Ben ritornati sul blog!
Questi giorni, come già ho avuto occasione di condividere, sono stati particolarmente prolifici per me, in termini di riflessioni e di…ehm, scrittura! (Ma quanto ho scritto!? Non me ne sono resa conto, dato che la mente e la mano svolgevano al lavoro al monitor e a me sembrava quasi di essere in meditazione!)
Oggi voglio parlare appunto delle feste e del lavoro…ai nostri giorni. Perché nel Sistema/società c’è questa distinzione? Cosa ha portato a questo? Insomma cosa sono esattamente?
Per prima cosa, la società, ovvero il Sistema strutturato nel quale viviamo, nel quale siamo costretti a muoverci, a svolgere le nostre attività quotidiane (da quelle più basilari che soddisfano gli istinti primari, a quelle più “elevate” che soddisfano sensi più raffinati) ha creato, nel corso del tempo tutta una serie di meccanismi per i quali, come risultato finale si è avuta la situazione di oggi. Non mi soffermerò sul come è avvenuto, ma voglio prendere atto di quello che VIVO E SPERIMENTO OGGI, appunto. Il presente è l’unico tempo che conta; sebbene dal passato possiamo imparare, però è nell’ADESSO che si vive, per cui prenderò in considerazione ciò che c’è, ADESSO. E’ anche vero che il Sistema è fatto da ciascuno di noi, con le scelte che decidiamo di compiere consapevolmente o meno.
Ebbene, se vediamo la giornata media di un individuo medio, ovvero che conduce una vita media all’interno del sistema (e con “media” intendo dire l’80% di coloro che vivono all’interno della società), noteremo che è strutturata in modo che per cinque/sei giorni alla settimana lavori, e nei restanti uno/due, di solito il sabato o la domenica, si riposi o dedichi del tempo a sé stesso. A questo “meccanismo” si sono poi aggiunte le festività: da quelle religiose a quelle più prettamente laiche, che fanno parte della storia dell’Italia, ad esempio il 25 aprile, che celebra la Liberazione. E qui mi soffermo per fare un appunto. Che chi lavora sia o meno cristiano, che il lavoratore trovi o meno un senso a suddette festività, poiché vengono RICONOSCIUTE come NAZIONALI, praticamente si è deciso che è festa per tutti. La cosa sinceramente, fino a qualche anno fa non mi disturbava più di tanto, però nel tempo più ci ho riflettuto e più è nato qualcosa in me che ora aborre tutto ciò. Siamo in una società, con delle regole e non possiamo pensare che ciascuno faccia quello che vuole, altrimenti ci sarebbe anarchia. Va bene, su questo punto ci siamo. Però fino a che punto si tratta di rispettare semplicemente le regole e dove invece il fenomeno assume le vesti dell’omologazione, dell’appiattimento sociale o ancora meglio del LIVELLAMENTO?!
Intendo dire che la festa è una CELEBRAZIONE, qualcosa che commemora gesta eroiche del passato, tradizioni radicate nella cultura e che testimoniano la nostra origine, però, in fondo che cosa ne sappiamo della nostra Origine?! Intendo Origine, e non provenienza da un qualche luogo su di questo pianeta. Bene apriamo pure questo argomento… E poi, con che spirito viviamo noi, oggi, queste celebrazioni/commemorazioni? Talvolta ne sfugge il significato profondo e spesso non lo si ricerca nemmeno! Lo dico come constatazione e non come predicozzo. In effetti quando lavoravo come commessa le festività erano molto utili per produrre UTILE, PROFITTO, in una parola erano (e sono?!) il sostegno dell’Era del Dio Marketing. Questo Oscuro Signore ha asservito i più buoni e puri sentimenti di celebrare qualcosa, e li ha strumentalizzati, orientandoli in proprio favore di modo da far sborsare alla gente anche l’ultima goccia di sangue della quale sono in possesso! E anche io, ahimè ne ho fatto parte, sebbene ora la pensi diversamente. MI rendo conto che all’epoca sapevo a memoria tutte le festività; dalla festa della Mamma, alla Festa degli Alpini, dalla celebrazione del Patrono della città, alle feste “inventate” che a settimane alterne il negozio promuoveva nella speranza di invogliare sempre più clienti all’acquisto, sfruttando e svilendo lo spirito entusiasta di celebrazione e di festività per i propri scopi di mercato. Avveniva, e forse sta avvenendo un po’ come all’interno del fenomeno linguistico della ridondanza, ovvero la ripetizione di un termine sottrae importanza allo stesso perché infastidisce! Più una cosa viene ripetuta e più perde il suo significato… e già questo la dice lunga! In effetti, però questa ridondanza ha lo scopo di creare da parte del Signore Oscuro Marketing una funzionante educazione al consumo pilotato e controllato. Praticamente delle ripetizioni a raffica delle stesse cose, magari anche espresse con formule diverse non lascia il tempo di formulare un pensiero originale, PROPRIO, profondo e sentito: ed in un mondo che va veloce qual è la cosa più comoda da fare se non quella di venire pensati o lasciare che altri pensino per noi?! Ma forse non è nemmeno la cosa più comoda…forse è semplicemente qualcosa che accade ogniqualvolta ci lasciamo travolgere dalla frenesia del mondo ESTERNO, ogniqualvolta siamo più all’esterno che all’interno…FORSE
Eh si, perché a me piace parlare di queste cose e cercare delle risposte, le quali però non hanno la pretesa di essere definitive…anzi. Sono solo una proposta che facci a chi sento affine al mio sentire, e che potrebbero bastare per me, ma magari non per altri, perché ognuno deve trovare la PROPRIA, di risposta…
Ad ogni modo, stavamo parlando di festività e di lavoro… Lavoro che oggi è un concetto che sta diventando sempre più strano…non o voi come la pensiate, ma io trovo strano che al giorno d’oggi tanti di coloro che vogliono esprimere i propri talenti si trovino ingabbiati all’interno di un Sistema del genere, nel quale per sopravvivere debbano mendicare un lavoro e poi, se guadagnano, possono realizzare i propri sogni…Il termine lavoro sembra ormai diventato sinonimo di schiavitù, e non di attività in cui realizzare e manifestare i propri talenti…(e qui mi fermo, ma il discorso sarebbe ancora mooooolto lungo)
Ad ogni modo, che voi siate felici o meno di vivere in un Sistema del genere (io non lo sono per nulla), c’è da riconoscere che questa alternanza di lavoro (ovvero schiavitù) a ferie (che suona come una liberazione, a questo punto) è piuttosto strana… C’è poi anche quella mentalità del “lavoro per andare in ferie”….mmm…e qua la cosa mi puzza ancora di più! Ma perché si è arrivati a ragionare in questo modo? Che significato originario hanno il lavoro e le festività? Oggigiorno possiamo dire che entrambi sono stati svuotati del proprio contenuto e riempiti di una forma esteriore?! Proprio così, RIEMPITI DI UNA FORMA ESTERIORE… provate a pensarci a cosa possono voler dire queste parole…
La sacralità delle cose, degli eventi, del presente è qualcosa di cui non si parla in questo mondo in cui regna la fretta. Ma la vita è ADESSO, come possiamo dimenticarcene?! Come possiamo farci rubare la vita?! Le feste e il lavoro non sono la Vita, sebbene ne facciano parte, o comunque una persona possa far ruotare attorno ad essi la propria vita. La Vita è presenza, è il presente, è esserci in ciò che facciamo, mettere del nostro in ciò che facciamo, il modo in cui facciamo le cose, attingere dalle esperienze e metterci in condizione di avere i nostri sensi recettivi per questo. Altrimenti la Società/Sistema, il mondo esterno ci fagocitano e utilizzano per i propri scopi chi non ha una volontà propria: la volontà nel calarsi nell’attimo e il coraggio di vivere la propria Vita, quello per cui si è nati!
E’ lo stesso augurio che faccio ad ogni persona di buon cuore che legge e al quale o alla quale queste parole risuonano un pochino interiormente…Buona Vita!