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Oggi voglio deliziarvi con una recensione/resoconto di un libro che si fa leggere tutto d’un fiato ed ha come protagonista il regno animale (nello specifico quello felino) che entra in contatto col mondo umano: Il gatto che aggiustava i cuori della scrittrice Rachel Wells.

A parte la scelta del titolo italiano soggetto a pura interpretazione e che secondo me è azzeccatissimo (a dir la verità il titolo originario, The Doorstep Cat, il gatto dell’uscio/il gatto domestico, non dava pienamente ragione della storia per un pubblico italiano) è un libro molto piacevole, che vi terrà sì compagnia, ma che terminerete abbastanza alla svelta perché piuttosto avvincente. In linea di massima non è particolarmente impegnativo bensì costituisce una lettura alquanto rilassata anche se tutt’altro che banale; in certi frangenti va comunque riconosciuto che la si può trovare ai limiti del realistico, seppur comunque sempre gradita. E adesso tenetevi forte perché vi dirò per quale motivo, secondo me, non può mancare nella libreria di un bibliofilo che, oltre alla passione per la lettura, abbia anche un interesse spassionato per gli animali!

Alfie è il gatto protagonista del romanzo: un gatto da appartamento che vive con la sua adorata Margaret, una donna anziana la quale un giorno non si risveglia più dal sonno in cui era caduta. Da questo momento Alfie dovrà trovarsi un nuovo padrone: infatti la figlia di Margaret minaccia di portarlo al gattile, un postaccio per tipi come Alfie. Ed ecco quindi che si tocca il tema dell’ABBANDONO DEL NIDO, della MORTE, dell’INCERTEZZA DEL DOMANI, del CAMBIAMENTO REPENTINO; tutti temi che in un certo senso portano ad una interessante identificazione nel lettore. Sta di fatto che Alfie da quel momento è costretto a diventare indipendente e ad ampliare i propri orizzonti: è costretto a fare un balzo nel vuoto, ad andare incontro ad una libertà che fa paura perché totale. Diventa un gatto fuggitivo, un gatto di strada. Ed è proprio all’aperto che entra in contatto con i più disparati pericoli: da quelli costituiti dalle auto a quelli rappresentati dai suoi simili, senza tralasciare le difficoltà che la precarietà della vita di strada comporta (ricerca di cibo, di un riparo, di sicurezza, etc.).

Ciò che però emerge da tutto questo, e che si dipana a circa metà romanzo è che Alfie è un gatto con una missione. Dopo le tante disavventure che hanno forgiato Alfie, questa simpatica palla di pelo si convince sempre più di volere essere un gatto domestico. Con le dovute cautele… Giunto ad Edgar Road, la zona delle villette famigliari di Londra, incontra Tigre, una gatta che la sa lunga e che gli dà il benvenuto nella sua nuova vita. Grazie a Tigre, Alfie capisce che avere un solo padrone è un rischio: occorrono più padroni che si occupino di un gatto, onde evitare di ritrovarsi in  una situazione simile alla precedente. Più padroni significano più possibilità, ma anche più storie da conoscere, più avventure da vivere, più persone da aiutare… E così decide che d’ora in poi sarà il “gatto dei portoni” ovvero un gatto di tutti e di nessuno, che ha più padroni, ma dei quali, al contempo, nessuno ha l’esclusiva: con un amore così ripartito (o meglio, diffuso), il rischio di rimanere di nuovo solo al mondo è praticamente azzerato! Così come anche l’attaccamento, dal quale Alfie sa di doversi difendere. Così conosce Claire, la sua prima nuova padrona, una giovane ragazza da poco separata dal marito e che si è trasferita da sola in una delle case di Edgar Road. Ma c’è anche Jonathan, un single che zampetta da una donna all’altra senza sosta e non incline a metter radici. E poi altre due famiglie con bambini e altrettanti problemi: Polly e la sua depressione post partum, e Franceska con la sua famiglia e i relativi problemi di inserimento sociale (sono infatti una famiglia di immigrati). Alfie conosce passo passo tutte queste famiglie ed entra gradualmente nelle loro storie, talvolta scrivendo la trama stessa delle loro vite, facendo incontrare le persone tra loro, creando legami reali tra le stesse, oppure aiutandole a slegarsi da quelli nocivi (anche a proprio discapito). Proprio in questo suo fare egli si rende conto che la sua missione prende forma: egli si sente in dovere di aiutare gli altri a sentirsi meno soli, a riscoprire che c’è qualcos’altro che vale la pena di esser vissuto, ad ampliare i propri confini, ad espandersi come esseri umani. Con tutti i rischi che ciò comporta.

Personalmente lo trovo un libro che ti fa riflettere su quanto la precarietà non sia esclusiva prerogativa degli animali, ma anche (e soprattutto!) degli esseri umani, sebbene questi non lo diano a vedere anzi lo mascherino come meglio riescono, ad esempio trovandosi un lavoro stabile e ben pagato, una bella posizione in società, riconoscimento sociale ed economico. In tal senso l’esempio più eclatante è costituito dall’ultima fiamma di Jonathan, Philippa, che Alfie non sopporta e che non sopporta Alfie, ma che intende usare Jonathan per sistemarsi economicamente. E’ un libro che invita ad essere più coraggiosi ed avventurosi, che incita a lasciare da parte alla paura e ad affidarsi alla vita. In esso la fanno da padrone la genuinità e la semplicità dei rapporti. Non da ultimo anche sulla necessità di aprirsi all’altro, di provare a accettare le cose per come sono, così come di tentare nuove soluzioni. Ad ogni modo è un libro nel quale è onnipresente l’idea del fare, del tentare. Del resto, a seguito di ogni buona intenzione tradotta in azione il frutto è quasi sempre buono, con un pizzico di fiducia! O magari fortuna…

Certo, forse risulta un po’ dura fingere di credere che un gatto possa accingersi a raccontare una storia dal proprio punto di vista (il tentativo dell’autrice è molto apprezzato, ma talvolta non sembra essere sufficiente), eppure, non appena si lascia entrare un po’ di magia nella propria vita, si scopre che tutto è possibile: persino affrontare a viso aperto il tuo peggior nemico allo scopo di salvare chi ti sta a cuore ed uscirne vincente… Forse in certi frangenti potrà sembrare un testo sdolcinato, ma credetemi, i momenti più dolci sono conditi da altri altrettanto forti. In sostanza lo trovo un giusto mix di realtà e fantasia, di dolce e salato, di ordine ed equilibrio assieme alla follia. Perché aggiustare i cuori non è semplice, ma occorre farlo per attingere alla felicità. Aggiustare cuori richiede impegno, buona volontà, coraggio, pazienza, rischio… E soprattutto tanto amore! Tutte qualità in possesso del gatto protagonista che non si risparmia fino alla fine. Come, credo, nella vita nessuno di noi si dovrebbe risparmiare…

E voi, siete pronti per calarvi in questa avventura?! Buona lettura!