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autenticità, Bellezza, bellezza e realtà, bellezza soggettiva e al contempo universale, bontà, dati etnologici e antropologici, eternità, Grazia, John Keats, la bellezza è scoperta, la Bellezza è Verità, La bellezza e l'anima, novità, onnipervasività, onnipresenza, Piero Ferrucci, presenza conditio sine qua non della Bellezza, salvezza e bellezza, Sapere, spontaneità, trascendenza, valore, Verità
Buongiorno a tutti,
eccomi qui oggi a parlarvi della mia ultima lettura inserita appositamente nella sezione da poco creata e dedicata ai libri. Ho trovato questo di cui sto per scrivervi un libro interessante e perciò ho scelto di dedicarvi alcune righe e un po’ del mio tempo. Si tratta del libro di Piero Ferrucci che reca il titolo “La Bellezza e l’Anima – come l’esperienza del bello cambia la nostra vita“. E’ un libro che comprai anni fa, che sistemai nella mia libreria e che è uscito allo scoperto quasi per magia un giorno mentre pensavo (con mia somma vergogna) a quanti libri mi sono procurata o che mi sono stati regalati e che ancora non ho letto… A farmi propendere per la fatidica e finale decisione di mettermi a leggerlo sono state le pulizie “alla Attila”, come le chiamo io (già, perché dopo questi momenti nulla sarà più come prima, per intenderci! Ma soprattutto… ben poco sopravviverà al colpo di panno per le pulizie!). Sapete, uno di quei giorni in cui hai la rivelazione di quanto hai in realtà, mentre credi di avere molto di meno, e ti accorgi di non rendertene conto nella tua quotitidianità; anzi realizzi di essertene dimenticato… Uno di quei giorni che ti fanno capire che devi agire e dare una svolta al tuo modo di essere e di pensare, ma soprattutto che è arrivato il momento attingere a ciò che già hai e che è molto… Ebbene, proprio in uno di questi memorabili giorni ho preso in mano quel libro e quasi d’istinto mi sono andata a rileggere la recensione, nonché il motivo per il quale avevo acquistato il volume. Inutile dire che la presentazione che ne viene fatta invoglia alla lettura e motiva non solo con poche semplici parole-chiave e formule, ma anche perché è davvero molto ben scritta e affascinante nella sua preziosa compattezza. E così in meno di tre giorni mi sono gettata a capofitto in quest’avventura (perché definirlo libro è poco!).
Partiamo dalla constatazione che, alla luce della lettura per intero del volume trovo che la recensione in copertina pecchi per essere un po’ troppo carica di aspettative… Insomma, è una bellissima presentazione ma per i miei gusti un po’ troppo romanzata rispetto a ciò che in effetti è il libro in sé! Non mi fraintendete però, sto operando solo un confronto che vuole essere il più indicativo possibile: il libro è di tutto rispetto e suscita enorme interesse per chi come me è attratto da argomenti che hanno a che fare con il modo in cui la bellezza si manifesta e fa parte del nostro quotidiano. Ma se ci si confà in maniera letterale alle aspettative che inevitabilmente comporta la sua presentazione in copertina potrete rimanere forse un pochino ‘a bocca asciutta’ come è capitato a me, o magari no, chi può saperlo?! Insomma, per dirla alla maniera di Ferrucci, trovo che la recensione del libro sia troppo Bella! (E con questa espressione chiamo in causa la Bellezza per come la intende egli stesso). Avrei voluto leggere ancora di più, almeno il doppio delle pagine. Almeno!
Se però tralasciamo le impressioni del tutto personali e cerchiamo di essere un po’ più oggettivi riconosco che il libro è ben scritto, privo di sbavature (se non qualche errorino di stampa, ma trascurabile), coerente e tratta in maniera molto ampia l’identità della Bellezza senza tuttavia incanalarla in una definizione troppo rigida, in quanto l’essenza della Bellezza ci indica qualcosa di aperto e libero di essere. Con il termine Bellezza (premessa doverosa) si indica un concetto filosofico ed estetico molto elevato, e non si fa di certo riferimento al bello nella sua connotazione più superficiale, come peraltro si preoccupa di spiegare l’autore. Ovviamente un argomento di così inesauribile portata non può e non potrà mai trovare una trattazione completa, ma penso che Ferrucci abbia fatto un gran lavoro, anche per averci offerto degli spunti qua e là nel testo e che spingono alla riflessione personale, all’approfondimento e al ragionamento di cosa sia per ciascuno di noi la Bellezza e come ognuno la sperimenti. Perlomeno per me è stato proprio così e per questo ne parlo: oltre ad essere di scorrevole lettura è anche un libro che forse fa diventare più intelligenti, ma che comunque non lascia di certo il pensiero “con le mani in mano”! Oltre alle riflessioni personali e di carattere prevalentemente filosofico che caratterizzano l’opera e che ne rappresentano l’anima nella loro originalità, il volume è anche corredato di una ricca bibliografia scientifica (in particolare di dati etnologici, etologici ed antropologici, oltre ai vari contributi delle neuroscienze); insomma, un po’ come a dire che Ferrucci ama sì il cielo e le stelle, simboli della trascendenza, ma è anche radicato a terra, a questa Terra, con i suoi dati alla mano per chiunque voglia disquisire su alcuni punti o abbia sete di concretezza. Questo libro è una proposta, un invito, un assaggio ad entrare nel mondo sublime dell’invisibile e del profondo partendo dalla realtà e trascendendola. Sta poi a noi fare il passo successivo nella nostra vita, nella nostra realtà, sperimentando in essa la Bellezza! A tal proposito, un imperativo che contraddistingue il libro è il continuo chiedersi cosa sia per ciascuno di noi la Bellezza, come la viva, dove la trova e perché. Dopotutto non va dimenticato che la bellezza è quanto più di soggettivo, quanto universale possa esistere…
E ora voglio spendere qualche parola per una mia rielaborazione personale di quei contenuti che ho interiorizzato in maniera singolare. Innanzitutto partiamo dalla novità della Bellezza: la Bellezza porta ad una scoperta, ad una nuova intelligenza, ad un nuovo modo di essere in funzione della sua profondità e molteplicità dell’essenza di ciò che è. Da questo libro ne ho tratto che la Bellezza è il valore aggiunto delle cose, mi spiego: non è la cosa in sè ad essere bella, ma una cosa tra le tante che consideriamo portatrice di Bellezza per uno o più motivi in particolare, o per quel fascino intrinseco che da essa promana, per il contesto nel quale la viviamo, e così via. La Bellezza è inafferrabile e si percepisce in un momento che è unico, irripetibile: un momento di Grazia! Per questo occorre essere pronti a riconoscerla e a recepirla, perché in caso contrario la si lascia sfuggire e si rinuncia a goderne ed il sapore della nostra vita potrebbe assumere più amare o scialbe parvenze o semplicemente mancare di qualcosa… Per questo motivo, uno dei punti che per me sono stati illuminanti e davvero portatori di significato profondo è stato il fatto che la Bellezza è connessa ad una estrema presenza nell’attimo, ad un ESSERCI con tutti sè stessi nel momento presente! La presenza è una conditio sine qua non della Bellezza. Eppure quest’ultima non può essere afferrata o ripetuta alla stessa maniera perché appunto non può essere incanalata in nulla: la natura della Bellezza è evanescente e sfuggevole. E di questo i maniaci del controllo devono esserne al corrente, pena la frustrazione. In effetti la Bellezza non fa proprio al caso di questi ultimi! Il controllo e il bisogno di sicurezza mal si conciliano con la Bellezza che sfugge da qualsiasi prigione in quanto è e vuole trovarsi dappertutto. La bellezza è onnipresente, se la sappiamo cogliere, è onnipervasiva (sempre se sappiamo vederla) e soprattutto è eterna: ciò significa che trascende le coordinate spaziali e temporali andando oltre ad esse. In tal senso la Bellezza insegna. Insegna a dare un valore alle cose, ne insegna il valore! La Bellezza ha tante qualità e forse proprio il fatto che tramite essa si possa giungere al valore delle cose è quella che più voglio sottolineare. Perchè il valore ci riporta all’essenza, al profondo, all’essere!
La Bellezza ci parla anche di autenticità e spontaneità: del resto proprio perché essa è spontanea non può essere incanalata in una pretesa di controllo o di ordine forzato. A tal proposito credo che il libro fornisca ottimi spunti per farsi una riflessione sulla differenza tra i concetti di ‘ordine’ e ‘armonia’. La Bellezza è armonia, la Bellezza trascende l’ordine del mondo ed è un concetto universale! Eppure è quanto di più reale possa esservi: sono giunta ad elaborare che la Bellezza è la più vera ed intima realtà della realtà! Lungi dall’essere idealisti e ottimisti (gli –ismi non mi piacciono), la Bellezza va riconosciuta come dato di fatto: ed ecco che l’autore cita l’esempio delle proporzioni auree, un tempo sinonimo di bellezza che si manifesta nella materia e che detiene delle “coordinate” precise di riproduzione nel mondo della materia. A tal proposito mi preme precisare che la Bellezza si manifesta nella materia, ma non ne fa parte. La Bellezza fa visita alla materia, ma poi se ne va e la saluta per dirigersi altrove! La Bellezza è nella Realtà, eppure l’autore ricorda di quanto siamo calati nella burocrazia della realtà, più che nella realtà in sé (ecco perché forse non scorgiamo la Bellezza!). In riferimento a ciò vorrei anche aggiungere che spesso la bellezza è idealizzata, è considerata come qualcosa che volutamente sta al di sopra della realtà. Però noi viviamo nella realtà: e se il voler idealizzare a tutti i costi qualcosa fungesse da velo nei confronti della Bellezza?! Perchè forse a volte la Bellezza siamo noi a volerla vedere e magari quella non è la Bellezza, ma un’illusione alla quale vogliamo affibbiare un nome diverso che non è il suo…
Le difficoltà che magari si riscontrano ogni volta che si ha a che fare con la Bellezza sono di carattere soggettivo, ovvero del modo in cui noi la recepiamo, sempre se la recepiamo! La Bellezza è Verità secondo il poeta John Keats, già, ma non secondo Ferrucci. E su questo punto, ahimè concordo con il primo e dissento con Ferrucci! Credo sia l’unico punto su cui non riesco a trovare un accordo con l’autore: c’entra forse il fatto che la mia mente non è provvista di quelle conoscenze filosofiche necessarie a fare questo salto? Molto probabile! E’ vero che i due autori appartengono a due epoche storiche ben diverse e sono due personaggi con alle spalle contesti di vita molto diversi. Ma secondo me la Bellezza, in quanto universale è portatrice di Verità. Quando ci mettiamo di mezzo il nostro giudizio, o la nostra interpretazione, oppure le nostre proiezioni e distorsioni della realtà (ahimè al giorni d’oggi sempre più comuni ed aggressive, e che non lasciano scampo), ecco che allora forse la Bellezza non è più espressione del Vero… Ma forse per questo andrebbe fatto un discorso a parte… Già perché la Verità Universale cosa è? Chi la conosce sino in fondo? Dai miei studi e da quello che ne so esistono diversi livelli di Verità e ognuno con una propria dignità. Per cui si tratta di un argomento molto complicato: eppure la Bellezza dovrebbe esprimere il Vero e la Verità. Un gesto altruistico più è vero e spontaneo, e più risulta permeato di Bellezza! Pensiamo ad esempio agli Eroi e a quanta Bellezza nelle loro gesta.
Vediamo poi che la Bellezza ha a che fare con la Bontà con l’etica, con la morale (ed in tutti questi casi è soggetta quindi a variazioni a seconda delle epoche nelle quali viene calata). Il Bello è la manifestazione del Buono e il Buono si esprime nel Bello; qui l’autore opera un’interessante analisi di quando uno dei due decide di non accompagnarsi all’altro e delle sventure che ne conseguono… Ciò che è morale, che è per il bene di tutti, che è altruistico, che porta pace ed armonia, è Bello! E anche la salvezza ci parla di Bellezza (qui devo riconoscere la presenza di cenni molto velati a Dostoevskij, del quale è celebre l’aforisma ‘la Bellezza salverà il mondo‘). Ma perché la Bellezza dovrebbe assumere anche questa funzione salvifica? Beh, da quel ne ho dedotto se la bellezza si colloca nell’invisibile e nell’eterno ci salva perché in un certo qual modo potrebbe avere delle relazioni con l’anima… Che ne pensate? Infine ho particolarmente apprezzato il tentativo di trattare i vari campi di espressione della bellezza: dalla natura, alla musica, e persino alla matematica. Già perché Ferrucci riesce a darci un’idea della Bellezza intrinseca dei numeri, su cui sinceramente non mi ero mai soffermata! A rifletterci in effetti anche la matematica ha un suo perché… anche se in effetti mi sono sentita più incline e facilitata a riconoscere la bellezza della natura e della musica, per il modo in cui ne parla e anche per le mie conoscenze pregresse, ma soprattutto per una simpatia molto forte per entrambe.
Insomma la Vera Bellezza che è oggetto della trattazione di Ferrucci non è di certo quella derivante da chirurgia estetica, ritocchi alla Photoshop, o dalla superficialità del mondo che ci circonda spinto esclusivamente da belle presentazioni (di cose o persone) accattivanti che hanno lo scopo non della verità ma della menzogna, in quanto si propongono di attrarre al fine di far spendere dei soldi al consumatore e che lasciano il tempo che trovano. La Bellezza, quella Vera, va trattata con un occhio di riguardo e soprattutto occorre saperla proteggere, oltre che riconoscere. La Bellezza è per sua natura invisibile, velata, evanescente, irripetibile, ed eterna. Se siamo consapevoli di ciò che è l’essenza della Bellezza forse potremo avvicinarci alla Bellezza dell’essenza delle cose e del mondo, delle relazioni e delle persone… E ANCHE DELLA NOSTRA VERA ESSENZA! E arrivati a questo punto, mano a mano che ci relazioniamo a questo libro e maggiormente potremmo sorprenderci nell’ampliare di pari passo la nostra concezione di Bellezza, di scoprire un nuovo rapporto con essa, e magari riuscire a percepirne la presenza dove prima c’era indifferenza!
Per me è stato molto bello leggere questo libro e ancora di più di un’utilità davvero significativa e spero sia altrettanto di ispirazione a coloro che lo leggeranno.
Alla prossima!