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Passato, presente e futuro: la dimensione temporale per un essere umano tende quasi esclusivamente a venire concettualizzata in categorie. Queste categorie si dividono in: ciò che è stato (ovvero il passato), ciò che sta avvenendo (e quindi il presente), ed infine il futuro, nonché ciò che ha da venire o che ci si aspetta avverrà. In effetti, se ci chiediamo se PASSATO, PRESENTE E FUTURO esistono veramente lo facciamo in rapporto alla realtà! La realtà, infatti, è ciò che di più presente non può essere, perché la realtà è ciò che è, ciò che sta avvenendo; è un PROCESSO. Alla luce di questo passato e futuro sono illusioni, dunque? Puntini sospesi e disgiunti del presente? Oppure parte integrante del suo processo? E’ possibile parlare di trinità del tempo allo stesso modo della Trinità del Signore Gesù Cristo? E’ vero che del passato si ha certezza? E del futuro?

Mi vedo oggi qui ad approfondire questo tema perché da sempre mi ha affascinato, e tuttora è per me uno stimolo che mi porta ad interrogarmi COSA REALMENTE VIVIAMO, e quando! In effetti, a ben pensarci, il passato non esiste ORA: si tratta di un tempo già esistito che, talvolta in misura maggiore, altre volte in misura minore, ha avuto degli effetti su ciò che c’è, adesso! Forse il punto sta proprio in questo: negli effetti del passato che si hanno nel presente. La realtà è molto più complessa di quanto si pensi da un lato, proprio perché immaginalmente costruita nel passato. Ciò che c’è (e quindi il presente) alla luce di quanto detto si rivela essere quindi un RISULTATO di quello che anni, decenni, secoli prima si è preparato, ci si è aspettato o temuto, al quale si è agognato, che si ha desiderato, o al quale si ha aspirato assieme a tante altre variabili più o meno incisive e decisive. Di per sé il passato ha una propria dignità ed identità: il passato è esistito. Ma è reale? E se lo è, quanto lo è? Beh credo che non vi siano dubbi sul fatto che il passato sia esistito. Il problema, semmai, è nella sua certezza. Mi spiego: il passato tende spesso a venire ricordato e ripercorso, ma sempre in maniera diversa poiché gli si aggiunge o gli si toglie qualcosa. In poche parole, il passato viene riportato alla realtà con la mentalità non con la quale è stato vissuto, bensì con la mentalità attuale che lo ripercorre. Eppure, nel frattempo (ossia tra il momento in cui qualcosa avviene e l’istante del suo attuale ricordo) qualcosa è cambiato! Per questo motivo il passato che si riporta in auge al momento presente non è il passato originale, ma quello RICOSTRUITO. E che altro è una ricostruzione se non una modifica, un’invenzione, un creare qualcos’altro a partire dal passato?! E così il passato rischia spesso di subìre distorsioni, e quindi di essere un passato finto, un passato che, in realtà, non è mai esistito. Va detto che le distorsioni sono praticamente la norma perché spesso la mente ci mette lo zampino nei ricordi del passato. Facciamo l’esempio di una giovane ragazza che, in un giorno di ferie si sente particolarmente euforica e si trova a passare davanti ad una vetrina. La sua percezione delle cose sarà amplificata dal suo stato emotivo, e troverà delle cose che le piacciono super-fantastiche. Poiché il negozio è chiuso, si ripromette di comprare quell’oggetto che tanto le piace il giorno seguente. L’indomani, a seguito di un’impegnativa e frustrante giornata di lavoro quasi non si ricorda più del suo futuro acquisto perché emotivamente “presa”/”attratta”/soggiogata da un nuovo stato. Decide allora di andare al negozio per tirarsi su di morale con l’acquisto, ma non appena entra nel negozio quasi non riconosce più l’oggetto che così tanto aveva bramato. Delusa, non capisce perché il giorno prima lo aveva trovato così immensamente bello, mentre il giorno seguente non riesce a distinguerlo da altri oggetti. Che sia colpa dell’emozione? Forse il giorno prima aveva bevuto pesantemente, o preso un colpo in testa?! Questo per dire che, molto di frequente, il passato è condizionato da emozioni che costituiscono il contesto imprescindibile per ripercorrerlo. Che sia proprio dovuta a ciò l’irripetibilità del passato?!

Ogni momento, in effetti, è unico ed irripetibile in quanto varia sempre qualcosa. Ecco perché il passato è passato, ed è giusto considerarlo tale! Il passato, del resto, ha tante qualità: insegna, fornisce esperienze belle, utili ed altre che lo sono meno… ma non potrà mai ritornare allo stesso modo di quello in cui è nato! Potrà tornare con più forza, se la carica emotiva con la quale lo ripercorro è forte, oppure con minore forza, ma MAI con la stessa forza! Stando così le cose, capite che la certezza del passato va messa in discussione… Il passato può essere complemento del presente? Forse. Diciamo che, a quanto ne so, il passato può farci capire il presente, che è uno dei suoi possibili risultati. Ma il passato è una parte di questa trinità che si riunisce proprio nella forma del PRESENTE, unica espressione della realtà!

Nel presente collassa il passato, ma anche il futuro, perché il presente li comprende entrambi: il presente è il risultato del passato e l’intenzione del futuro! Quest’ultimo è un tempo ancora da venire, che suona magari irreale, eppure, se calato nella realtà, ovvero il PRESENTE, ne costituisce il GERME. Ecco perché si sente dire che nel presente tutto è possibile! Il presente plasma ogni futuro, così come ogni passato, in quanto ogni ricordo può venire forgiato nell’adesso, così come ogni aspettativa o desiderio. Detto ciò, il passato non si cambia, per questo è inutile cercare di riviverlo, anche perché non lo si rivivrebbe nella sua originalità…

Il futuro, invece, è tutto da scrivere, ed è possibile farlo proprio nel presente, compendio di questa trinità dimensionale. Eppure, quanti di noi, consciamente o inconsciamente si perdono il presente nell’illusione di rivivere il passato?! Nel presente ripercorrono, ad esempio, le stesse situazioni del passato in modo leggermente diverso, ma con le stesse dinamiche (evidentemente non ancora elaborate). A tal proposito volevo introdurre il concetto della ZONA DI COMFORT, ovvero quell’idea secondo cui una realtà già sperimentata crea maggior confidenza e comfort della novità, e proprio perciò tende a venire ripetuta. In sostanza il motivo della predilezione di questa zona di comfort risiede nel fatto che la novità spaventa e spesso può mettere in crisi le poche certezze che si sono conquistate, i pochi risultati ottenuti, etc. Forse perché ci si ricollega alla dinamica del minimo sforzo col massimo risultato; tuttavia, a ben vedere, perpetuando sempre le stesse dinamiche si fanno sempre gli stessi errori e, se magari proteggere la zona di comfort è funzionale alla sopravvivenza, ciò mina la creatività, la nascita di nuove soluzioni, l’evoluzione. Del resto, quest’ultima cos’altro può essere se non l’introdurre la novità di soluzioni elaborate nel presente, di modo da esser consapevoli di distanziarsi dal passato con quella scelta e creare/si un nuovo futuro? Compresa la variabile del rischio e dell’errore che molti, pur di non perdere il poco che hanno guadagnato, escludono a priori.

Dunque passato, presente e futuro sono una TRINITA’: la trinità che contrassegna una delle coordinate di vita degli esseri umani, assieme allo spazio. Del resto, se siamo calati nella materia, sottoposti alle leggi di spazio e tempo ci sarà un perché … Ed io credo sia nostro dovere chiedercelo! E già che ci siamo perché non farlo ORA, godendoci questo momento, con tutti i doni che ha in serbo?! La vita è adesso, la realtà è il presente: il fatidico istante in cui collassano passato e futuro. Perché non viverlo appieno?

Alla prossima!