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Buon giorno a tutti,

come state? “Stare” bene è importante, perchè significa stare nel benessere. Al contrario, quando diciamo di “stare” male constatiamo uno stato per noi di malessere, ciò che percepiamo come male dell’essere… Ad ogni modo si tratta di una domanda che non andrebbe mai sottovalutata in quanto preziosa opportunità per percepire noi stessi e farci entrare in contatto col nostro mondo interiore. Anche solo per un attimo.

Ebbene, il motivo di questa introduzione? Perchè vi voglio presenti! Voglio che siate presenti qui, con me, ORA. E’ solo nell’adesso che possiamo esistere, agire e creare. Perchè esiste solo l’adesso come realtà viva… E se siete presenti avrete notato che con questo post di oggi inauguro una nuova categoria dal titolo “Atti di coraggio”, ovvero la parte pratica che secondo me mancava a questo blog, all’interno della quale inserirò via via esercizi pratici di lavoro su di sè; insomma, se nelle categorie precedenti si parla, si disquisisce e si allena la mente a pensare nuovi pensieri, in questa categoria ci sono proprio delle indicazioni pratiche su cosa, come, quando e perchè adottare determinati atteggiamenti in funzione della nostra evoluzione. Il fatto di condividerle mi spinge non solo a mettermi in discussione, in quanto le tecniche che propongo possono essere migliorate grazie al contributo che ciascuno può dare, ma anche perchè sono convinta che possano realmente costituire una soluzione pratica, una delle tante, da cui si può partire per agire allo scopo di iniziare a cambiare per davvero ognuno la propria realtà! Che aspettiamo allora? Siete pronti e abbastanza curiosi per intraprendere il viaggio di oggi?

Il titolo, come potete notare, è stato posto tra le virgolette perchè è nel titolo stesso l’esercizio che oggi vi propongo. E lo propongo proprio per rispondere senza mezzi termini a tutte le situazioni nelle quali ci troviamo di fronte a persone che ci vomitano addosso i loro problemi, che si lamentano per il gusto di farlo e per uno sfogarsi fine a se stesso (nel peggiore dei casi) oppure perchè non sanno più che pesci pigliare (in quello migliore). Come ben sapete non sono una grande fan del lamento, giusto per usare un eufemismo… In realtà volevo dirvi che proprio non lo sopporto, e spesso rifuggo (quando posso) alle persone lamentose, o fisicamente (nel senso che proprio scappo o sparisco) oppure mentalmente, quando riesco a distaccarmi abbastanza dalla situazione. Ed emotivamente? Ecco qui sta il punto! Il fatto è che il distacco fisico è quello più facile ed immediato con la pecca di non essere sempre possibile. Il distacco mentale è un esercizio che mi riesce talvolta, ma per il quale occorre un lungo addestramento mentale sui pensieri e sulla prontezza. Mentre per il distacco emotivo occorre, forse, una vita intera… A parte tutto, non dico questo per dissuadervi dallo sperimentare tecniche di distacco emotivo, anzi ve ne sto giusto proponendo una tra le tante. Il distacco emotivo è il più difficile perchè gioca sulla tempistica delle emozioni: in pratica l’emozione arriva a noi in maniera talmente veloce che non ce ne accorgiamo, tanto che reagiamo in maniera automatica; siamo già arrabbiati ancora prima di capire perchè. Esempio: se vedo una persona che si lamenta, tenderò a provare fastidio ogni volta che apre bocca, anzi ad un certo punto non diventa neppure più necessario che parli, in quanto la sola presenza mi potrà dar fastidio… Ma questo fastidio inquina me che lo provo e anche la persona verso cui esso è diretto, generando una spirale negativa che si propaga a macchia d’olio. Che fare dunque per inquinarci ed inquinare il meno possibile, secondo quindi un’ottica di rispetto per se stessi, gli altri nonchè un’ottica ecologica?

  1. RENDERMI CONTO che anche se sono arrabbiato o infastidito dallo stato del lamentoso, non per questo devo dargli carta bianca. E’ opportuno porre l’attenzione sul proprio disagio nel momento stesso in cui ci si accorge di stare male e per farlo occorre essere PRESENTI A SE STESSI. Ritornare al proprio interno, alla propria emozione che, per quanto innescata da un fattore esterno (il lamento dell’altro) era comunque presente al mio interno, perchè tutto parte dalla presenza, ed è ad essa che ritorna. Nel bene e nel male.
  2. Come secondo passo, se avete proceduto a fare il primo, noterete che state male. E vorrete uscire al più presto da tale situazione. Ebbene RESISTETE, cercate di conoscere la vostra FORZA e di resistere all’impulso automatico che probabilmente vi porta ad andarvene o a ignorare passivamente quella persona. In certi casi è anche vero che è inutile perdere tempo con lamentosi che non rivedremo più, e quindi non vale proprio la pena sprecare il tempo a farsi assorbire da lamenti insensati altrui, a meno che non siate masochisti. Questa fase è utile secondo me a conoscere più profondamente voi stessi e la vera risposta da dare a quella situazione. E’ la fase della ricerca della fatidica frase “non sono la tua discarica emotiva”, che vi posiziona a livello emotivo, appunto; pertanto, guardate negli occhi quella persona mentre si lamenta, penetratele gli occhi e andate al di là di ciò che il suo lamento copre e cercate di carpire la Verità, pur mantenendo l’attenzione verso voi stessi e la stabilità in ciò che siete. Cosa mai potrà farvi un lamento da parte di chi non sa agire diversamente? Lasciate sfogare quella persona, tanto si tratta di automatismi che scoppiano e che si esauriscono in se stessi, ma state bene attenti a come parla perchè la scelta anche automatica delle parole dice molto su chi le pronuncia! Quando avrà finito il suo sproloquio, sarà il momento della terza fase…
  3. SCHIERARSI EMOTIVAMENTE IN CIO’ CHE CREDETE EVOLUTIVO, mantenendo la forza della vostra posizione. Non occorre per forza che pronunciate la fatidica frase “non sono la tua discarica emotiva”, anche se personalmente sono dell’idea che svegliare le persone con uno shock del genere possa essere utile. Esistono comunque altre frasi alternative, come ad esempio, “secondo te, quale sarebbe una soluzione pratica da adottare in questo caso?”, “e io cosa posso fare di concreto per aiutarti, nel limite delle mie possibilità?”, “credi che si possa fare qualcosa per migliorare la tua situazione?”, etc. Frasi del genere riportano il discorso sulla CONCRETEZZA di una possibile soluzione, ma soprattutto sulla RESPONSABILITA’ che il lamentoso ha il dovere di assumersi per la situazione nella quale è incappato (volutamente o meno). E a questo punto, il vero, inimitabile lamentoso troverà tante, ma tante, ma tante e radicate scuse per non agire. Ma non spaventatevi… Almeno avrete disvelato la sua natura, e cioè il fatto che ama crogiolarsi nel lamento. Se invece trovate una persona che vuole migliorarsi forse avrete trovato un amico o un compagno di viaggio, e che quindi, sarà spinto a lavorare su di Sè proprio dal vostro intervento. Il fatto di non essere d’accordo con ciò che la vita ci propone è la misura del nostro libero arbitrio, anche e soprattutto nel trovare soluzioni alternative e creative a quelle oramai automatiche e obsolete che il mondo ci dà in pasto.
  4. Ultima fase, forse… Il momento del RISCONTRO, ovvero la RIFLESSIONE SUL SIGNIFICATO DELL’ESPERIENZA VISSUTA. Cosa ha rappresentato per voi questo nuovo modo di porvi con voi stessi e con quella persona? Che sensazioni avete avuto e soprattutto cosa ne avete ricavato? Siete riusciti a trovare un amico? Una persona da aiutare? Una persona dalla quale imparare? Un semplice scocciatore? E anche qualora ci paia che l’esperienza non abbia avuto nulla da insegnarci, cercate di capire perchè… Nulla avviene mai a caso, forse. E forse è il caso di stare ad ascoltare queste esperienze di vita che ci parlano della nostra vita interiore ed esteriore.

Non date mai per scontato il vostro intervento o la vostra reazione. Non rinunciate mai al vostro potere di cambiare le cose. Nel peggiore dei casi le persone resteranno uguali a se stesse. In quello migliore le avrete spinte ad aiutarsi da sole. E non è poco.

Nella speranza di avervi dato spunti per agire e per cambiare almeno un po’ le vostre reazioni, vi mando un saluto affettuoso…

Alla prossima!