Buongiorno a tutti,
ecco qui un nuovo articolo. Come saprete, soprattutto se avete letto qualche mio precedente articolo, al parlare (o scrivere) di qualcosa di inconsistente preferisco tacere. Figuriamoci se mi tocca parlare dell’inesistente! Eppure talvolta occorre parlare dell’inesistente, soprattutto quando questo qualcosa che non esiste è diventato reale in quanto ci siamo convinti che lo sia per davvero!! Inconsistente significa che non ha consistenza, ed è diverso dall’inesistente che è un concetto ben più ampio e netto. Una cosa inconsistente può tuttavia esistere, ma una cosa inesistente, non esiste e basta! Non ce ne sono di storie… l’inesistente non c’è… non esiste…è una balla che ci si è inventati, ma che non è VERA…uno spettro della mente che abbaglia e ottunde i sensi, agevolando il ruolo di Maya che col suo velo soggioga più o meno tutti su questa Terra.
Veniamo dunque al succo: oggi voglio parlare di qualcosa che non esiste. E’ possibile, vi chiederete voi… Beh, la mia risposta è: certo che è possibile, fintantoché si crede vero quel qualcosa di inesistente. Fintantoché la propria vita viene lasciata nelle mani di questo fantasma, certo che è possibile non solo parlare dell’inesistente, ma si può anche scriverne, anche agire in funzione di quel qualcosa di inesistente! Ebbene ecco a voi il senso di colpa. Il senso di colpa, o meglio la colpa, in sé, NON ESISTE. Come faccio a dirlo, vi starete chiedendo.. Potrei citare la mia esperienza, ma non vale, in quanto l’esperienza è personale e soggettiva e quindi è propria ed unica in ciascuna persona. No, diciamo che anche per esperienza, ma soprattutto da quello che mi viene messo sotto agli occhi, sotto al naso, a ciò che entra in contatto con le mie e altrui emozioni, a ciò che emerge dai comportamenti miei e degli altri, dalle mie azioni e da quelle degli altri, da tutto questo ho semplicemente riconosciuto questo dato di fatto, al quale in quanto tale non occorre credere…
Accade così che un bel giorno ci fanno credere che abbiamo sbagliato, che siamo stati noi, che è colpa nostra. Risultato?! La persona che si “prende” la colpa sta male ed agisce, così in funzione del suo star male, per placarlo, per giustificarsi, per “rimediare” ad un errore chiamato colpa, etc, etc. Questo giochetto, vista l’enorme mole di energia che scuote e che fa scaturire dal soggetto che ci casca, viene protratto per anni, decenni, secoli, millenni, decine di millenni… Sino ad arrivare ai giorni nostri! Ecco che allora non abbiamo nemmeno bisogno di aprirgli la porta perché questa è già spalancata e lui entra senza che ce ne accorgiamo…
Colpa, colpire, colpo, colpito! Hanno tutti la stessa radice, vedete come la lingua rivela le cose?! La colpa è un po’ come un colpo, è un atto di colpire l’altro con una parola, o un’azione addossandogliela contro. E’ un atto verbale (o effettivo) di violenza. Infatti si dice dare, addossare la colpa, scaricare la colpa su qualcuno. Perché chi addossa o dà la colpa infligge un colpo all’altra persona, lo vuole ferire , in quanto nel colpo intende proprio colpire il proprio bersaglio, e non ha di certo buone intenzioni! Certo, finché il bersaglio resta fermo, potrei quasi dar ragione a chi fa funzionare il proprio cervello in questi termini, ovvero quelli che regolano il meccanismo del colpevolizzare (badate bene, ho usato il condizionale: in fondo so quanto sia meschino e basso anche solo pensare di adottare un atteggiamento simile). Se proviamo a gettare il nostro sguardo al possibile “bersaglio” della situazione e a pensarlo come un oggetto immobile, allora trarremo delle logiche conclusioni, ma se di fatto quel bersaglio avesse una vita propria e non fosse disposto a starsene immobile per prendere passivamente il colpo, ma anzi, si SPOSTASSE?! Già, un bersaglio in movimento, è sempre meglio che un semplice bersaglio immobile! Però resta ancora un passo da fare: un bersaglio in movimento resta ancora un bersaglio! Occorre fare il salto di qualità, occorre cambiare modo di pensare, occorre capovolgere lo sguardo, ampliarlo e cambiare il nome ai concetti. La colpa non esiste, e allora perché le viene dato questo nome? Per confondere? Per controllare? Per manipolare?
Questo non lo so, ma so che una volta che si cambia il nome ad un concetto e gli si associa una parola che si avvicina di più al suo significato, la comprensione che se ne ha migliora, e di conseguenza avviene un effettivo cambiamento di prospettiva. Ma per riuscire a dargli un altro nome occorre aver intuito nel profondo l’essenza di quel concetto, per poi riuscire ad apportarvi una modifica nella forma. E di riflesso poi, nel pieno potenziamento di un circolo virtuoso, questa impronta data alla forma si ripercuoterà a sua volta di nuovo sul contenuto compreso nell’essenza, rafforzandone il Valore ed espandendone la comprensione dal nucleo dell’essenza verso una parte maggiore del concetto stesso, sino a comprenderlo nella sua TOTALITA’!
Vediamo allora cosa potremmo utilizzare al posto di ‘colpa’… Compito? Mmmm potrebbe essere adeguato in certi contesti… Ruolo? Si, anche questo non è male. Tuttavia, sia il compito che il ruolo non possono prescindere da un importante elemento. Quale sarà mai questo elemento che è l’essenza di ciò che noi chiamiamo colpa?! La risposta che io ho trovato vera, per me, è RESPONSABILITA’. La responsabilità è da sostituire alla parola colpa! La colpa non esiste, è un termine fazioso, di parte ed ingannevole. Va sostituito, e di corsa! Responsabilità è un termine neutro invece, che delinea una maturità e soprattutto un certo rispetto nel considerare la persona a cui viene data, attribuita. Chiamando in causa la COLPA il soggetto che dice “E’ colpa tua!” rivendica una supremazia sull’altro e si pone su di un gradino superiore, urlando con violenza e nella totale assenza di rispetto il proprio voler vedersi riconosciuto qualcosa: si tratta di una sfida a chi ha ragione e chi torto, sfida che privilegerà uno solo di questi due soggetti a discapito dell’altro. Il malcapitato lascerà al vincitore la soddisfazione, mentre su di sé sperimenterà un senso di colpa, ovvero un peso, perché sarà stato colpito dalla violenza dell’altro. La violenza è immaturità, è ignoranza, è anche vampirismo! Del resto chi ha bisogno di questi stratagemmi, anche da adulto, per sentirsi più forte?! Falso, perché a conclusione del meccanismo di colpevolizzazione avremo due perdenti. Introducendo invece la parola RESPONSABILITA’ quei due soggetti diventano adulti, perché nel rispetto e nell’umiltà c’è possibilità di confronto, i due soggetti allora posti sullo stesso piano potranno dialogare, uno riconoscendo il proprio errore qualora vi sia, o comunque trovando un punto di incontro. Del resto la frase è colpa tua è prerogativa dei bambini…e delle anime bambine (anche se preferisco parlare di individui senza-anima)!
E dunque, quali che siano le cose che vi vengono dette, di sicuro chi addossa la colpa direttamente o indirettamente a qualcun’altro è perché volendo colpire l’altro e addossandogli la colpa, e quindi sferrandogli il colpo, vuole prendere INDEBITAMENTE qualcosa all’altro (che si tratti di energia o altro). Chi invece è posto come “bersaglio” occorre che si sposi da questa posizione per lui scomoda e sconveniente. Del resto non c’è nulla di più inutile dei colpi tirati a vuoto, quando il bersaglio sembra essersi diradato, scomparso…queste situazioni lasciano sbigottiti coloro che non vedono più il proprio bersaglio designato. Essi diventano increduli, talvolta si trovano con l’amaro in bocca, che è solo la conseguenza del loro cieco comportamento privo di direzione. E’ proprio quel fallimento che si meritano! E i bersagli dovrebbero imparare a non considerarsi più tali, ma a MUOVERSI, appunto, divenendo imprendibili e conservando la loro preziosa energia per scopi evolutivi e non darla in pasto a vampiri sempre affamati che comunque non placherebbero nemmeno momentaneamente la loro fame…
Si, è proprio questo che voglio trasferire oggi a chi si sente schiacciato o confuso da questa scempiaggine a cui è stato dato il nome di ‘colpa’. La colpa non esiste e se non esiste perché continuiamo a crederci?! Beh, non è colpa nostra se ci crediamo e se siamo stati indotti a credervi, ma è nostra RESPONSABILITA’ (quella si!) svegliarci e renderci conto di essere in movimento, che ci possiamo spostare e che dobbiamo farlo per non rimanere ingabbiati nel circolo dei colpevoli-colpevolizzati. Una volta cresciuti è bene utilizzare le proprie gambe per esplorare le innumerevoli possibilità di crescita, anziché restare ancorati ai vecchi schemi che, oltre a rassicurarci un pochino di più non fanno… Andare, viaggiare, muoversi, porta sempre nuovi arricchimenti e non solo in senso fisico!
Un saluto, un abbraccio e buone considerazioni!