Tag

, , , , , , , ,

Buongiorno,

se nell’Amleto si Shakespeare la domanda portante che il protagonista si poneva era “essere o non essere”, nella nostra epoca, complice il cambio di paradigma, il quesito si è spostato dall’essere all’avere. In realtà la differenza tra chi ha di più e chi ha di meno a livello materiale c’è sempre stata e non possiamo pensare ad un mondo diverso perché tutti, in un modo o nell’altro, siamo più ricchi o più poveri in qualcosa. E pertanto il discorso di oggi non verte sulla questione dell’uguaglianza, della democrazia della morte (oltretutto ben espresse nella questione di “essere o non essere?”), bensì su quella relativa al cambio di paradigma che appunto oggi pende a favore della materia. Cosa si cela dietro la scelta tra essere o avere? Perché è questo, il problema…concept-of-corruption-skull

Ebbene partiamo dal fatto che l’essere, il fatto di ESSERE, è legato alla più intima natura che contrassegna ciascuno di noi, che possediamo per diritto di nascita, che ci costituisce anche fisicamente come la stessa fisiologia, proprio come una seconda pelle! Essere fa parte di noi… Essere è identità… Essere è qualità, dono, portento della propria unicità… Essere, essenza: è la sostanza che non possiamo cambiare. Chiamiamola pure indole, inclinazione, tendenza. E’ quella via che il destino ci ha segnato dentro e che esso ci spinge a percorrere giorno dopo giorno, nell’attesa che si adempia la nostra storia personale. L’essere di per sé è una gran cosa. Se non fosse che un giorno nella storia dell’umanità fa capolino un ambiguo co-protagonista.

Il suo nome è Avere, ed è tutta un’altra questione rispetto al protagonista Essere. Avere è l’aggiunta, la creazione dell’uomo che, volendosi porre allo stesso livello di Dio, si mette a creare. Lungi dall’Arte, l’uomo crea la Materia Inanimata: perché quando Dio creò il mondo, creò Materia Animata grazie al soffio vitale che impregna di Vita le cose. L’uomo però non è Dio e per questo non è in grado di spingersi oltre, di imprimere quel soffio di vita a ciò che ha creato. E, non potendo andare oltre, si limita a questo avere, portandolo ad una necessità quantitativa, mentre dovrebbe operarvi una scelta qualitativa. Ma vediamo più nel dettaglio le caratteristiche di Avere… Avere è possedere ciò che fino ad un momento prima era di qualcun altro. Avere è acquisire, prendere ciò che non è nostro per farlo diventare (quasi) nostro. Avere è spostare un oggetto nello spazio e nel tempo, se volete, affibbiandogli una proprietà: oggi è mio, dice il negoziante che non appena riceve dei soldi non esita a scambiare l’oggetto ponendolo nelle mani di chi gli sgancia la grana!

Avere ed essere… Sono anche due modus vivendi: c’è chi da minimalista basa la propria vita sull’avere lo stretto necessario per vivere in funzione dell’essere. Chi, al contrario, non è mai sazio di ciò che ha e si perde nel gioco della corsa all’avere sempre di più, dimenticando ciò che già ha e di cui può fare a meno in quanto non gli serve. Ma avere ed essere sono anche concetti applicabili in campo psicologico ad atteggiamenti quali gelosia ed invidia. Una persona gelosa lo è di qualcuno perché non è come lui/lei di cui è geloso. Ma la stessa persona può essere invidiosa nel momento in cui non riesce ad avere ciò che ammira in chi incarna tutte le qualità che vorrebbe avere egli/ella stesso/a! Resta da capire se questi atteggiamenti hanno senso in termini di evoluzione…

Essere o avere? Questo è il problema. Essere ci suggerisce la presenza di capacità, di reale sostanza che seppur invisibile è consistente. Avere ci parla di qualcosa che fisicamente c’è, si può notare, ma che è destinato a scivolare dalle mani di chi ne ha preso possesso con troppa facilità. Perché se entrare in possesso di qualcosa conquistandola ci parla di impegno, sforzo, sacrificio e sviluppo di capacità (ad esempio prendete una persona che dopo anni di studio intenso riesce ad ottenere una laurea; quelle conoscenze nessuno gliele toglierà più), avere in senso lato perché si è scambiato un bene con del denaro ci parla invece di un mero scambio per nulla funzionale ad acquisire capacità se non quella di spostare oggetti nello spazio e nel tempo! Avere una laurea non sempre ci parla di sforzo, impegno e conquista di una meta. Avere una laurea significa per alcuni avere in mano un pezzo di carta (e allora non ci si pone oltre la questione materiale della faccenda), mentre per altri significa aver acquisito competenze e un modo di approcciarsi alla vita, di sviluppare abilità e competenze, un modo per estrarre il proprio essere da quanto avuto (in questo caso l’istruzione) che porta la persona ad essere di fatto qualcosa in più rispetto a prima. Già perché in effetti Essere può diventare amico di Avere se entrambi sono incanalati nella stessa direzione e nel sano rapporto che avvicina l’uno all’altro facendoli diventare indispensabili l’uno all’altro. E così si pongono in equilibrio fra loro considerandosi complementari.

Del resto c’è davvero bisogno di scegliere tra Essere e Avere quando entrambi fanno parte di noi stessi? Il punto è in che modo ci caratterizzano, se in senso evolutivo o meno. Nel dubbio è meglio essere qualcosa dato che alla morte perderemo tutto, ma non va dimenticato che ciò che siamo non possiamo che conservarlo dentro ogni fibra del nostro essere e quindi diventando ciò che abbiamo acquisito! Ecco l’importanza di saper scegliere cosa diventare. Perché quello che oggi siamo lo abbiamo ACQUISITO attraverso le esperienze, la vita, che ci hanno fatto avere qualcosa. Pertanto è molto azzardato porsi nella scelta tra essere e avere: perché non c’è scelta possibile! Noi siamo ciò che abbiamo deciso di essere e soprattutto a seguito di ciò che abbiamo deciso di acquisire.

E allora l’epilogo tra l’Essere e l’Avere realizza la propria unione in un seguito, nel figlio di questa coppia: il Diventare! E tu cosa o chi vuoi diventare?

Alla prossima.