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blocco, compiere è divino, inerzia, moto interiore riflesso di quello esteriore, multidimensionalità e allineamento dei piani, portare a compimento un ciclo, quando l'Universo cospira in tuo favore, quantità e qualità dell'essere, realizzare un obiettivo, Realtà vs Illusione, restare a metà è umanoide, Sitra Achra, velo di Maya, vita nella terza dimensione, vittoria
Con l’apprestarsi della fine di quest’anno vorrei fare un sunto di ciò che ho acquisito e tratto dalle esperienze che esso mi ha portato. Già dal titolo potrete immaginare quanto sia stato foriero di esperienze, lotte, combattimenti, ma anche di vittorie, successi e ahimè insuccessi dai quali vanno tratti lezioni ed insegnamenti, proprio come a scuola! Il 2016 per me ha costituito un anno annoso, nel senso che ne sono successe tante che non mi sembra nemmeno sia passato un anno, ma molti anni in uno. Del resto il tempo interiore è una questione, quello della materia tutt’altra! Oppure potremmo spiegarlo in termini di illusioni, perché forse il tempo stesso è un’illusione…
Ebbene, alla fine di ogni anno sarebbe molto utile secondo me, e ammesso che già non lo facciate, stilare un elenco di tutte le esperienze da voi registrate e sperimentate, preferibilmente in ordine cronologico o di importanza (ovvero che sono state importanti per la vostra interiorità). Poi si potrebbe procedere con lo scrivere il dono che queste esperienze vi hanno concesso, magari riassumendolo con una parola. In tal modo usciranno tutti gli insegnamenti che avete ricevuto. Da questi insegnamenti poi sarebbe interessante scrivere cosa voi ne avete ricavato, e se li avete elaborati al vostro interno, come li avete vissuti e trasformati o non trasformati. Insomma, cosa vi rimane di quell’esperienza?! Siete sicuri di “avercela fatta” e di essere evoluti almeno un po’ o di averne imparato qualcosa? Notate dei cambiamenti nel vostro stato interiore? O magari tutto scorre come sempre e quell’esperienza vi ha portato solo seccature? Vi sembra di aver perso del tempo? E, in caso affermativo, perché?
Tralasciando questo piccolo suggerimento che può esservi utile per mettere nero su bianco ciò che avete vissuto, anche se in effetti ciò che scriverete sarà per forza di cose frutto di una rielaborazione di quanto vissuto (e la cosa è direttamente proporzionale al tempo intercorso tra il fatto e il momento in cui scrivete; più aspettate e più rischiate di stravolgere la vostra visione dell’evento), ora procederò ad una riflessione sui punti salienti di quest’anno per me.
Siete pronti? Via… Innanzitutto ricordo molto bene che l’inizio di quest’anno 2016 è stato per me una continuazione del precedente, insomma ho fatto parecchia fatica a distaccarmi dal vecchio ciclo. Forse perché ci sono stati pochi cambiamenti esteriori (parlo di eventi esterni) nei primi sei mesi del 2016 nella mia vita? Può darsi… O forse perché in effetti ero molto presa a concentrarmi su portare a termine di un compito iniziato quattro anni fa (un corso che ho intrapreso e che ha dato i suoi frutti all’inizio di luglio), tanto che mi sentivo attratta, polarizzata sul realizzare / concretizzare un compito, o detto in maniera più ‘zen’, “portare a compimento un ciclo“. Permettetemi una piccola digressione in merito: ci tengo. Il fatto di portare a compimento un ciclo è molto importante; lo potremmo definire anche come il fatto di portare a compimento le cose, finire quello che si è cominciato (il quale si è cominciato per una ragione che i più, il più delle volte, dimenticano!), realizzare un progetto in essere, etc. Mi voglio focalizzare su questo punto perché in effetti questo per molti è un problema e spesso ci si confronta con gli uomini rimasti a metà. A metà di cosa? A metà di un progetto, di un lavoro, di un obiettivo, di una relazione… Compiere è divino, restare a metà è umanoide. Questo è un pensiero che mai nessuno mi toglierà dalla testa! Vi ricordate il post in cui introduco la sub-razza normaloide con annesso il mondo umanoide (Perdersi nei meandri del basso: la sub-razza normaloide) ? Ebbene, forse è il caso di riprenderlo per capire a cosa mi riferisco. Ad ogni modo desidererei spiegarvi in che senso compiere è divino, mentre restare a metà è umanoide. Credo però che si intuisca piuttosto bene… Ad ogni modo, se noi siamo un riflesso di scintilla divina e la usiamo, ci muoviamo nel mondo con quella parte divina in noi, saremo portati a compiere, realizzare, costruire. Viceversa, nel momento in cui ci fermiamo, restiamo a metà, ci blocchiamo in ciò che facciamo, significa che non abbiamo, non sappiamo attingere o usare quella forza divina che ci abita da sempre e per sempre. E purtroppo questo è vero in tutti i casi di abbandoni di progetti, ogniqualvolta si fa e si disfa, o si distruggono relazioni e cose, e chi più ne ha più ne metta. Nell’ebraismo vi è un concetto molto importante in merito: la Sitra Achra, ovvero il diavolo, la visione parziale, l’Albero della Morte. In riferimento a ciò, quando qualcosa resta a metà c’è lo zampino della diabolica Sitra Achra, che rende le cose incompiute in quanto ne impedisce la realizzazione. Ma chi davvero è colui che non riesce a realizzarle? La Sitra Achra è la forza dell’inerzia, del blocco, dell’esitazione le quali sopraffanno la volontà di realizzare. Resta da chiedersi perché ciò accada… Debolezza dell’uomo? Incapacità ad attingere alla forza divina? Assenza in esso di forza divina? Assenza di volontà? Oppure volontà scarsa? Che poi l’inerzia è forza oppure debolezza (in merito ho già trattato https://mymagicportal.wordpress.com/2015/04/14/inerzia-forza-o-debolezza/)? A tutte queste domande è però possibile rispondere dicendo che il soggetto che si auto-boicotta resta comunque l’unico a poter uscire dalle sabbie mobili della Sitra Achra! Resta da chiarire come poterlo fare, che è diverso da caso a caso perché a seconda della persona ci saranno punti deboli che andranno rafforzati nel singolo, e/o barriere da abbattere e prove da affrontare.
Continuando con ciò che è accaduto in quest’anno che è appena trascorso, mi sono resa conto che più mi avvicinavo al momento della realizzazione / conclusione di quel percorso e più si verificava un’accelerazione: in termini di tempo ed energia. Insomma, dopo aver superato il blocco inerziale ed essendomi armata di volontà, impegno, energia e tanto coraggio, ad un certo punto è arrivato il momento della discesa… Discesa perché una volta vinto il blocco (e chi lo ha sperimentato può confermarlo!) è come se gli eventi (e più in generale l’Universo) ti portassero anche con una certa velocità verso la naturale realizzazione di ciò che deve verificarsi… Per forza! E è così che gli ultimi 2/3 mesi di quel ciclo li ho percepiti contraddistinti da una spinta verso la realizzazione di quell’obiettivo. E sentire questa spinta è come sentire il moto dell’Universo stesso, il moto della vita che ti porta a manifestare ciò che anni prima era solo in potenza. E la realizzazione è divina!
Dopo aver preso consapevolezza di questo moto interiore, riflesso di quello esteriore, mi sono presa un attimo di “riposo” e di ritorno alla realtà. Eh già perché forse, solo ora me ne rendo conto, il processo mi ha un pochino fagocitata e portata dove mi doveva portare. E’ vero che in esso sono entrata più in contatto con me stessa, ma d’altro canto ho anche percepito la forza inarrestabile degli eventi e dell’Universo quando essi sono dalla tua parte! E perché essi dovrebbero trovarsi dalla tua parte? A questa domanda io ho già dato risposta, ma stavolta non ve la dico… Pensate solamente perché, per quale motivo, un giorno scoprite che l’Universo vi aiuta, è dalla vostra parte, vi agevola e vi facilita nel vostro fare… E vi suggerisco solo che non si tratta di semplice caso o fortuna, ma di qualcosa di ben più divino. Per me questa ha costituito una scoperta di rara bellezza, in quanto non ero mai giunta a tale conoscenza con l’attuale consapevolezza; ho sempre ragionato a posteriori e mai in parallelo, o semplicemente essendoci e vedendomi fagocitata in un processo simile. Ed è stato irreale e sovrumano vedersi sdoppiati ma pur sempre se stessi… Tuttavia questi stati di grazia non durano che per il tempo che devono durare, e poi, se non siamo in grado di perpetuali e rinnovarli, se ne vanno coperti dal velo di Maya col quale noi abilmente vestiamo la Realtà; una realtà troppo bella che forse non vogliamo vedere perché troppo splendida per poter essere retta (?!)
Ebbene il fatto che esista questa grande illusione non ha solo a che fare coi fatti, ma anche con il tempo e lo spazio. Perché lo spazio-tempo stesso della dimensione materiale in cui viviamo è esso stesso illusione: provate ad interrogare la fisica per averne delle semplici prove! Sei mesi in questo stato per me hanno costituito una botta di vita, di consapevolezza, di rallentamento ma anche di accelerazione al tempo stesso. Gli opposti uniti… ecco la pazzia della Realtà! L’ordine caotico che si crea nell’Universo al quale abbiamo dato il nome di mistero resta la Realtà stessa, tanto magnifica quanto incomprensibile ai nostri limiti! Io mi sono persa e poi ritrovata in questo grandioso concatenarsi di eventi e di fare allo stato puro. E poi? Come è stato il ritorno alla realtà illusoria?
Purtroppo o forse per fortuna c’è stato un ritorno alla realtà illusoria dopo la conclusione del mio progetto. Non più impegnata in quel qualcosa di grandioso che ho fatto per me stessa, sono piano piano ritornata alla vita quotidiana, materiale al 90%, della terza dimensione. Ma se ci pensiamo bene viviamo in una multidimensionalità che si rende palese solo quando si sente quel click che allinea tutti i piani! Un click tanto magico, quanto effimero…
E dopo quei primi sei mesi che ho vissuto intensamente e magicamente e che hanno costituito un tempo voluminoso e lievitato grazie alla consapevolezza e presenza immesse, ne ho vissuto altrettanti accelerati che mi hanno messo alla prova. Un po’ come a dire che una metà dell’anno l’ho vissuta per me, l’altra metà l’ho vissuta per gli altri. Inutile dire che è la consapevolezza a fare la differenza! Nella seconda metà dell’anno si sono effettivamente succedute molte più cose e avvenimenti (esteriori), ma forse perché io c’ero poco (a livello interiore), quindi mi è parso di vivere la vita come se inseguissi un treno che proseguiva la sua meta a rotta di collo, e che dovevo ma non volevo prendere; insomma un po’ come quando devi per forza fare delle cose che, se dipendesse da te, non faresti mai! Il risultato?! Ho sperimentato un tempo contratto, veloce, pieno di cose da fare (esteriori), ma il cui significato (interiore) va ridotto all’osso, mentre di tempo materiale ne è stato sottratto a piene mani: insomma quello che si dice fare tanto in poco tempo, ma un tempo che ahimè non è arricchito dalla consapevolezza dell’essere! E in questo c’è ben poco di magico, eppure anche ciò costituisce la Realtà, o perlomeno una parte di essa…
Per tutti questi motivi il 2016 costituisce per me l’annoso anno: ovvero un anno che in sé mi dona una percezione estesa del tempo, proprio come se fossero passati molti anni in uno. Delle tante esperienze vissute, ad ognuna va dato un significato e ogni significato arricchisce il Sé, in un modo o nell’altro, nella dimensione spirituale oppure in quella materiale, o ancora in entrambe. Il fatto di riconoscere e capire tutto questo, ridimensionandolo e collocandolo al “giusto” posto fa parte del Lavoro che ognuno deve a se stesso, per iniziare o continuare a vivere con consapevolezza!
E voi siete pronti a mettere nero su bianco il vostro 2016? Di coraggio ne avete? E di forza?
Auguri!