Buonasera a tutti,
occorre riconoscere che la società che si è venuta a creare fa molto uso della tecnologia. Per alcune persone essa risulta indispensabile, tanto da non riuscire a vivere senza, per altre essa costituisce un fronzolo col quale però hanno instaurato un rapporto di amore-odio, per altre ancora pur non essendo così indispensabile costituisce una comodità non indifferente. Sta di fatto che, indipendentemente dal nostro atteggiamento nei suoi confronti, la tecnologia ha preso piede nella vita di tutti i nostri santi giorni. Se prima (ovvero per qualche generazione fa) la rivoluzione del secolo era stata la televisione, ai giorni nostri sono pc e cellulari a farla da padrone (ma giusto per citarne solo alcuni!). E dominano la nostra società con le relative conseguenze! A cosa mi riferisco? Beh ovviamente pc e cellulari hanno esteso la loro funzione prettamente tecnica anche al campo relazionale. Prendiamo l’esempio dei social network: reti di relazioni sociali virtuali di cui ormai si è perso il controllo, alla faccia della netiquette! I social network sono, tanto per citarne alcuni, strumenti come facebook, twitter, instagram, tumblr, tsu e molti altri da nome quasi impronunciabile. Le parole d’ordine su queste piattaforme sono “condividi”, “mi piace/non mi piace” (giusto per inserirvi anche la componente del giudizio), ma soprattutto il famigerato generatore di commenti! Si salvi chi può… Beninteso che se da un lato trovo che questo sistema possa essere utile alle aziende che ne fanno uso (utile ma spesso fuorviante in quanto non del tutto uno specchio della realtà), dall’altro lo ritengo di dubbia ed alquanto oscura utilità per chi lo usa/abusa come piattaforma in cui poter esprimere un “ci sono anche io”. Del resto proviamo a chiederci quale può essere lo scopo REALE di un simile strumento!
Si potrebbe obbiettare che anche i blog facciano parte di questa categoria. Verissimo anche se la funzione e le modalità differiscono un po’: anche i blog hanno ampliato la possibilità di lasciare commenti, inserire le funzioni simili ai “social”, sebbene in maniera più finalizzata alla discussione su un argomento. Salvo poi vedere commenti chilometrici che hanno ben poca attinenza con quanto rappresenta l’oggetto del discorso! Ebbene, per me la funzione del blog è diversa, nel senso che prevede un impegno maggiore nello scrivere e nel dedicarsi a ciò che si scrive. Poi ovviamente c’è chi lo fa per passione e chi invece per lavoro. Anche qui occorre saper distinguere… Su un blog devi comunque spendere un po’ di tempo a leggere, devi prestare più attenzione agli argomenti che vengono sviluppati di volta in volta e, a meno che tu non sia il classico utente che commenta per il gusto di crear polemica (per i quali esiste comunque sempre la moderazione, la cancellazione e la segnalazione), gli interventi possono essere davvero costruttivi e servono ad ampliare le possibilità di crescita. Ovviamente questo che ho appena proposto è un modo per vedere e considerare il blog ed è anche l’intento che mi ha spinto a realizzare il mio. Perché forse tutto dipende da come lo si usa. Facebook ad esempio è di utilizzo più immediato, anche lì possiamo pubblicare post e diffonderli ad un numero esponenziale di persone alla velocità della luce, ma credo che spesso l’immediatezza non sia la scelta migliore… Talvolta l’immediatezza conduce inevitabilmente a lapsus… E alla perdita di memoria, oltre che di valore!
Fatta questa precisazione ritorniamo a ciò che mi preme trattare e cioè il lato negativo dei “social”. Indipendentemente da come consideri questa specie di “strumento”, c’è da riconoscere che la promiscuità nei rapporti sociali non porta sempre a cose positive, soprattutto nel caso in cui tu non sappia chi è il tuo vicino di mouse! La rete virtuale se da un lato detiene il pregio di azzerare le coordinate spazio-temporali, dall’altro abbatte anche le barriere interpersonali, i cosiddetti filtri, valori, remore, timori, nel relazionarsi con un’altra persona. Insomma diventa molto più facile rivolgersi agli altri visti come un commento, delle parole scritte, anziché nella loro forma incarnata e tridimensionale. Una foto del profilo buttatà lì, scelta tra quelle più “fighe” o addirittura fasulla nei riguardi della propria identità fisica… Ecco cosa sei per un social… Niente più… Ed ecco cosa sei per gli utenti: niente più! Insomma sui social hai la possibilità di avvicinare persone che nella terza dimensione non ti salterebbe in mente nemmeno di guardare! Ecco un altro messaggio del social che non condivido: l’importanza dell’immagine! Un’immagine fasulla, peraltro. Immagine unita all’elogio della superficialità e della limitazione. Ma cosa è? La fiera dell’illusione, dell’ignoranza e della stupidità riunite?
Ma io mi chiedo, con tutto questo aumento demografico esponenziale perché i social? Non ne abbiamo forse già abbastanza del vicino rompipalle? Dell’amico/a o dell’ex che ci perseguita ovunque andiamo? Non ne abbiamo abbastanza delle persone attorno a noi? N.B.: non mi riferisco al fatto che andrebbe elogiata la misantropia, ma voglio precisare che l’abuso di queste piattaforme cela dietro di sé un marasma di merda. Si, avete letto bene: si tratta di merda a palate! Nello specifico la merda che si getta nell’alimentatore dei social è perlopiù l’emozione condita di pensieri per poterla esprimere e che poi fuoriesce nel famigerato “commento”. Ma c’è proprio bisogno di commentare? Sempre e comunque? C’è proprio bisogno di far capire all’altro come davvero la pensi, che sia o meno un tuo autentico pensiero? C’è proprio bigsogno di inquinare anche l’etere, oltre già ad aver inquinato l’ambiente? Beh a fronte di queste domande ciò che mi viene da dire è che i social spesso riflettono molti bisogni malati di dare sfogo a chissà quali frustrazioni. Bisogni malati di credersi chissà chi, con la pretesa che anche gli altri ci credano. Il bisogno di mettersi in mostra. Insomma i bisogni malati a cui queste piattaforme permettono l’accesso sono tanti, troppi. In effetti, pensate a tutti i bisogni dell’umanità e moltiplicateli per il numero di persone che ad essi danno sfogo… 3, 2, 1… Booooommm! Altro che fungo atomico!
Ma la cosa che dovrebbe fare ancor più riflettere è che non solo permettono di far fuoriuscire queste piattaforme di commenti e giudizi gratuiti. Infatti mi sembra che abbiano anche la funzione di fomentare dei pensieri malsani, dei modi di pensare innaturali e strani. In questo caso il problema è che il contatto essendo promiscuo infetta una quantità di persone esponenziale, a meno che ovviamente non siate disiscritti da questi “elargitori di merda gratuita”. Oltre a questo ho notato anche l’emergere di comportamenti strani in chi oggi è più esposto a questa forma di socializzazione, ovvero i più giovani. Devo riconoscere che ne sono grandemente polarizzati, attratti, quasi, come dire… IPNOTIZZATI! Tanti giovanissimi giungono persino a scambiare la realtà quotidiana con la vita sui social. Del resto cosa ti richiede? All’apparenza pochissimo: un pc o un cellulare, una connessione e del tempo. A ben vedere se approfondiamo la questione del tempo potremmo considerare il fatto che ci sono persone che passano giornate attaccate, ciucciate dalla forza di polarizzazione che queste macchine infernali manifestano nei loro confronti. E la loro volontà? E le loro azioni? E il loro tempo, che non riavranno più, assieme alla loro energia? Perché tutto questo? Perché giungere a lasciarsi vivere da un social? Lasciarsi vivere da una relatà immaginaria parallela… Forse perché la vita quotidiana viene vista come qualcosa di troppo scontato per qualcuno, o di troppo brutto e insoddisfacente per altri. I social del resto possono venir abusati anche con la scusa dello svago sino a diventarne dipendenti. E la dipendenza da una macchina è pur sempre una dipendenza! E in quanto tale una malattia che va curata!
Dove sta il problema? Nella quantità… Il numero di persone che vede quella che io chiamo dipendenza da social come un semplice svago e una routine (va di moda l’inglese, che ci posso fare?!) è ESPONENZIALE. Il rapporto è più o meno 3000000000000 : 1. Ho reso l’idea? La conseguenza di una così massiccia diffusione è che poi la gente lo crede normale. Insomma più una cosa è diffusa più viene considerata normale per quanto in realtà sia bizzarra o sbagliata. L’inquinamento psicologico di tutti i commenti che leggiamo e con i quali ci sentiamo o meno in risonanza ci entra dentro e ci infetta nel profondo senza che ce ne accorgiamo. E per questo tipo di infezione non esiste la cura, se non un bravo psichiatra che forse farà ancora più danni. Insomma, con la psicologia non si dovrebbe scherzare e il fatto di indottrinare in codesta maniera un’intera generazione mi lascia davvero allibita.
Io speriamo che me la cavo… e magari non solo io!
Alla prossima!