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appiattimento, discrimine tra vita e morte, ego, finchè ego non ci separi, finchè morte non ci separi, lavoro su di sè, personalità, visione, vita e morte, zona di comfort
Buongiorno,
rieccomi con un nuovo post che in realtà vuole richiamare alla memoria la fatidica frase che si pronuncia a cospetto divino in ogni matrimonio che si rispetti, “finché morte non ci separi”. La morte fisica (e questo mi stupisce non poco) viene considerata quasi un motivo di separazione, quando in realtà, parlando di ‘divino’ si sa benissimo che tutto è uno e la separazione non è che un’illusione. Eppure in queste unioni in cui due persone si giurano eterno amore l’eternità non è contemplata. Pensateci: cosa può valere qualcosa se una causa fisica è sufficiente a distruggerla, frantumarla o separarla in pezzi? Fatta questa premessa sul significato di morte e separazione, nonché dell’importanza che questa frase assegna a quest’ultima, mi viene da dire la mia.
Come ben sapete non ho remore e mai ne ho avute a parlare di Sorella Morte, come la chiamava San Francesco. La morte fa parte della vita e le è sorella, per cui non c’è motivo di temerla, tantomeno di evitarla. E’ un’esperienza, forse la più estrema e comunque l’unica, dalla quale non si ritorna a raccontare come è stata e cosa è avvenuto. Ma c’è una cosa invece che non fa parte del processo della vita, della natura umana, anche se siamo portati forse a credere il contrario… Sto parlando dell’ego. L’ego è quella parte dell’uomo che spesso, nello specifico ogni volta che le viene concesso troppo spazio, tende a prendersi tutto dell’uomo. L’ego è quella parte che i saggi ci intimano di trasmutare e non per irragionevoli motivi. L’ego è quella parte che in noi deve morire per lasciare spazio a chi siamo veramente… Quanti lo hanno compreso? Quanti stanno facendo sforzi in direzione di trasmutarlo? L’ego è quando vai a fare la spesa e c’è la coda, e ti lamenti. L’ego è quando uno sconosciuto ti insulta e tu vuoi dimostrarti più forte di lui ,e lo insulti a tua volta. L’ego offusca la verità, appanna la visione. Eppure è considerato personalità. E senza personalità a questo mondo sembrerebbe quasi che tu non sia nessuno… E’ vero? O forse sembra solamente così…
Resta il fatto che l’ego è la prova visibile di una separazione. L’ego è separazione! Capite che se vogliamo diventare uno in noi stessi e quindi diventare quel nucleo di anima presente in noi dobbiamo lavorare sull’ego? Chiamatelo pure lavoro di integrazione di aspetti, di parti di voi; sta di fatto che le cose non cambiano. L’ego va trasmutato e in fretta. Perché? Perché è causa dell’ego, e quindi a causa nostra, se le cose ci vanno male, se ciò che facciamo è privo di senso, se la nostra vita è priva di senso. Viviamo nell’ego dalla mattina alla sera senza chiederci il perché delle cose che facciamo e di come le facciamo. Non ci rendiamo conto che cambiando qualcosa in noi possiamo effettivamente operare ripercussioni in altri ambiti della nostra vita. Anzi; facciamo tutto quello che fanno gli altri e nello stesso modo, eppur credendo di essere diversi. Perché? Forse perché abbiamo un disperato bisogno di distinguerci dalla massa lo facciamo alla bell’e meglio o semplicemente per reazione? Non avete mai pensato che forse non è necessario distinguersi perché già siamo diversi, ma il punto è che non siamo in grado di riconoscere la prerogativa della nostra unicità?! Le relazioni, anche quelle più belle, finiscono sempre per colpa dell’ego che magari vuole prevalere su un amico che ormai ci ha stufato con i suoi sermoni o con il suo rivelarsi migliore di noi o ancora con il non darci quello che noi pretendiamo da lui e/o viceversa. Nelle relazioni di coppia si può arrivare a lasciare un partner per far prevalere il proprio ego su quello dell’altro; ed ecco dunque che si sentono frasi del tipo “ti credevo diversa/o”, “sono cambiata/o e ho bisogno di qualcosa di nuovo”, etc, etc. Perché l’ego è anche ricettacolo di invidia, gelosia, impazienza, orgoglio, mancanza di fiducia e di visione… Non da ultimo ospita la più pericolosa emozione: la paura. Paura di stare da soli, paura di non essere all’altezza, di non essere abbastanza, etc. In definitiva però la presenza di tutto questo ego ci impedisce di guardarci per ciò che siamo realmente e profondamente. Per questo dovremmo progressivamente imparare a sottrargli sempre più spazio o perlomeno a non alimentarlo.
Se è vero che l’ego separa, va anche detto che l’anima unisce. Il problema è che siamo più in contatto con il primo che con la seconda! Pertanto capite che anche in un matrimonio non è la morte a separare due individui, bensì l’ego. L’ego porta a far morire le relazioni ancor prima che possano entrare nella fase della loro piena fioritura. L’ego separa, o meglio, pretende di darci l’illusione che ciò sia possibile. Perché in realtà tutto è connesso a tutto da fili sottili e invisibili. L’ego ci accieca: è come una barriera che si frappone tra di noi e quei collegamenti con il mondo e le persone che ci stanno attorno, trattenendoci nella nostra bolla limitata. L’ego porta due individui a logorarsi in una relazione che magari dura una vita perché entrambi non trovano il coraggio di separarsi o non lo vogliono fare per motivi di orgoglio. Ma l’anima magari già se ne è andata da qualche altra parte lasciando nel pantano di quella relazione una personalità non degna di venire integrata nell’io più sublime; e a quel punto non c’è possibile evoluzione, perché la separazione ci parla di incompletezza, dello sprecare la propria vita. Ed è così che certe persone preferiscono crogiolarsi nell’infelicità che l’ego dona loro come amaro regalo dell’inedia che provano verso l’anima. Caspita, l’anima è vita, e richiede che la si faccia vivere! E, dal canto suo, la vita è dinamismo, cambiamento, accettazione, sofferenza, dolore, gioia, e soprattutto EVOLUZIONE. Ma MAI appiattimento in un’abitudine e sicurezza.
E’ a tal proposito che occorre fare chiarezza tra sicurezza e fiducia; il falso senso di sicurezza non è altro che un attaccamento ad un qualcosa che si ha per paura che senza di esso non si riesca a vivere. Quel tipo di sicurezza dato dal persistere nella zona di comfort è illusorio e non evolutivo, in quanto stagnante. Di conseguenza, proprio perché stagnante prima o poi sfiancherà l’anima. All’anima piace invece l’avventura, l’evoluzione, lo spingersi oltre i limiti che ci sono, il mettersi alla prova, non per incoscienza (può mai esistere un’anima incosciente?!) ma semmai per crescere, acquisire esperienza e valore. Ed è forse qui che sta il discrimine tra la vita e la morte: vivi nell’anima, e muori nell’ego. Quest’ultimo è proprio l’anticamera di una morte in vita alla quale ci si vota ogni volta che si rinuncia ad esperire le prove della vita, ogni volta che ci si sottrae a quello che la vita ci chiede. Vita e anima richiedono molto perché in realtà danno, di ritorno, qualcosa di impagabile. Ovvio che se vogliamo votarci all’ego e alle sue dinamiche ci imprigioneremo in un labirinto senza via d’uscita che risiede nel comfort di una vita che non si vuole vivere.
E la vostra vita da cosa è contrassegnata? A chi/cosa avete preferito votarvi? Quali sono i vostri scopi di Lavoro su voi stessi? E’ bene chiarirlo, prima che la voce dell’ego sopraggiunga con la sua minaccia di separazione dal vostro vero io e/o prima ancora che voi cadiate inesorabilmente come delle pere cotte inconsapevoli nella sua trappola famelica.
Alla prossima!