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architettura interiore, auto-progettarsi, auto-scolpirsi, etica della vita interiore, evoluzione, interesse per la propria esclusività, interior design evolutivo, lavoro su di sè, libero arbitrio, realizzare il proprio scopo nella vita
Buongiorno a tutti,
oggi mi sono svegliata con questa convinzione, e cioè che ognuno di noi può, se lo vuole, auto-progettarsi e quindi auto-scolpirsi, tenendo conto da come nasce, ed anche indipendentemente da ciò. Già, ma che significa questo? Forse non siamo già stati progettati da qualcun altro? E chi sarebbe questo qualcun altro? E se così non fosse? Se potremmo davvero fare qualcosa, o meglio tutto, per noi stessi? Già, ma come? Ed in questo c’entra forse il libero arbitrio? Ma soprattutto: quali implicazioni ha l’auto-progettazione? E l’auto-scultura? E in quale ottica vanno posizionate l’una e l’altra? Quale scopo si prefiggono? Oggi vedremo di ragionare su tutte queste domande…
Innanzitutto facciamo un attimo di chiarezza su chi o cosa ci ha progettati oppure se in effetti possiamo farlo “da soli”… L’uomo nasce come nucleo di un’essenza: ma è stata la natura a donargli quell’essenza, oppure se l’è fabbricata egli stesso al suo interno mettendo insieme le esperienze vissute in prima persona?! E se le cose sono andate in questo modo, qual è il procedimento che le sottende? In sostanza, quando nasciamo veniamo al mondo già completi, oppure nasciamo in fase di divenire? Veniamo al mondo allo scopo di acquisire qualcosa oppure per dare qualcosa? O magari entrambi? Veniamo al mondo allo scopo di fare esperienza, ma perché? A cosa ci servono le esperienze e cosa producono? Vedete, ecco che le risposte che si pretende di dare molto spesso si tramutano in nuove domande… Proviamo a dare una spiegazione sensata, anche se quella più sensata in assoluto credo che si trovi all’interno di ciascuno di noi. Ebbene, pensare che l’uomo arrivi al mondo già completo di per sé è da un lato irragionevole, dall’altro reale. Irragionevole, se pensiamo che l’uomo completo non abbia bisogno di altro e sia pertanto già fatto e finito. Reale, perché è un dato di fatto che l’uomo di per sé è completo in quanto seme in potenza: deve solo fare il punto di questa sua completezza! Deve solo dirigere ad uno scopo la completezza con la quale nasce. In sostanza, la completezza riguarda le basi: l’uomo nasce completo di tutte le funzioni e gli strumenti per Vivere e fare esperienza del mondo. Ma poi dovrà fare nuove connessioni, dare risposte meno o più evolutive alle esperienze che rientrano nel campo di applicazione di quello che è il suo libero arbitrio: e forse è proprio nel modo in cui utilizza quest’ultimo che sta la sua originalità evolutiva. In tal senso, al momento della nascita alcuni sembrano più “avvantaggiati” di altri: alcuni magari hanno qualità che sembrerebbero più in, alla moda, rispetto ad altre. Inutile dire che tutto questo è farcito di giudizio allo stato puro! Come posso tentare di giudicare in partenza le qualità di una persona senza conoscere nulla della sua vita passata, presente e futura?! Quindi, se tralasciamo il giudizio e lasciamo vivere l’altro guardandolo per ciò che è, noteremo semplici differenze: magari c’è chi è agevolato per prendere una direzione, chi invece è più agevolato a prenderne un’altra. Il punto è che questa agevolazione va valutata. In effetti, a quanto ho avuto modo di constatare, le persone quando si trovano di fronte a dei vantaggi attuano la linea di minor resistenza, senza soffermarsi a chiedersi il perché gli siano capitati… Male! Ogni aspetto visibile ha anche un aspetto invisibile che va considerato e soppesato, altrimenti, come nel 99.9% dei casi, si cadrà volutamente vittime della decisione del caso senza nemmeno interpellare una remota possibilità di esistenza di un libero arbitrio, che, se c’è, vale per tutto e tutti!
Vantaggi e agevolazioni riguardanti la propria condizione di partenza nella vita vanno dunque valutati. E poi? Beh diciamo che vanno aggiunti alla propria identità… Capacità, qualità, doni, etc.: tutto ci viene dato per una ragione! Il passo che dovrebbe essere DOVEROSO è quello di chiedersi il perché di questo in ragione di chi si è. Pensate di essere qualcosa, ma ciò che riuscite a fare, i doni e i talenti che dispiegate magari dicono altro di voi. Ecco, occorre allora indagare! Ed ecco la tanto sottesa domanda: cosa sto al mondo a fare?! Domanda che secondo me dovremmo porci all’inizio e non alla fine della vita, se mai ci sovviene di porci! In seguito a ciò dovremmo poi soffermarci sul nostro compito nella vita, lo scopo della nostra vita, e non seguire, come se fossimo ammaliati e spinti da una forza invisibile, un filo che ci conduce verso la sua propria volontà materiale. Perché la nostra volontà e il nostro scopo personali, se ci poniamo nell’ottica del libero arbitrio e lo usiamo, potrebbero in realtà essere contrapposte a ciò che il mondo e il caso/caos vogliono da noi…. Siete d’accordo che l’uomo può essere in possesso di una volontà propria?! E con ciò intendo la possibilità di essere diverso, la possibilità di essere se stesso e di realizzare finalmente il proprio scopo nella vita! Beh, se lo siete, allora non faticherete ad accogliere la possibilità che l’uomo possa davvero concorrere alla propria costruzione.
Ed eccoci così giunti al punto secondo: cosa significa auto-progettarsi? E auto-scolpirsi? In effetti prima arriva la progettazione e l’architettura, per poi passare all’azione ancora più concreta sulla materia che andrà plasmata direttamente con la “scultura”. Partendo dal seme in potenza si riconosce allora che esso può davvero venire curato e coltivato secondo una propria etica: l’etica della Vita Interiore. Più si va in profondità in se stessi, più si entra nella dimensione invisibile del Sé, più aumentano le probabilità di attingere a tutti quegli elementi che favoriscono l’architettura di sé, l’auto-progettazione; elementi che quindi non riguardano solo ciò che già c’è, bensì anche ciò che verrà, che potrà venire sviluppato perché già si trova in potenza. Come si fa con le fondamenta di una casa, occorre conoscere prima, in anticipo, ciò che si vuole costruire e i materiali che si hanno a disposizione, e ancora quelli che ci si deve invece procurare. Occorre figurarselo mentalmente, di modo da porre le basi per un contatto mentale e sottile con il progetto che si ha di sé. E nutrirlo. Nutrirlo di pensieri, di emozioni, di forza… E di Vita! Prima viene il progetto e poi la concretizzazione. Prima l’architettura e poi la scultura…
L’auto-scultura costituisce il terzo punto: la concretizzazione. Fare una scultura significa prendere contatto diretto con l’opera d’arte progettata. Si cambia di livello, che se prima era quasi esclusivamente mentale, ora tocca anche il visibile… Peccato che questo ordine che oserei definire, senza alcun orgoglio personale, “aureo”, venga sovvertito sempre senza mezzi termini, al di fuori di ogni logica! Del resto cosa si insegna ai bambini sin da piccoli? A fare ciò che fanno tutti gli altri… E cosa fanno tutti gli altri? Agiscono spinti da forze esterne, senza alcun interesse per l’interiorità. Perché quando sei da solo e fai cose diverse diventi strano per gli altri, che guardano con sospetto una diversità che non conoscono e dalla quale pertanto prendono distacco. Ma se l’interesse per la propria esclusività prendesse il sopravvento sin dai primi giorni di vita per una nuova creatura, forse le cose andrebbero diversamente. Forse perché i genitori prima (nei nostri primi anni di vita) e la scuola poi (con il fatto di costituire un primo contatto con istituzioni e società, già la nostra gran società di merda), sono fortemente manovrati a fare uno sporco lavoro di asservimento a scopi inutili di un programma virtuale di una macchina: la macchina mondo produci-consuma-crepa sempre più velocemente per non pensare a se stessi e a dove si è costretti ad andare. Programma che non è adatto però all’essere umano, quali che siano i veli delle buone intenzioni che meschinamente lo coprono. Perché non è adatto? Perché lo priva di dignità, di anima, di essenza, di tempo e, soprattutto, di Vita. In effetti la concretizzazione è il punto emergente della realizzazione di sé, il punto finale che ci dice se realmente ce l’abbiamo fatta. L’auto-scultura è un aspetto ed un obiettivo molto nobile che indica a colui che la pratica il fatto di essere uscito dall’asservimento globale che il 99,9% di noi pratica ogni giorno senza nemmeno rendersi conto, ma convinto di fare qualcosa di utile per se stesso. L’auto-scultura, se praticata, ci costringe a tirarci fuori dall’illusione che ci ipnotizza e che ci distoglie dalla Realtà! E ci costringe a conoscere la libertà di noi stessi, alla quale non siamo abituati. Che sia per questo che chiediamo di essere schiavi e/o ritornare ad esserlo una volta usciti dalla prigione del mondo?! E davvero l’auto-scultura rappresenta una possibilità di fuga dalla prigione del mondo?
Come già vi ho detto altre volte, io non ho la verità in tasca, ma ritornando a quanto detto sin dall’inizio, ognuno di noi può auto-scolpirsi e progettarsi per creare (o ritrovare?) un disegno, una scultura originale ed insostituibile che vada ad arricchire la poliedrica trama della realtà. Se lo vuole. E se, con tutte le sue forze, ci riesce. Il resto lo dovrai scoprire da solo…
A presto!