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azione, coerenza, fare sensato, punto di partenza per fare, sensatezza, sopravvivenza e felicità, volizione, volontà, vuoto creativo
Per molti l’energia del nuovo anno porta con sé non solo tanta voglia di fare, l’idea che una svolta sia possibile, e tanti altri “buoni propositi”, ma anche la fatidica domanda del “dove comincio”? In effetti non è sempre importante far emergere il fatto volitivo del voler iniziare qualcosa, ma di rilievo risulta essere anche il cosa fare, il punto di partenza per fare e realizzare… Oggi ne parleremo, proprio perché vorrei evitare i soliti discorsi e banali frasi che sostengono l’importanza di fare qualcosa, qualsiasi cosa purché si agisca. Sono finiti i tempi del fai qualcosa, basta che ti metti in moto; del resto come in una celebre frase sosteneva Hemingway, MOVIMENTO E AZIONE NON VANNO CONFUSI. Almeno per me, e per Hemingway… Perché tra l’agire senza scopo e l’agire con una direzione c’è una bella differenza! Ed io propendo per un fare sensato, che per un movimento alla cieca.
In effetti potremmo iniziare col ragionare sui detti popolari e i proverbi che elogiano l’azione, il fare legato ad un tempo: chi fa da sé fa per tre, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, non fare domani ciò che puoi fare oggi, chi ben comincia è già a metà dell’opera, etc. Di fatto le credenze popolari possono portare talvolta a sottolineare l’importanza della diffidenza e i rischi che l’essere troppo fiduciosi può comportare, come nella prima frase che ho citato. Oppure, sempre gli stessi proverbi, possono far divergere tra di essi due concetti che nella realtà delle cose vanno talvolta ognuno per la propria strada causa la falsità del mondo che ci circonda. O ancora, vi sono frasi che incoraggiano all’azione sensata e che sono un monito affinché non si perda del tempo che, lo ricordiamo, è energia e qui di seguito vi indico gli approfondimenti in merito di cui già ho parlato a sua volta: Il TEMPO è ENERGIA! (parte 1: ladri di tempo), Il TEMPO è ENERGIA! (parte 2: il temporeggiare), Il TEMPO è ENERGIA! (parte 3: l’annullamento del tempo), Il TEMPO è ENERGIA! (parte 4: il trascorrere del tempo). E’ proprio su queste due ultime frasi (non fare domani ciò che puoi fare oggi, e chi ben comincia è già a metà dell’opera) che voglio concentrarmi oggi per spiegare la mia tesi, che in sostanza ha come oggetto l’azione sensata e finalizzata ad avere uno scopo che risulti efficace. Questo perché il MODO DI INIZIARE E’ ANCHE LEGATO ALLA FINALITA’ DELL’AZIONE STESSA! Mi spiego: il modo in cui inizio qualcosa può essere determinante se protraggo le sue caratteristiche nelle azioni successive volte a realizzare l’obiettivo che l’azione originaria si era prefissa. In pratica, ogni volta che agisco devo essere coerente. Lo devo essere, perché lo devo a me stesso. La coerenza, in questo, è il sale dell’azione in quanto ogni rallentamento nel perseguire gli obiettivi e le piccole mete del mio grande obiettivo saranno tutte influenzate dalla mia coerenza di fondo: più ce n’è, più veloce sarò a raggiungerlo, meno coerenza manifesterò e più il mio percorso sarà invece soggetto a deviazioni. Azione, coerenza, sensatezza. Già il concetto che completa questa triade è la sensatezza, la quale viene prima di ogni passo, affinché le azioni che intraprendo siano rivolte all’uno, alla creazione di un qualcosa che, per me, abbia senso. Infatti, se io per primo non riesco a dare un senso a ciò che faccio è come se privassi quel qualcosa del valore che esso può assumere per me. Inutile aggiungere che il fatto stesso di perseguire qualcosa che si ritiene senza valore per il gusto di fare qualcosa tanto per fare prima o poi darà i suoi amari frutti…
Non solo: si tratta anche una questione di impiego dell’energia. Se siamo tutti d’accordo sul fatto che il tempo è un’energia, occorre anche saperla impiegare al meglio e nella giusta direzione, per me! La giustezza della direzione mi viene proprio dal risultato del triangolo AZIONE-COERENZA-SENSATEZZA, che deve risultare equilatero, ovvero con tutti i lati uguali e cioè in equilibrio. Questo per affermare che l’energia che impiego per sviluppare ed immettere queste tre qualità va calibrata e divisa giustamente, pena il cambiamento della forma che si verrà a creare e che sarà contrassegnata da disarmonia. Quante sono le azioni senza senso che finora avete compiuto? Riuscite a vederle? Riuscite ad individuarne la mancanza di senso? Oppure ci avevate creduto veramente? E se si, perché ci avevate creduto, anche se poi si sono rivelate insensate? C’è anche da dire a questo proposito che è l’esperienza ad insegnare: spesso occorre provare direttamente di persona l’efficacia o meno di ciò che si decide di intraprendere per constatare col famoso ‘senno di poi’ che non andava fatta. Quell’esperienza che deriva da successi e fallimenti, e che è proporzionale alla nostra sopravvivenza e felicità…
A tal proposito, sapete, c’è stato un tempo in cui pensavo che sopravvivenza e felicità fossero due cose diverse, quasi opposte; però ultimamente mi rendo conto che, per certi versi, sono addirittura la stessa cosa in alcune persone che, tra le altre, non possono vivere infelici e che si lasciano morire (in vita). Ne parlo perché il fatto di realizzare azioni equilibrate nell’insieme in cui vengono progettate e volte ad un obiettivo personale che sia significativo per il soggetto agente apporta appagamento, che è l’anticamera della felicità. L’appagamento e il successo di ciò che a livello personale si ritiene sensato e importante sono due ingredienti che derivano dal fare bene le cose e con uno scopo! E notate che ho parlato di obiettivi personali, non di ciò che la società ti dice di fare e di essere… Il che cosa implica secondo voi? Non vi trovate forse di nuovo un richiamo alla vostra interiorità che manifesta il suo eco prima ancora di tracciare le vostre mete e la direzione per raggiungerle?! Sempre l’interiorità dovrebbe essere la protagonista che vi direziona su ciò che è azione sensata e che vi tiene lontani da quella senza senso, circolare e che costituisce uno spreco di energia. In effetti, se ben riflettete sulla vostra vita credo che vi potrete rispondere onestamente da soli mentre ripercorrete tutte quelle azioni che avete intrapreso come un criceto che si muove sulla ruota!
Ma cosa vuol dire, in pratica, prendere contatto con la propria interiorità?! Tanti, mi scoccia un po’ ripeterlo, sono e sono stati presi dall’ansia di fare (io per prima), di dover fare qualcosa per la paura di stare ad ascoltare ciò che già c’è! Se però cerco di fare spazio, di costruire quel vuoto creativo che mi permette di respirare nel mio essere, di ascoltarlo e di valutare attentamente ciò che voglio far arrivare in seguito, allora ci sarà la possibilità di creare ordine ed armonia. Chiamiamolo volgarmente con il nome di attesa. In realtà, questo passaggio è un’attesa attiva in cui dico no all’insensato, e attendo selezionando le impressioni in entrata. Attendo e mi attivo per capire cosa voglio, in che modo lo voglio, mi attivo per sognare ed immaginare e pertanto dettaglio nel mio cervello un’immagine creativa in direzione della quale mi muoverò in seguito per incontrarla ed abbracciarla! Dal vuoto creativo, che non si deve aver fretta di riempire, attingo a quell’energia che mi permette di selezionare obiettivi e priorità, modi da impiegare e direzioni da raggiungere. In questo vuoto creativo avviene un po’ come si fa nel cambio di stagione con i vestiti, ma senza aver pronto il cambio di vestiti! Ed il vuoto creativo dovrebbe venire lasciato libero di agire, respirare, trovare la propria strada affinché esso manifesti, attraverso il contatto con l’essere che vi abita, la vostra direzione! In tal senso il vuoto creativo dovrebbe essere foriero di risultati partoriti da aspettative reali, e non da utopie, in quanto l’obiettivo da raggiungere e che vi si para innanzi è reale e concreto. Il successo che ne deriva è estremamente ed altrettanto reale e concreto, mentre se ciò che avete immaginato si rivela un’utopia, significa che qualcosa è andato storto; evidentemente non avete tenuto conto abbastanza della realtà delle cose e del vostro essere. L’efficacia è la misura della verità, ricordatelo! Occorre lasciare il tempo alle cose di maturare, al cervello di capire, alla mente di elaborare soluzioni reali. Ed infine il coraggio e la volontà di intraprenderle. Fino in fondo, con speranza e fede.
Pertanto se l’arrivo del nuovo anno ci porta a fare cose nuove, dare avvio a nuovi progetti, forse sarebbe opportuno chiedersi, prima ancora di intraprendere le azioni che arrivano da chissà dove, da dove comincio? Cosa voglio veramente raggiungere per me? Cosa voglio veramente raggiungere per essere felice? Cosa voglio veramente raggiungere nell’ottica di stare bene interiormente, di realizzarmi?! Il contatto con il proprio essere è importante, soprattutto per iniziare realmente, in pienezza e in maniera sensata un nuovo anno!
Buon inizio!