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anima, castrazione, consapevolezza, dolore, lunedì, novità, onestà con se stessi, prontezza, riflessioni, sapienza, sentire, sindrome del lunedì, vedere con occhi nuovi, vivere
Buon giorno e buon lunedì a tutti!
Come avrete notato è parecchio tempo che non vi scrivo, ma rieccomi… Chi mi conosce sa che sbuco nel momento in cui ho qualcosa di impellente da scrivere e, sebbene abbia molto da condividere, in questi mesi ho avuto molto su cui “lavorare”. E, di conseguenza, ora ho abbastanza di cui parlare!
Bando alle ciance veniamo al titolo del post che oggi voglio proporvi. La sindrome del lunedì… Chi ne ha mai sentito parlare? Chi ne “soffre”? Chi la conosce bene oppure a malapena? Chi ha mai usato questo termine nei propri deliri o capolavori verbali? Ebbene, che tu sia ricco o povero, felice o infelice, soddisfatto o insoddisfatto, se ti trovi sul Pianeta Terra in quest’epoca attuale (e cioè alla soglia degli anni 2.000 d. C e seguenti) una cosa è certa: almeno una volta nella vita avrai sentito parlare voci e volti riferiti al “maledetto lunedì”. Girando per città e paesi, vedi volti sofferenti che nemmeno un piagnone, voci piene di aggressività lamentosa, cantilene che nemmeno le litanìe superano, e così via. Il panorama che ci si para innanzi ogni lunedì assume davvero i tratti del tragicomico. Forse più tragico che comico, ma del resto dipende dai punti di vista. Ebbene, perchè tutto questo odio? Perchè tutta questa avversione per ciò che, dopotutto, è un semplice giorno? Perchè?
Personalmente ho risentito di questo che sembra essere uno stato d’animo collettivo, ovvero della sindrome del lunedì, quando ovviamente ero immersa anche io nei ritmi scanditi per le masse, ovvero quando andavo a scuola. Sapete la scuola dell’obbligo, così come tutto ciò che sembra un obbligo (il lavoro, i figli, le istituzioni, la burocrazia, la sanità, etc), è una vera castrazione per l’essere umano; immaginatevi, un’anima eterna sballottata nei ritmi terricoli e materiali di una frenesia che non le lascia spazio per essere, perchè deve accondiscendere ai bisogni di qualcun altro o di qualcos’altro ai fini ultimi della sopravvivenza materiale. Dall’università in poi per me è iniziato a cambiare qualcosa. Forse la percezione, o magari la consapevolezza. Oppure è avvenuta una specie di ampliamento percettivo che mi faceva sentire stretto quel limite del lunedì imposto per tutti. Perchè spesso l’ambiente in cui sei ti fa credere che, per essere normale, e cioè normalizzato, ovvero come tutti gli altri (e quindi terricolizzato), devi agire e pensare come tutti gli altri. E così ti appiattisci e castri ciò che sei, rinunci ad essere te stesso utilizzando come preghiera il maledetto mantra che recita che il lunedì è un giorno maledetto. Ma per me, grazie a Dio o grazie a d’Io, è avvenuta una specie di presa di coscienza; e se il lunedì fosse la proiezione dell’incapacità della maggioranza delle persone di fare i conti con gli “inizi” della propria vita? Se questo giorno fosse in realtà un capro espiatorio, una piccola ma visibile manifestazione di una realtà più profonda che riflette gli irrisolti di molti di noi (e che questi molti di noi non vogliono vedere)? In effetti cosa è il lunedì se non il primo giorno della settimana?! Che colpa ne ha se arriva per primo, quando noi non siamo pronti?
Il lunedì è sempre lì ad aspettarci. Ogni settimana con occhi nuovi. Eppure in tantissimi lo ignorano, lo snobbano, lo maledicono, preferirebbero farne a meno. Ma cosa è la vita senza un inizio? Cosa è la vita senza un lunedì?
Il lunedì, per come la vedo io, è un giorno come tanti altri. Anche gli altri giorno sono, di per sè, neutri. Ciò che dà loro una valenza è lo stato emotivo dei quali li carichiamo. Il giudizio che li appesantisce e li deforma. Li abbruttisce, in un certo senso. Per questo tutto ciò mi porta a riflettere sull’emotività del genere umano che affibbia al lunedì una valenza non reale, che è altresì una proiezione delle loro emozioni basse. Perchè la pesatezza della materia trascina sempre verso il basso.
Come è la nostra vita? Di cosa è fatta la nostra vita? Come sono i nostri lunedì? Secondo me rispondendo a queste semplici domande senza scuse, ma volendo trovare il tempo per guardarsi dentro, troveremo le risposte. Risposte diverse e personali per ciascuno di noi. Che poi non vogliamo ascoltare ciò che queste risposte hanno da dirci è un altro discorso. L’onestà con se stessi però la si conquista con tanto sudore. E con tanta voglia di mettersi in discussione, senza risparmiarsi il dolore; dolore per la volontà di distaccarsi da un sistema marcio che vuole che il lunedì tutti, come bravi automi, la pensiamo allo stesso modo. La consapevolezza passa attraverso il dolore; il dolore della presa di coscienza che è necessario distaccarsi da quelle rassicuranti menzogne che ci hanno fatto credere che il lunedì tutti dobbiamo per forza lamentarci. Ma lamentarci di cosa, se ad ogni nuovo inizio di settimana possiamo davvero trovare nuove opportunità?
Eppure forse proprio in questo sta il dilemma: la novità e la prontezza (due qualità imprescindibili per un lavoro che si rispetti su di sè). Sappiamo avere occhi nuovi? Abbiamo sviluppato questa qualità che ci permette di trovare l’inaspettato? Abbiamo sviluppato la presenza per poter vedere ciò che abbiamo sotto gli occhi e che è nuovo ogni volta? Siamo pronti per cogliere la vita? Sappiamo cogliere la vita? E con essa il significato del lunedì, per ciò che è?
Di nuovo buon lunedì a tutti, alla prossima!