quali tutta l’energia “fa brodo”. La persona estremamente generosa, allora, cosa dovrebbe fare per proteggersi da chi da essa riceve tanto e proprio per questo è stata abituata a chiedere ancora di più?

Con il proprio agire ciascuno educa gli altri a come vorrebbe essere trattato, e su questo non ci piove, eppure può risultare per certi versi limitante! Perciò, come si può fare per non rinunciare alla propria natura e purtuttavia non lasciarsi deviare da chi ci sta attorno? Tornando all’esempio di poc’anzi, la persona generosa dovrebbe prendere atto di discernere la situazione di quando è opportuno essere generosi e non dare libero sfogo a questa propria caratteristica in ogni circostanza che gli si presenta, anche (e soprattutto) quando ciò implica scontrarsi con o perlomeno non accondiscendere alle esigenze degli altri, siano essi amici, datori di lavoro, clienti, genitori, e chi più ne ha più ne metta! Se dò sempre in prestito i miei libri sino a ritrovarmi costantemente con metà scaffale della libreria vuoto (perchè sono talmente liberale da lasciar decidere alle persone alle quali li ho prestati anche il momento in cui restituirmeli), ok, avrò fatto un favore a molti e dato a tanti opportunità di conoscenza o di svago, ma se all’occorrenza mi serve un libro che potrebbe fare la differenza e che al momento ho prestato (tipo da 5 anni) e che non posso comprare perchè magari mi ritrovo al verde, o che è esaurito in biblioteca, come farò? Sarò vittima della mia incapacità di sape dosare. E dovrò imparare da quello! Cosa dovrò imparare?

Dovrò imparare a saper dire di no. Perchè dire di no, è sempre un no verso qualcosa per un sì che va in un’altra direzione, più consapevole. Dovrò imparare a riconoscere la Verità: chi ha realmente bisogno del mio aiuto e in quel momento il mio intervento generoso è un bene o un male (per me e per l’altro?). Spesso agiamo perchè spinti da una forza liberatoria che offusca la nostra vista; chi è generoso di natura spesso si sente più espanso dall’aver donato, perchè rappresenta in un certo senso un momento di realizzazione. Eppure, molte volte si tratta di un bisogno egoistico di donare per sentirsi utili a qualcuno, bisogno che potrebbe venire comunque espresso arrecando un beneficio per l’altro nel caso sia davvero opportuno, ma se per l’altro ciò costituisce un pretesto per non guardarsi dentro o per “non fare fatica” allora non va bene. Se io ti presto dieci libri perchè sei mio amico e mi dici che al momento ti servono quei volumi e non hai soldi per comprarli, viene da sè che posso prestarteli. Ma se quei soldi che dici di non avere li usi per farti del male o li sperperi per capricci personali (magari per comprarti le sigarette o per andare in discoteca, per sfizi che non ti servono, ma che vorresti avere per semplici desideri del momento), allora non va bene, ed è dovere di chi presta assicurarsi che la persona abbia realmente bisogno di ciò che chiede, altrimenti è come se concorresse all’inconsapevolezza collettiva e dilagante!

Eppure, talvolta non si riesce a capire fino in fondo come stanno le cose e quasi sempre una persona si fida della propria natura e si dona in buona fede… Male per lei, perchè quella attuale non è più la società in cui occorre la buona fede! La nostra società se la mangia la buona fede, se la divora assieme a tutte le buone fedi possibili, tanto da estinguerla. Come ci si può dunque liberare dalle fregature? Beh, diciamo che nessuno è così furbo da liberarsi da tutte le fregature di questo mondo, altrimenti saremmo degli illuminati. Però si può limitare il numero delle fregature, imparando da quelle già prese. Ponendo dei limiti a se stessi e soprattutto agli altri. Limiti che rappresentano dei vincoli virtuosi, e non delle gabbie in cui imprigionarsi e castrarsi. Limiti che deviano l’individuo verso mete di più ampio respiro e più grandi, in funzione delle piccole azioni quotidiane.

Inutile dire che lo stesso discorso vale anche per chi si dona troppo poco… La misura che decide il COME donarsi e il SAPERSI DONARE è proprio data dal cuore, e da quel sentire interiore che, unito all’esperienza unica di ciascuno, lo conduce verso la realizzazione migliore possibile per la propria missione. Dobbiamo pertanto educare il nostro sentire e renderlo puro dalle interferenze di tutti i condizionamenti ricevuti, per poter sentire il più possibile senza filtri. O quasi…

Perchè saper donare e saperci donare è un dono, che prima di tutto e di tutti, dobbiamo concedere a noi stessi! E nel momento in cui faremo la cosa giusta, nel modo giusto lo sentiremo, tramite pace e appagamento. Nulla più. Lo sapremo, senza alcun bisogno di conferma, perchè la conferma sarà già all’interno e non ne avremo più bisogno.

Alla prossima!

IL GATTO CHE REGALAVA IL BUONUMORE – libro di Rachel Wells

Buona sera e ben ritrovati!

Rieccomi a recensirvi il terzo libro in sequenza che ha come protagonista il gatto Alfie e i suoi compagni di disavventure. Stavolta il titolo, a differenza dei precedenti, non è propriamente riferito ad Alfie, ma ad un suo “figlio adottivo”, un gattino di nome George che fa la sua comparsa per rendere la vita di Alfie un po’ più degna di essere vissuta… Per il momento non vi rivelo ancora nulla se non che tra i temi toccati in questo romanzo, oltre all’onnipresente UNIONE e COMUNIONE che fa la forza, rientrano anche LA SEPARAZIONE FORZATA e l’ADOZIONE. Temi che sono attuali e che, pur apparendo in certi frangenti un po’ forzati se applicati al mondo felino, riescono comunque a rendere l’idea che l’autrice vuole trasmettere.

A proposito, poichè il presente romanzo è il seguito dei due precedenti, se non li avete ancora letti dovreste iniziare da quelli per poi terminare la lettura di questa recensione in quanto essa è la naturale continuazione delle precedenti (ve li lascio qui di seguito: IL GATTO CHE AGGIUSTAVA I CUORI – libro di Rachel Wells e IL GATTO CHE INSEGNAVA A ESSERE FELICI – libro di Rachel Wells ). Se invece avete già letto tutti i libri andate pure avanti senza problemi.

Fatte queste premesse, torniamo al romanzo in questione. Esso inizia in un momento di vacanza per Alfie con i suoi compagni umani, ma soprattutto in compagnia della sua fidanzata Palla di Neve, dalla quale non riesce proprio a staccarsi giacché la considera l’amore della vita. A fine vacanza viene comunicato loro che dovranno separarsi a causa del trasferimento dei padroni di Palla di Neve e ha inizio la depressione di Alfie. Il distacco viene proprio descritto come una separazione strappalacrime; immaginatevi due innamorati che, per ragioni indipendenti dalla loro volontà e più grandi di loro non possono più vedersi… Da questo punto in poi inizia per Alfie una nuova vita, fatta di dolore, depressione, apatia e tanta, tanta tristezza! Fino a che non arriva un gattino adottivo… La dolcezza del cuore: George! Inconsciamente questi scambia Alfie per il papà mentre considera Tigre (la storica amica di Alfie) la sua mamma.. E chissà, forse il piccoletto ci vede bene, nonostante l’età…

A parte i sentimenti felini, a rimpolpare le pagine del libro vi sono una marea di sentimenti umani: Tasha che subisce il tradimento e abbandono del marito che lascia lei e il figlio da soli per andare a vivere con un’altra donna, c’è poi il dolore di Polly e Matt che litigano in quanto lui si ritrova a fare il casalingo, mentre Polly deve provvedere al sostentamento economico della famiglia lavorando a tempo pieno. La famiglia polacca invece sta per dividersi a causa del troppo lavoro del capofamiglia che ha molte remore nel delegare. E poi ci sono ovviamente Claire e Jonathan che pur avendo una bella famiglia non stanno bene a causa dell’irrefrenabile desiderio di Claire di volere un figlio a tutti i costi, anche adottandolo, la qual cosa a Jonathan proprio non va a genio.

Bene, la trama è piuttosto ben congeniata nel suo piccolo: immaginatevi i guai di ciascuno, i pettegolezzi, gli imprevisti e le amicizie condite dalla presenza di due gatti come Alfie e George! E poi c’è il fattore mistero, che sinceramente io avevo già risolto a metà romanzo (per la mia bravura o perchè era prevedibile? Ditemi voi…),  cioè la scomparsa di tantissimi gatti nella via, non da ultimo quella del piccolo George, per il quale tutti si danno pena, giustamente! Riuscirà Alfie a mettere a punto il suo piano? Oppure stavolta c’è qualcosa di più grande di lui in gioco?

Non vi svelerò il finale, nel caso qualcuno volesse godersi questo romanzo d’intrattenimento, molto leggero e immancabile per gli appassionati di gatti, humour e letture poco impegnative ma non scontate… Tuttavia, a differenza dei precedenti che forse mi hanno preso maggiormente, questo romanzo è riuscito a catturarmi solo dalla seconda metà in poi (parte che ho letto nel giro di qualche ora). Le riflessioni di Alfie sembrano diventate un po’ troppo umane e forse l’autrice ha voluto rendere di proposito il felino più umano di quanto non fosse all’inizio, perlomeno così mi è parso… Il tema dell’adozione mi sembra trattato un po’ in maniera sdolcinata e la figura di Claire risulta un po’ troppo volubile e appiattita (vuole un figlio a tutti i costi e sembra che debba per forza andare come vuole lei tanto che alla fine il marito si piega al suo volere mentale ed emotivo, così come anche altri personaggi sembrano plasmati dal suo volere)… Insomma gli avvenimenti anche spiacevoli, per le famiglie sembrano essere rese troppo facili e manca quell’alone di suspence che permea anche di fondo il romanzo (non solo nella parte ad esso dedicatavi), che avrei apprezzato e che avrebbe reso più realistico e meno sdolcinato il libro… In effetti sembra più un racconto del Mulino Bianco che un’avventura matura come pretenderebbe di porsi, il che mi lascia perplessa. Ad ogni modo, il modo di ragionare di Alfie, e cioè di mettersi in pericolo per fare in modo che gli umani, presi da qualcosa di più grande, trovino poi un modo per risolvere i propri problemi, non fa una piega. Bravo Alfie, la storia è tua, del resto… E magari vedi di non umanizzarti ancora di più, per il tuo bene!

Buona lettura!