Rieccomi di nuovo...
dopo una lunga assenza in cui spero di aver maturato dei pensieri costruttivi per me e gli altri sono ritornata a scrivervi….e a riprendere il bellissimo argomento a puntate che ho deciso di discutere. Nell’ultima puntata vi ho lasciato con l’esempio del signor Ugo, incapace di dire di no, e per questo schiavo dei propri meccanismi interiori. Vi ho inoltre indicato il primo passo da compiere per svincolarsi dai propri automatismi ed essere liberi di RISPONDERE AD UN EVENTO, e non ESSERE COSTRETTI A REAGIRVI. La modalità con cui attuarlo, che in parte vi ho indicato, consta di due capisaldi gurdjieffiani (per chi non lo conoscesse Gurdjieff è un Grande Maestro di Quarta Via che insiste proprio su questi due punti, quali modalità primarie che aprono ad una possibile evoluzione; in un secondo tempo vi metterò a disposizione alcuni appunti di approfondimento, se vi interessa); questi due capisaldi sono la PRESENZA E il NON GIUDIZIO.
A questo punto voglio precisare alcune cose in merito a queste due modalità di azione su di sé, dato che praticamente sono due punti che sempre e per sempre (perlomeno finché esisterà l’essere umano) sono oggetto di inesauribili e prolifiche discussioni/interpretazioni, per quanto non vi sia nulla da interpretare, né tanto meno da discutere. Semmai c’è qualcosa da RICONOSCERE! Ad ogni modo, essere presenti significa innanzitutto Essere, esserCi con tutto il proprio essere. Di cosa siamo fatti? Non siamo solo fatti della materia dei sogni (come il buon Shakespeare aveva partorito dalla sua fervida creatività); concretamente siamo FISICITA’, EMOZIONI, PENSIERO. Bene, essere presenti con tutte queste parti contemporaneamente, cosa vuol dire? Riprendiamo l’esempio del signor Ugo. Nel momento in cui, dopo l’ennesima volta gli chiedono dei favori inizia a sudare, gli viene la tachicardia, balbetta magari…beh e tutto ciò, cosa è, se non manifestazioni FISICHE di una sua reazione?! Ma andiamo avanti… sentirà dentro di sé un certo disagio, ovvero una spinta al rifiuto che lo trascinerà da un lato e dall’altro; questo dissidio cosa altro è, se non EMOZIONE?! All’inizio non capisce perché sta male INTERIORMENTE, ma poi inizia a rivangare qualcosa con la mente: se accetterà di fare un favore ad una persona, allora succederà questo e quest’altro, se si rifiuterà allora le conseguenze saranno altre… ecco infine il PENSIERO che gli fa comparare le esperienze già vissute, mettendolo in guardia per questa che si deve ancora verificare! E il povero Ugo sarà trascinato da due spinte contrastanti che lo divideranno in due, come una mela!
Il signor Ugo deve quindi imparare a stare presente contemporaneamente a tutte queste sue manifestazioni ai vari livelli, per prendere dati su di sé, sui propri meccanismi e poi attuare una strategia d’attacco alla reazione! Vi piace come nome di battaglia?! Una strategia di attacco alla reazione! Ecco la PRESENZA, la presenza è un riconoscere, vedere le proprie manifestazioni per quello che sono (né di più né di meno), vedere ciò che esce da noi, come reagiamo a ciò che ci capita. Se si persiste in questo tipo di osservazione, si andrà sempre più in profondità e l’importanza di OSSERVARE è primaria,imprescindibile; insomma, è davvero il punto di partenza. Ovviamente all’inizio e per alcune persone non si riuscirà a vedere tutto, perché si VEDE nella misura in cui si è pronti a VEDERE.
Secondo punto, il non giudizio. Per fare una vera OSSERVAZIONE è necessario essere liberi dal giudizio si dà il caso che la vera osservazione sia NEUTRA. Ma come si fa a liberarsi dal giudizio? Eh bella domanda! Questa le supera davvero tutte, forse… Beh diciamo che, come molte cose di cui vi parlo anche questa va sperimentata personalmente e calibrata su di sé; ognuno è diverso e quindi avrà diverse necessità, punti di forza e di debolezza. Ad ogni modo il giudizio è una di quelle cose che rendono l’apparato psicofisico di un uomo, inabile a rendersi Uomo ( in pratica non gli consentono di lavorare al 100% delle proprie capacità). Il giudizio non è il discernimento o un semplice paragone, ma molto di più! Il giudizio è un paragone falsato e, ATTENZIONE!, può essere anche fatto in positivo, nulla toglie che resti sempre giudizio! Se mi compro una maglietta che mi piace e vado a sbandierare ai quattro venti esprimendo quanto sia CARINA, ADORABILE, FANTASMAGORICA, INCREDIBILE, INSUPERABILE, PUCCIOSA, ETC ETC… allora sto dando un giudizio! Se dico che mi piace è un conto, altrimenti non posso generalizzare un concetto che è così PER ME (quindi relativo)! Certo si potrebbe obbiettare che è ovvio che mi esprimo così perché la maglietta è carina PER ME, ma le ovvietà non possono esistere quando si parla di PRESENZA E DI OSSERVAZIONE. La presenza e l’osservazione sono gli ammazzavampiri, mentre le ovvietà sono i vampiri stessi, che vanno debellati al nostro interno e non lasciati lì a fare le nanne! Dando sempre le cose per scontate ed ovvie le si tralascia, le si trascura, si resta nel regno della superficie. No, le ovvietà non sono parte dei nostri obiettivi.
Ritornando al discorso del giudizio, esso non è solo di tipo positivo, anzi, quello che vanta maggiormente il titolo di Giudizio per eccellenza è proprio quello inteso in senso negativo! Il punto è che ci resta più impresso il giudizio volto al negativo, rispetto a quello volto al positivo, perché è il giudizio negativo che va a gettar fango sul nostro ego o sulla nostra autostima, e all’uomo non piace perdere una maschera così cara agli altri, per costruire la quale gli ci è voluta una vita!
“Nella misura in cui giudicherete sarete giudicati” cita uno dei passi del Vangelo; bella scoperta! Cosa significa alla luce di questo discorso?! Significa che, più grande è il mio giudizio e più mi auto-giudicherò (oltre che giudicare gli altri); in questo modo la mia vita sarà un inferno! E’ possibile vivere una vita nel giudizio? Ma perché c’è tutto questo bisogno di giudicare? Perché sin dalla tenera età ci viene insegnato a giudicare? Perché facciamo così fatica a liberarcene? Perché non ci siamo mai opposti a questa dittatura della coscienza? Beh il giudizio, come direbbe qualcuno, è tanta roba! Ci viene instillato (per lo più dai genitori in buona fede, e dalla società in malafede) sin dall’infanzia perché da bambini siamo più ricettivi ed assorbiamo tutto senza filtri, ma in maniera molto pura, di modo che la tendenza attecchisce prima e con una consistenza massiccia e solida da farcela considerare una parte integrante di noi stessi. Il pericolo più grande è che il giudizio falsa la realtà al punto che ci fa vedere il mondo in modo parziale, ci rende succubi di scelte altrui, ci impedisce di sperimentare, ci LIMITA! E noi finiamo col credere che queste limitazioni siano il nostro pensiero e costituiscano il nostro modo di essere!!! Ma per l’evoluzione non è utile anche questa limitazione, oltre a tutte le altre che ci portiamo dietro, e la difficoltà che abbiamo nel liberarcene è uno dei maggiori indicatori del livello al quale ci troviamo.
Il giudizio o auto-giudizio è quello che fa dire al signor Ugo, “manderò giù anche questa, gli farò questo favore del cavolo, perché altrimenti CHISSA’ COSA RISULTERO’ ESSERE AI SUOI OCCHI!!” (ai suoi, o ai miei? no, parliamone, riflettiamoci!) Beh capite che se abbiamo problemi di questo tipo, e cioè il problema del reagire come gli altri vogliono, non reagiremo mai come VORREMMO nella nostra natura più intima. In questo modo scegliamo di essere schiavi degli altri e rinunciamo alla nostra volontà…ah, se solo avessimo un po’ più forza interiore e meno giudizio!Eh si, perché prima si agisce per sbarazzarsi di esso e meglio sarà per noi (ma OVVIAMENTE, tutto dipende dal grado di urgenza che ha la ricerca di ciascuno di noi!).
– SEGUE