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Buon giorno a tutti e buon venerdì,

oggi si parte con una recensione di questo libro che ho letto in tempi record. Sarà la scorrevolezza dovuta sicuramente all’abilità dell’autore, noto blogger di successo, sarà il mio interesse per l’argomento, il mio bisogno di approfondire, o tutte queste 3 variabili unite, sta di fatto che in pochi giorni me lo sono divorato.

All’inizio ero piuttosto scettica riguardo al titolo, che sinceramente ho reputato essere l’ennesima trovata pubblicitaria per accalappiare quanto più pubblico possibile. Scelta che trovo molto discutibile, ma che sinceramente, dopo la lettura è passata in secondo piano, perchè secondo me il libro merita a dispetto di “come” si presenta. A dispetto anche di una copertina semplicissima eppure eloquente, bianca con due bocce di vetro, una vuota e l’altra piena di pesci in cui un pesce osa slegarsi dai suo simili per volare nella boccia vuota, l’ho trovato un libro ricco di spunti da approfondire e pochi concetti spiegati in maniera chiara ed inequivocabile con parecchi esempi tratti dalla vita stessa dell’autore.

Non è un libro impegnativo dal punto di vista intellettuale (lo può leggere davvero chiunque), eppure non è banale, ma semplicemente utile e chiaro che può concretamente aiutare una persona ad ampliare la propria visione del mondo, a ridimensionarla, a trovare la propria posizione e a dare la giusta priorità ed importanza alle cose. Per esempio, quanto tempo sprechiamo in cose che non ci portano da nessuna parte? Perchè non abbiamo successo? Perchè sprechiamo il nostro tempo dietro ad eventi, cose e persone che non lo meritano? C’è un segreto (o magari più segreti) che ci possono indirizzare sulla giusta strada da prendere? Cosa ci occorre per essere sicuri di abbracciare la nostra strada e avere successo (ossia essere felici ed appagati di noi stessi)?

Ebbene Manson cita un serie di concetti che forse si danno spesso per scontati ma che magari lo sono perchè dimentichiamo di metterli in pratica. Ad esempio il fatto di partire dai nostri valori! Il sistema di valori è ciò di quanto più importante esista perchè è quello il punto di partenza in base al quale una persona può valutare il proprio successo. Ma se i valori non sono misurabili, controllabili e sono costantemente alla mercé di altri, cosa accade? E’ essenziale, a tal proposito, scegliersi dei valori che siano misurabili, controllabili, e soprattutto per noi reali. E a tale scopo l’autore cita l’influenza malsana dei social media che dirigono la nostra volontà e i nostri obiettivi verso un futuro di insoddisfazione e insuccesso come persone; se io vedo costantemente la vita “perfetta” degli altri sui social media, quale potrà essere per me l’idea di benessere e felicità che posso farmi, se mi baso su un qualcosa di esterno (e cioè la vita degli altri)? I social media innescano anche il meccanismo dell’attirare attenzione (esattamente il concetto opposto di successo), tema su cui peraltro avevo già in parte avuto modo di riflettere. Avete mai notato che tutto questo mostrarsi sui social, gridare mascherati per mezzo di post fatti da altri, lanciare “frecciatine” comunicando mediante gli stessi, altro non è che un grido allo scopo di farvi notare? E anche di far notare i vostri problemi… Spesso quando incontro una persona nuova e poi ne aggiungo il profilo sul social non riesco a capire dove stia la realtà; per come l’ho conosciuta dal vivo sembra una persona piuttosto mediocre, ma caspita che scatenarsi che fa nel mondo virtuale! Perchè sul social tutto è come tu vuoi che sia. Sul social tu mostri ciò che vuoi, che vorresti che fosse, che puoi modificare, occultare, migliorare, deformare a tuo piacimento. Con un lamento scritto o espresso tramite immagini puoi attirare la curiosità di un tuo spasimante o del pettegolo di turno, anche se di certo non è il numero di seguaci e di approvazioni virtuali che decreta il tuo successo come persona. Perchè il vero banco di prova del tuo reale successo è proprio la realtà, nel suo divincolarsi in processi. Quante sedicenti blogger, manager di successo, uomini d’affari che tali si pongono su Internet nella realtà sono delle mantenute/i che vivono come parassiti o che, per mantenersi, fanno altri lavori ai limiti del legale? Uno schermo non è la realtà, e questo la dice lunga anche dell’autore di questo libro che, pur lavorandoci, non ha remore nel riconoscere di che pasta è fatto il mondo virtuale.

Bene, oltre ai valori, cos’altro conta per avere successo? All’inizio Manson sostiene che “la chiave per il successo non è sbattersi di più, ma sbattersi per ciò che è veramente importante, vero ed immediato“. In sostanza chiama in causa ancora una volta la concretezza degli effetti nella realtà che sperimentiamo e il concetto che “meno è di più”. Basta dispersione. Occorre concentrazione e impegno su un obiettivo preciso e legato ai nostri valori. Se voglio dimagrire devo concentrarmi sulla realtà: il mio reale peso. Inoltre devo considerare le mie reali possibilità di poter seguire un allenamento e una dieta con costanza. E farlo. Per un mese, due, tre, etc.. Con determinazione, costanza, e soprattutto la passione per il processo. Perchè se la vita è uno scorrere (di esperienze, momenti, tempo, etc.), che senso ha essere ossessionati da un obiettivo senza poi vivere la vita stessa?! Innamorarsi del processo è un po’ come vivere e apprezzare la vita mentre di fondo non ci si dimentica dell’obiettivo che ci si è prefissati.

Manson non vuole addolcire la pillola, perchè nella vita tutti siamo costretti in un modo o nell’altro a mandarla giù. E’ la pillola amara del dolore e della sofferenza, sempre e comunque presenti e necessari. Addirittura l’autore ci fa riflettere su come l’autostima sia proprio il prodotto del nostro superamento delle esperienze negative. Non c’è vita senza sofferenza e senza dolore, per cui, benvenuto nel mondo reale. Il dolore fa parte della vita e se vuoi vivere, un po’ ne dovrai provare. Ma puoi anche scegliere talvolta quale dolore sei disposto a tollerare. Ad esempio per me farmi lunghi chilometri in macchina per andare ad un seminario, al lavoro o in gita con gli amici non è assolutamente un problema, anzi. Certo, nei casi più tragici e cioè alla lunga, mantenere certi ritmi diventa un po’ una seccatura, ma è un qualcosa che non mi pesa, mentre magari per altre persone potrebbe costituire un ostacolo insormontabile se non hanno tutto alla distanza maggiore possibile di 10 metri da loro. E il fatto di scegliersi il dolore per me è un concetto che Manson spiega meravigliosamente soprattutto perchè incita a liberarsi di atteggiamenti passivi e a prendere in mano le redini della propria vita tramite il fare; l’unica versa soluzione che ci può far sperare di raggiungere ogni tipo di successo. Ovviamente un fare diretto dai valori, giusto per ricollegarci a quanto detto all’inizio.

Oltre a questo Manson sottolinea anche l’importanza di alcuni elementi che fanno la differenza e che riguardano nello specifico il nostro atteggiamento, come per esempio l’importanza di dire no e di liberarsi da una mentalità dogmatica fatta solo ed esclusivamente di certezze (c’è forse qualcosa di certo nella vita, a parte la morte?!). Questo perchè essere aperti alle varie possibilità, non da ultimo anche a quella di sbagliare, ci apre all’evoluzione. Al contrario, il fatto di segregarsi in ciò che consideriamo certezze granitiche e immutabili non ci lascia esplorare le varie opportunità di miglioramento e ci affossa sempre di più nell’ottusità di un conservatorismo mentale molto pericoloso per qualsivoglia crescita.

In sostanza, per Manson, se vuoi farcela in questo mondo devi essere disposto a metterti seriamente in gioco, cambiando se la situazione lo richiede, ma allo stesso tempo non piegarti e non piegare i tuoi valori a quelli di altri. Perchè crescita è sia fermezza che duttilità. Occorre saper riconoscere le situazioni, occorre fare esperienza, occorre accogliere il dolore e saperlo tollerare. Occorre in sostanza, imparare a vivere.

Non so se vi potrà essere un testo utile, ma io ve lo segnalo comunque, lo capirete solo leggendolo e mettendo in pratica ciò che via via vi comunica. Di certo è un libro che lascia il segno.

Alla prossima!