Buona sera e ben ritrovati!

Rieccomi a recensirvi il terzo libro in sequenza che ha come protagonista il gatto Alfie e i suoi compagni di disavventure. Stavolta il titolo, a differenza dei precedenti, non è propriamente riferito ad Alfie, ma ad un suo “figlio adottivo”, un gattino di nome George che fa la sua comparsa per rendere la vita di Alfie un po’ più degna di essere vissuta… Per il momento non vi rivelo ancora nulla se non che tra i temi toccati in questo romanzo, oltre all’onnipresente UNIONE e COMUNIONE che fa la forza, rientrano anche LA SEPARAZIONE FORZATA e l’ADOZIONE. Temi che sono attuali e che, pur apparendo in certi frangenti un po’ forzati se applicati al mondo felino, riescono comunque a rendere l’idea che l’autrice vuole trasmettere.

A proposito, poichè il presente romanzo è il seguito dei due precedenti, se non li avete ancora letti dovreste iniziare da quelli per poi terminare la lettura di questa recensione in quanto essa è la naturale continuazione delle precedenti (ve li lascio qui di seguito: IL GATTO CHE AGGIUSTAVA I CUORI – libro di Rachel Wells e IL GATTO CHE INSEGNAVA A ESSERE FELICI – libro di Rachel Wells ). Se invece avete già letto tutti i libri andate pure avanti senza problemi.

Fatte queste premesse, torniamo al romanzo in questione. Esso inizia in un momento di vacanza per Alfie con i suoi compagni umani, ma soprattutto in compagnia della sua fidanzata Palla di Neve, dalla quale non riesce proprio a staccarsi giacché la considera l’amore della vita. A fine vacanza viene comunicato loro che dovranno separarsi a causa del trasferimento dei padroni di Palla di Neve e ha inizio la depressione di Alfie. Il distacco viene proprio descritto come una separazione strappalacrime; immaginatevi due innamorati che, per ragioni indipendenti dalla loro volontà e più grandi di loro non possono più vedersi… Da questo punto in poi inizia per Alfie una nuova vita, fatta di dolore, depressione, apatia e tanta, tanta tristezza! Fino a che non arriva un gattino adottivo… La dolcezza del cuore: George! Inconsciamente questi scambia Alfie per il papà mentre considera Tigre (la storica amica di Alfie) la sua mamma.. E chissà, forse il piccoletto ci vede bene, nonostante l’età…

A parte i sentimenti felini, a rimpolpare le pagine del libro vi sono una marea di sentimenti umani: Tasha che subisce il tradimento e abbandono del marito che lascia lei e il figlio da soli per andare a vivere con un’altra donna, c’è poi il dolore di Polly e Matt che litigano in quanto lui si ritrova a fare il casalingo, mentre Polly deve provvedere al sostentamento economico della famiglia lavorando a tempo pieno. La famiglia polacca invece sta per dividersi a causa del troppo lavoro del capofamiglia che ha molte remore nel delegare. E poi ci sono ovviamente Claire e Jonathan che pur avendo una bella famiglia non stanno bene a causa dell’irrefrenabile desiderio di Claire di volere un figlio a tutti i costi, anche adottandolo, la qual cosa a Jonathan proprio non va a genio.

Bene, la trama è piuttosto ben congeniata nel suo piccolo: immaginatevi i guai di ciascuno, i pettegolezzi, gli imprevisti e le amicizie condite dalla presenza di due gatti come Alfie e George! E poi c’è il fattore mistero, che sinceramente io avevo già risolto a metà romanzo (per la mia bravura o perchè era prevedibile? Ditemi voi…),  cioè la scomparsa di tantissimi gatti nella via, non da ultimo quella del piccolo George, per il quale tutti si danno pena, giustamente! Riuscirà Alfie a mettere a punto il suo piano? Oppure stavolta c’è qualcosa di più grande di lui in gioco?

Non vi svelerò il finale, nel caso qualcuno volesse godersi questo romanzo d’intrattenimento, molto leggero e immancabile per gli appassionati di gatti, humour e letture poco impegnative ma non scontate… Tuttavia, a differenza dei precedenti che forse mi hanno preso maggiormente, questo romanzo è riuscito a catturarmi solo dalla seconda metà in poi (parte che ho letto nel giro di qualche ora). Le riflessioni di Alfie sembrano diventate un po’ troppo umane e forse l’autrice ha voluto rendere di proposito il felino più umano di quanto non fosse all’inizio, perlomeno così mi è parso… Il tema dell’adozione mi sembra trattato un po’ in maniera sdolcinata e la figura di Claire risulta un po’ troppo volubile e appiattita (vuole un figlio a tutti i costi e sembra che debba per forza andare come vuole lei tanto che alla fine il marito si piega al suo volere mentale ed emotivo, così come anche altri personaggi sembrano plasmati dal suo volere)… Insomma gli avvenimenti anche spiacevoli, per le famiglie sembrano essere rese troppo facili e manca quell’alone di suspence che permea anche di fondo il romanzo (non solo nella parte ad esso dedicatavi), che avrei apprezzato e che avrebbe reso più realistico e meno sdolcinato il libro… In effetti sembra più un racconto del Mulino Bianco che un’avventura matura come pretenderebbe di porsi, il che mi lascia perplessa. Ad ogni modo, il modo di ragionare di Alfie, e cioè di mettersi in pericolo per fare in modo che gli umani, presi da qualcosa di più grande, trovino poi un modo per risolvere i propri problemi, non fa una piega. Bravo Alfie, la storia è tua, del resto… E magari vedi di non umanizzarti ancora di più, per il tuo bene!

Buona lettura!