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Antico Testamento, armonia, avidità, bestialità, Bibbia, decadente splendore, Dio d'Israele, dualità, duplice natura, Elohim, Eloi, Herbert. G. Wells, inconscio, La macchina del tempo, Morlocchi, multidimensionalità, tenebre luminose, umanità, unità, viaggio interiore, viaggio nel tempo, viaggio nello spazio
Buongiorno,
eccomi oggi a scrivere di un romanzo di fantascienza abbastanza datato eppur quanto mai attuale per alcuni aspetti: La Macchina del Tempo di Wells. Di per sé è interessante già il solo fatto di entrare in contatto, all’interno del volume, con delle profezie passate circa come sarebbe stato il futuro dell’umanità: un tema peraltro onnipresente in film e romanzi di ogni genere che oggi si sfornano in grandi quantità. Ma più che le profezie, più o meno veritiere che siano, ciò che secondo me è degno di nota all’interno di questo libro è che tramite il pretesto della fantascienza, la quale rende tutto un po’ più possibile, viene inscenato un ragionamento su quale effettivamente sia stato lo scopo dell’umanità attuale, cosa sia successo nel passaggio che ha condotto da uno stato di cose all’altro. Ma andiamo per passaggi…
Il racconto ha per protagonista uno scienziato/inventore che mette a punto la famigerata macchina del tempo e nel momento in cui decide di verificarne l’efficacia parte per un futuro indefinito. Già qui emerge un macro tema degno di nota, ovvero un tipo di tempo unico in cui passato presente e futuro sono uniti, e per mezzo di una invenzione è possibile superare lo “scoglio” della multidimensionalità: perché se il tempo contiene più tempi, giunge anche a costituire una specie di spazio! Queste intuizioni iniziali sono secondo me molto succulente, soprattutto se indaghiamo il meccanismo per il quale la macchina del tempo funziona: essa entra in contatto con gli atomi del mondo nel quale viaggia e produce una reazione chimica… Che dire? Altri riferimenti di fisica non indifferenti e con i quali è possibile fare, secondo me, degli inaspettati collegamenti.
Ad ogni modo lo scienziato al proprio ritorno racconta ai suoi amici l’avventura del suo viaggio che lo ha condotto alla scoperta del mondo in superficie degli Eloi, e cioè degli esseri umani “evoluti” (bisogna poi capire in che senso lo siano, dato che in un passaggio lo scienziato manifesta la sensazione di esser capitato all’interno di un’umanità in declino!) che fisicamente mantengono tratti umani ma sembrano eterni bambini, vivono nella spensieratezza dell’infanzia dell’umanità, nel divertimento, nella pace e nella scarsa attività mentale, nella mancanza di qualsiasi interesse e di concentrazione, nonché definiti in termini di DECADENTE SPLENDORE. Piccola digressione: è interessante notare che il loro nome, Eloi, rimanda agli Elohim; termine che in ebraico biblico indica il nome della divinità, ed è una parola che si trova nell’Antico Testamento in riferimento al nome del dio d’Israele. Diremmo oggi che gli Eloi vivono “in armonia”, anche se in realtà non è proprio così. Infatti, se si prosegue nella lettura il protagonista scopre l’esistenza di un mondo parallelo sotterraneo popolato dai Morlocchi, bestie albine da macello allevate e “schiavizzate” dagli Eloi, e che vivono nell’oscurità e nella notte, e che sempre di notte salgono in superficie per cibarsi della carne di questi ultimi. Beh, che dire a questo punto?! Questa storia vi ricorda qualcosa? A me si. Sembra quasi che l’interpretazione di questo messaggio fatto di personaggi e figure d’invenzione letteraria ci suggerisca come l’umanità nel futuro prossimo sia destinata, secondo la visione di questo autore, a distinguersi in due razze, anche se in realtà ho fatto un po’ fatica a capire chi fossero le vere bestie… E’ una “bestia” colui che viene annichilito e relegato a schiavo e portato a comportamenti da bestia, oppure colui che mostra una facciata pacifica e spensierata ma che poi manifesta ancora la necessità di potere su altre creature? Forse gli Eloi e i Morlocchi sono semplicemente due nature diverse presenti negli esseri umani? Forse i Morlocchi sono la parte ombra degli Eloi e viceversa? O magari sono due figure che, pur venendo presentate come agli antipodi, hanno però più cose in comune di quanto si sospetti? Eppure emerge anche un discorso inerente all’evoluzione dell’umanità in ragione di alcuni fattori: la FORZA che deriva dalla NECESSITA’ e dal DOLORE, e la SICUREZZA che porta alla DEBOLEZZA. Nello specifico l’autore si riferisce agli Eloi come a creature che non manifestano necessità/bisogni, né toccate dal dolore, e che pertanto non serve siano forti. Il tipo di evoluzione della quale gli Eloi sembrano farsi portatori suggerisce un mondo armonioso e senza paura (ovvero nel quale questa è stata dimenticata). Ma in realtà i timori ci sono, eccome. La paura ancestrale infatti emerge nei confronti dei Morlocchi, rapido e scomodo riflesso dell’inconscio eloiano, deboli eppur forti, i quali con la forza reclamano ciò che gli è stato portato via…
Sta di fatto che gli avidi assassini Morlocchi, dopo aver rubato la macchina del tempo minacciano la vita del protagonista ingaggiando un inseguimento e una lotta all’ultimo sangue nella quale una Eloi sarà sacrificata. Il protagonista riuscirà a rimettere in moto la sua macchina, ma anziché ritornare indietro nel tempo si ritroverà catapultato sempre più in avanti sino a scoprire il pianeta al termine dei propri giorni privo di qualsivoglia presenza di esseri umani. Che sia davvero questo il destino dell’uomo? Che sia davvero possibile per l’uomo solcare la terra senza lasciare un’impronta autenticamente evolutiva di sé? Ed è così che termina il libro, con l’ultimo viaggio di sola andata del protagonista: “Non rimane che chiederci se un giorno ritornerà. Può darsi che sia diretto in un’età in cui gli uomini sono ancora uomini, ma gli enigmi della nostra epoca e i suoi penosi problemi sono risolti?”
L’uomo… già, che strana creatura è mai questa?! Posto all’interno del creato è colui che non ha ancora compreso ed utilizzato il dono che gli è stato fatto. Colui che ha sprecato quel dono a discapito del proprio universo e che, non è difficile da immaginare, è responsabile della disfatta del mondo con le sue creature. Secondo me, sia gli Eloi che i Morlocchi, per quanto diversi vengano presentati, incarnano entrambi l’ambizione al possesso che non porterà da nessuna parte se non all’avidità distruttiva. Perché finché si resta nella dualità c’è lotta, divisione, distruzione. Nel momento in cui non vi è più una scelta obbligata, o loro o noi, ma anzi si riconosce che loro sono noi, forse proprio allora è possibile l’unione, la comprensione dell’universo al nostro interno. E di conseguenza si rende possibile il rispetto, l’accoglienza di ciò che reputiamo estraneo a noi stessi e che invece, come per magia, ci viene da portare in noi stessi perché riconosciamo che siamo fatti di quella stessa sostanza! Giudizio… O noi, o loro. Il giudizio separa, ma l’intelletto unisce. E sempre più volte mi sono chiesta se la scarsa attività mentale degli Eloi fosse un bene oppure no… Di questi personaggi dipinti un po’ come new age viene sottolineato l’aspetto del sentire. Ma di che tipo di sentire si tratta, se poi rinnegano una parte di sé, che è la parte più bestiale, che non vogliono vedere ma che relegano nell’oscurità a servirli? I Morlocchi dal canto loro vengono dipinti come nemici, ma a ben vedere costituiscono la parte ombra non riconosciuta dell’uomo (giudicata e raffigurata come bestia inumana che vive vampirescamente nell’oscurità cibandosi di carne umana) che fa capolino in superficie risalendo il pozzo quando c’è buio e nessuno veglia…
Interessante il tema della compenetrazione dei due mondi che appaiono al lettore agli antipodi, o forse la loro relazione viene descritta in modo che la percezione del lettore sia questa. Davvero labile è il confine tra umano e bestia, quasi come se fossero talvolta facce della stessa medaglia, talaltra mondi così simili da essere indistinguibili nella loro differenza di termini. Insomma la macchina del tempo è un ingegnoso strumento di viaggio tra le passioni umane. In effetti da viaggio nel tempo esso può in realtà tramutarsi in un viaggio nel nostro spazio interiore, dagli abissi dell’inconscio per risalire alle vette del nostro splendore non decadente, ma autenticamente evolutivo! E allora servono tanti, ma tanti, auguri perché non è detto che dopotutto le tenebre non possano diventare luminose…
Buona lettura!